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Salcheto: cantina Off Grid

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La prima cantina che non si avvale della rete di distribuzione elettrica perché in grado di supplire al suo fabbisogno interamente con energie rinnovabili, tra cui la geotermia

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

 

“Territorio, Sangiovese, Passione, Trasparenza, Qualità, Sostenibilità”, sono le parole che sul sito di Salcheto indicano la vision dell’azienda agricola di Montepulciano in provincia di Siena, dove l’obiettivo è di arrivare ad essere provincia “carbon free al 2015”.

L’azienda Salcheto si colloca, quindi, a tutti gli effetti nel percorso avviato ormai da anni dalla Provincia di Siena con lo scopo di arrivare ad essere nel 2015 la prima area vasta ad emissioni zero, per cui l’amministrazione ha anche coniato il marchio Siena Carbon Free 2015 a cui potranno aderire soggetti economici del territorio che contribuiranno alle iniziative per arrivare all’ambizioso traguardo di un territorio a zero emissioni.

Salcheto, guidata da Michele Mannelli, si è inserita in questo percorso e la vendemmia di quest’anno segna il primo compleanno della cantina Off Grid, che significa essere completamente autonoma, per il fabbisogno di energia elettrica, dalla rete di distribuzione energetica tradizionale.

Il progetto e poi la realizzazione si avvale già di numerosi premi: Best Practices promosso da  Legambiente, Cremonafiere e Chimica Verde, nell’ambito della fiera Bioenergy 2012 -volto a riconoscere modelli di efficientamento e produzione energetica rinnovabile virtuosi anche sotto il profilo della riproducibilità e dell’impatto ambientale e sociale in generale- che ha premiato Salcheto “in quanto il modello poliziano non è una realtà la cui attività di produzione energetica sia prevalente ma anzi, si pone come miglioramento di un settore già ultraqualificato di un settore maturo come quello vitivinicolo toscano”; Eco & The City Giovanni Spadolini, indetto dalla Fondazione Spadolini in collaborazione con la CNI UNESCO ed Energeo Magazine, sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica, che ha premiato Salcheto per la sua opera di "riqualificazione dei territori agricoli" e per la “replicabilità del modello”.

La cantina, si legge nella presentazione sul sito, “progettata per soddisfare le pratiche di lavoro più idonee al nostro sangiovese e per rispettare il comfort e la sicurezza dei propri addetti, si è quindi inserita nel sistema aziendale agricolo in modo da creare la miglior sinergia possibile con le risorse ambientali esistenti, con l’obiettivo di creare un sistema energetico “chiuso” che non distolga però terreni agricoli dalla coltivazione tradizionale“.

Le soluzioni tecniche adottate per raggiungere il risultato Off Grid sono molteplici, a conferma che l’integrazione tra le varie tecnologie e risorse energetiche rinnovabili è la strada per ottenere risultati concreti e importanti.

Tutte le soluzioni adottate permettono di soddisfare i propri fabbisogni energetici:  il risparmio energetico pari al 54% è ottenuto grazie all’illuminazione  interamente naturale ottenuta con un sistema di specchi curvi sui lucernari e giardini verticali ad acqua che permettono di climatizzare la cantina, sfruttando anche il fresco notturno con ventilazioni mirate; l’energia per il raffreddamento vero e proprio necessario per il processo produttivo si ottiene invece dalla geotermia a “bassa entalpia” che sfrutta 900 metri di sonde interrate a bassa profondità lungo i filari e che contribuisce per il 15% al fabbisogno finale di energia.

L’acqua calda si ricava dalle biomasse legnose degli scarti di potatura che contribuisce per il 24% e fabbisogno di energia elettrica dei vari macchinari è ottenuto tramite un impianto fotovoltaico che porta un contributo del 2%.

La cantina  risulta quindi Off Grid, cioè autonoma  dalla rete di distribuzione energetica nazionale  anche se al momento, data la presenza di una rete elettrica pregressa, l’accumulo dell’energia elettrica residuale viene operato con lo scambio sul posto diurno, ed il recupero notturno dell’elettricità dalla stessa rete, la scelta tecnicamente ed ambientalmente più efficiente.
Oltre alla cantina gli impianti di depurazione e scambio di calore realizzati, permettono di recuperare le acque piovane in un laghetto antistante da riutilizzare nell’irrigazione dei vigneti e, infine, la piantumazione di specie arboree e autoctone, come ad esempio il Salice -da cui deriva il nome Salco, l’etichetta che ha dato il nome all’intera azienda– contribuiscono assieme al vigneto all’assorbimento delle emissioni , comunque prodotte dall’attività dell’azienda.

“Preme sottolineare –si legge in maniera trasparente sul sito- come il nome Carbon Free attribuito a questo progetto sia stato scelto in quanto evocativo del percorso che l’azienda ha intrapreso. Tuttavia è bene chiarire che non esistono attività produttive che non prevedano nel loro processo emissioni di CO2, così come non esistono al momento normative che regolino l’uso di questo termine. Il nostro progetto intende perseguire un continuo miglioramento delle prestazioni, cercando di contribuire ad un processo di regolamentazione del sistema ma anche ad una diffusa presa di coscienza da parte del sistema produzione-consumo delle problematiche in gioco”.

Dal progetto iniziale è nato poi un gruppo di ricerca stabile ed organizzato (il Gruppo di Lavoro Salcheto Carbon Free), presieduto dallo stesso Michele Manelli (Presidente Salcheto) e da molti rappresentanti del mondo accademico e della comunicazione ambientale,  il cui obiettivo è promuovere l’etica ambientale nel settore vitivinicolo con riferimento all’efficienza energetica ed alla definizione di strumenti di misura dell’impatto ambientale, attraverso attività di ricerca, coordinamento di ricerca e comunicazione.

Tra le attività del gruppo vi sono la definizione di un quadro di analisi completo e paragonabile della Carbon Footprint del Vino; la ricerca di packaging alternativi al vetro; la definizione di strumenti di analisi dell’impatto ambientale del settore vitivinicolo con riferimento alla gestione dell’acqua, degli assetti idrogeologici ed alla salvaguardia della biodiversità; lo sviluppo di un mezzo agricolo ad alimentazione alternativa al gasolio.

Intanto Salcheto in collaborazione con l’Università di Siena ed il CNR Ibimet, ha calcolato la Carbon Footprint di una bottiglia : “si  tratta del primo caso al mondo di Carbon Footprint del vino ad essere certificata nell’ambito di un inventario dei gas climalteranti basato sullo standard ISO 14064: 2,02 kg di CO2 equivalente per bottiglia da 750ml sono il risultato della ricerca e costituiscono un primo benchmark per l’intero settore”.