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Geotermia: potrà aiutare lo sviluppo sostenibile in Val di Susa

Il calore reso disponibile dallo scavo del tunnel è una fonte rinnovabile impiegabile per diverse finalità, prima fra tutte il teleriscaldamento

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Il calore reso disponibile dallo scavo del tunnel è una fonte rinnovabile impiegabile per diverse finalità, prima fra tutte il teleriscaldamento


Il cantiere italiano della linea ferroviaria Torino-Lione potrà diminuire il proprio impatto ambientale usando l’acqua calda intercettata durante lo scavo del tunnel di base a Chiomonte, una risorsa geotermica a bassa entalpia che sarà poi messa a disposizione della collettività che potrà utilizzarla sul territorio della Val di Susa.

È quanto annuncia il Politecnico di Torino insieme alla società TELT – che sta portando avanti la realizzazione della ferrovia Torino-Lione –, a valle di uno studio in loco durato due anni e mezzo.

Una ricerca che nasce per la valorizzazione delle risorse geotermiche connesse ai lavori del tunnel di base del Moncenisio: la portata delle acque che verranno incontrate durante lo scavo del tunnel «può essere valorizzata grazie a un rivestimento impermeabilizzato della galleria per convogliare le acque in una canalina di raccolta, generando una potenza termica stimata tra i 9,3 e i 14,4 MW».

Più nel dettaglio, la portata disponibile è risultata «compresa tra 205 kg/s e 379,5 kg/s, che può essere valorizzata grazie a un rivestimento impermeabilizzato della galleria per convogliare le acque in una canalina di raccolta. Nell’ipotesi di uno sfruttamento massimizzato della risorsa, quindi con acque fino a 20°C di temperatura, le potenze disponibili sarebbero in grado di alimentare 1.500 abitazioni. Tale potenza termica, tra i 9,3 e i 14,4 MW, è stata ricavata sulla base di una media pesata ricavata dalle temperature minima e massima di ciascuna venuta».

Sono quattro le principali ipotesi di utilizzo analizzate per l’impiego della risorsa geotermica a Chiomonte, durante gli anni di lavori: alimentazione di uno spazio visitatori e degli uffici di cantiere, teleriscaldamento di 80 edifici, alimentazione di serre per la orto-floricoltura o di serre idroponiche.

Altre tre ipotesi sono state analizzate per l’uso dopo il 2030 a Susa, dove le acque calde confluiranno al termine dei lavori: alimentazione di una piscina comunale, del teleriscaldamento per le abitazioni o della stazione ferroviaria internazionale con i rispettivi uffici.

In ogni caso, come evidenzia lo studio, «la risorsa geotermica resa disponibile dalle acque derivate del tunnel è una fonte energetica pulita e rinnovabile che potrà dare origine ad attività produttive, contribuendo a ridurre le emissioni inquinanti nelle regioni interessate, rappresentando quindi un’opportunità per i territori coinvolti dai lavori per la Torino-Lione».