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Napoli rompe gli indugi e sceglie la geotermia

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La città che sorge tra il Vesuvio e i Campi Flegrei farà partire entro l’anno il progetto di una centrale geotermica nella zona flegrea per il riscaldamento domestico e per la produzione di elettricità

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La decisione da parte dell’Amministrazione partenopea di attivare un percorso di utilizzo della risorsa geotermica presente nel sottosuolo dei Campi Flegrei è stata annunciata nel corso di un recente convegno sul tema ”Ambiente, pace, geotermia, sviluppo e lavoro”, che si è tenuto a Napoli lo scorso 21 gennaio.

Il convegno, organizzato dalla Vicepresidenza del Consiglio Comunale, La Commissione Ambiente e l’Assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, si è svolto nell’ambito del programma “Europe Horizon 2020 Framework Programme for Research and Innovation”, il nuovo programma integrato dell’Unione Europea destinato alle attività di ricerca e innovazione per affrontare le grandi sfide del futuro.

L’utilizzo di risorse rinnovabili in alternativa a quelle fossili e il raggiungimento degli obiettivi europei del 20% di sostituzione al 2020, assieme alla riduzione del 20% delle emissioni di CO2 e dell’aumento del 20% dell’efficienza energetica, sono senza dubbio tra queste.

Napoli è uno dei Comuni italiani che hanno aderito al Patto dei Sindaci ed ha approvato nell’agosto scorso il PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile).

Puntiamo su un impianto pilota trigenerativo, integrato da altre fonti che in questo caso saranno il solare termodinamico e una biomassa liquida come il riciclo di oli vegetali o le coltivazione di alghe. Elementi tutti naturali”, ha spiegato Antonio Luongo, consigliere comunale con delega all’energia illustrando la scelta dell’amministrazione comunale di puntare sull’utilizzo della geotermia.

«La geotermia –ha detto Luongo- è una delle energie sostenibili di cui siamo ricchi: secondo gli esperti il potenziale geotermico presente nel sottosuolo flegreo è pari all’energia prodotta da quattro grandi centrali nucleari».

«Seguendo il PAES -ha proseguito Luongo- il Comune si sta attivando seriamente su queste tematiche, secondo le direttive europee e seguendo l’Horizon 2020 per quanto riguarda l’implementazione delle energie sostenibili. Inizialmente puntiamo sul teleriscaldamento, poi sulla produzione di energia elettrica».

Il Consigliere comunale con la delega all’energia si è detto «convinto che con una geotermia non invasiva, ma di superficie e con impianti di nuova generazione a reiniezione potremmo aprire un nuovo futuro per la città di Napoli» con la certezza di avere «anche l’appoggio delle associazioni ambientaliste». Associazioni peraltro presenti al convegno con Mariagrazia Midulla per il WWF e Katiuscia Eroe per Legambiente.

Sul progetto annunciato dall’amministrazione di avviare un programma di sviluppo dell’uso della geotermia, è intervenuto anche il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini, in particolare ponendo l’accento sul timore, -che in passato ha frenato quest’attività nell’area flegrea- che la geotermia possa stimolare il vulcanismo e la sismicità.

«La geotermia -ha detto Martini- ha avuto un forte sviluppo negli ultimi anni, dai grossi impianti si è passati allo sviluppo di sistemi con produzioni intermedie se non addirittura domestiche e si è addirittura sviluppata in zone dove non ci sono vulcani, semplicemente sfruttando il gradiente della terra». Riguardo ai rischi, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano ha spiegato che «bisogna sempre rapportarli agli impieghi: noi studiamo il sistema geotermico dal punto di vista vulcanologico ma anche per l’eventuale utilizzo di questa energia. Ovviamente, come per tutte le cose umane, l’uso che se ne fa ne determina anche le condizioni di sicurezza o meno».