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Il futuro della geotermia italiana visto dal ministero dell’Ambiente

Si è tenuto a Roma l’incontro col ministro Pichetto promosso dall’Unione Geotermica Italiana, in rappresentanza del Tavolo Tecnico Geotermia e in collaborazione con la Piattaforma Nazionale Geotermia

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Si è tenuto a Roma l’incontro col ministro Pichetto promosso dall’Unione Geotermica Italiana, in rappresentanza del Tavolo Tecnico Geotermia e in collaborazione con la Piattaforma Nazionale Geotermia


Il 24 gennaio si è tenuto a Roma l’incontro promosso dall’Unione Geotermica Italiana (UGI, da poco formalmente riconosciuta come Ente del Terzo Settore – ETS), in rappresentanza del Tavolo Tecnico Geotermia e in collaborazione con la Piattaforma Nazionale Geotermia; sei i rappresentanti presenti al dicastero, per un confronto di analisi e di proposte col ministro e il suo staff.

Sono state illustrate le potenzialità, gli obiettivi al 2030 e le misure necessarie a far decollare il settore della geotermia – una fonte rinnovabile che per prima al mondo l’Italia ha saputo piegare a fini industriali, oltre due secoli fa – per il raggiungimento degli obiettivi di un’economia neutrale dal punto di vista climatico, mettendo a frutto le molteplici applicazioni che il calore naturalmente presente nel sottosuolo del Paese è in grado di garantire: dal geoscambio con pompe di calore per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, alle infrastrutture di teleriscaldamento e teleraffrescamento di quartieri urbani, industriali e agricoli, alla produzione di energia elettrica e calore da sistemi profondi ad alta temperatura.

«Il ministro ci ha ascoltato con estremo interesse e attenzione, dopo aver valutato la documentazione che gli avevamo precedentemente inviato – spiega il presidente dell’UGI, Bruno Della Vedova, intervenendo su greenreport.it – È stato un interlocutore aperto al confronto e acuto nella discussione. La collaborazione è avviata e auspichiamo altri incontri insieme. La sfida della decarbonizzazione e la contingenza della crisi energetica impongono un cambio di passo sulla sicurezza e transizione energetica e la geotermia avrebbe molto da dire su questo, ma mentre il resto del mondo corre noi siamo ancora fermi. L’UE chiede agli Stati membri di aggiornare i National Renewable Energy Action Plan (NREAP) con prospettiva al 2030, entro il 30 giugno, ed è importante che l’Italia elabori il nuovo Piano dando il giusto peso alla geotermia, visti gli importanti vantaggi che questa fonte rinnovabile in termini di sostenibilità ambientale, continuità e flessibilità produttiva, per la generazione elettrica, ma anche e soprattutto per gli usi termici».

Dopo un’attesa lunga ormai oltre tre anni, il ministro Pichetto ha inserito la pubblicazione del FER2 – il decreto che dovrebbe attivare nuovi incentivi per la produzione geotermoelettrica – nelle proprie linee programmatiche, e si avvicina il momento del via libera definitivo

«Il ministro – argomenta Della Vedova – ci ha confermato che il decreto è arrivato all’esame dell’UE per le verifiche di compatibilità. È dunque in dirittura d’arrivo, credo entro marzo. La prima bozza prevedeva l’incentivazione fino a 40 MW di impianti a re-immissione totale, noi abbiamo proposto di arrivare a 100 MW ma il risultato finale dovrebbe cadere a 60 MW, che è comunque un incremento del 50% rispetto al dato di partenza. A questo si aggiunge un contingente di altri 100 MW incentivabili per la geotermia tradizionale con innovazione. Il FER2 dovrebbe prevedere incentivi da 100€/MWh per gli impianti tradizionali con innovazione e 200€/MWh per quelli a re-immissione totale. Non è però ancora chiaro se verranno mantenuti i criteri di premialità previsti per il contingente 2016, ovvero 30€/MWh aggiuntivi per i primi 10 MW installati in un’area “vergine” e altri 30€/MWh se l’impianto a re-immissione totale prevede una produzione combinata di elettricità e calore, recuperando cioè i cascami per usi termici».

Altro tema focale per una ripresa nello sviluppo della geotermia, quello delle concessioni minerarie in scadenza al 2024 in Toscana, l’unica regione dove sono oggi attive centrali geotermoelettriche – gestite da Enel Green Power –, dalle quali arriva già oggi il 70% della produzione toscana di elettricità da fonti rinnovabili.

«Durante il nostro incontro il tema delle concessioni in scadenza è stato richiamato direttamente dal ministro – sottolinea Della Vedova – Pichetto Fratin è consapevole della necessità di porre mano alla questione ed ha assicurato che presto ci saranno indicazioni al riguardo: l’orientamento nel merito è dibattuto, anche se di fatto in molti Paesi europei il vincolo della gara non c’è. Certo non si può pensare di bloccare il settore, predisponendo una gara europea nell’immediato. Prima occorre individuare un obiettivo comune, valutando in modo realistico cosa fare e in che tempi: se l’obiettivo è quello di rafforzare la geotermia, occorrono strumenti normativi che non ne blocchino lo sviluppo. Anche perché questa fonte rinnovabile non è un patrimonio esclusivo della Toscana. Al ministro abbiamo presentato un quadro con 400 MW installabili a livello nazionale entro un decennio, di cui oltre 200 MW da parte di Enel Green Power e quasi altrettanti da parte delle imprese riunite in Rete geotermica e da altri operatori».