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Piancastagnaio: bilancio della centrale dell’Unione dei Comuni

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La caldaia a legna risparmia 142 mila litri di gasolio

Fonte: La Nazione, Cronaca di Siena

Autore: Massimo Cherubini

TANTI VANTAGGI, notevoli risparmi. Dopo cinque anni di gestione della caldaia alimentata a cippato, biomassa legnosa, l’Unione dei Comuni dell’Amiata Val d’Orcia tira le prime somme. Risultati positivi sia in termini di risparmio economico, sia in termini di rispetto dell’ambiente.
I dati che emergono al quinto anno di esercizio dell’impianto che riscalda la sede dell’Unione dei Comuni a Piancastagnaio (un grande edificio) sono molto positivi. Intanto, salvo che in rare occasioni, l’impianto non ha dato nessun problema con costi di gestione, e manutenzione, inferiori a quelli di un impianto a gasolio. Sono bastati cinque anni per ammortizzare l’investimento, anzi ottenere un attivo (1.289 euro).
L’impianto, costato 85mila euro, ha una durata di venti anni. Alla fine del ciclo il risparmio complessivo dovrebbe ammontare oltre i 160mila euro. Si pensi che in questo lasso di tempo bruciando gli scarti della legna si risparmiano 142mila litri di gasolio con oltre 370mila chilogrammi di mancate emissioni di anidride carbonica. «Il carattere di rinnovabilità, proprio della biomassa vegetale, è dovuto -spiegano i tecnici dell’Unione dei Comuni- allo sfasamento temporale (breve, in questo caso) tra la sua fissazione vegetale sotto forma di carbonio e il suo rilascio in atmosfera. Pertanto la combustione del legno può essere considerata ‘CO2 neutra’, poichè l’anidride carbonica, rilasciata in fase di combustione, è pari a quella fissata dalla pianta durante la crescita, mediante il processo di fotosintesi, e pertanto il ciclo del carbonio si chiude senza emissioni aggiuntive di gas serra in atmosfera.
A ciò si deve aggiungere che il materiale utilizzato per la cippatura doveva essere comunque smaltito trattandosi di ramaglie e ripuliture di piccoli interventi boschivi e pertanto l’utilizzazione del cippato per l’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia è realmente a costo zero sia in termini ambientali che in termini economici».