Dopo essere diventato uno dei punti di riferimento su scala planetario nella produzione e vendita di carbone e gas naturale (ne ha parlato anche il Giornaliero dello scorso 26 giugno – Australia sempre più protagonista nell’export delle fonti fossili) ora si candida a diventare il primo Continente al cento per cento green energy.
A dire il vero non si tratta di una candidatura del tutto spontanea e per così dire condivisa, piuttosto di un appello dei Verdi locali che hanno di recente dichiarato a Melbourne, per voce del loro leader Christine Milne: “Nel nostro Paese l’obiettivo è fattibile e facilmente ottenibile. Il target delle rinnovabili, attualmente pari a circa il 20 per cento della generazione di elettricità, potrebbe superare il 90 per cento già nel medio periodo e con un investimento extra di circa 20 miliardi di dollari australiani potrebbe raggiungere il 100 per cento”. La stessa Milne ha anche citato un rapporto dell’aprile scorso dell’Operatore del mercato dell’energia, dove sarebbe scritto nero su bianco che “arrivare al 100 per cento di rinnovabili nella produzione di elettricità entro il 2030 è effettivamente possibile”.
Tutti contenti e tutti d’accordo? Ma niente affatto. Da più parti – forse guardando anche a recenti esperienze in Europa – si è fatto notare che potrebbe essere più sostenibile (anche da un punto di vista economico) dare priorità allo sviluppo dell’efficienza energetica anziché caricare a testa bassa sul fronte delle sole rinnovabili. Ancora più drastico il commento dei produttori di elettricità australiani, secondo i quali “ogni aumento dello share delle rinnovabili superiore al 20 per cento farà salire i prezzi dell’energia”.
Come a dire, stiamo già bene così come siamo… o la pagheremo cara. Da fuori scala a zero!
Come a dire, stiamo già bene così come siamo… o la pagheremo cara. Da fuori scala a zero!
