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Geotermia: dialogo e comunità energetiche per coinvolgere la società nelle scelte energetiche

UGI: «La geotermia non è una merce, non è un affare, non è un disturbo bensì una risorsa che contribuisce al benessere della società». Per capirlo occorre però ricostruire un clima di fiducia

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UGI: «La geotermia non è una merce, non è un affare, non è un disturbo bensì una risorsa che contribuisce al benessere della società». Per capirlo occorre però ricostruire un clima di fiducia


Com’è possibile «arrivare presto a chiarire a tutti che la geotermia non è una merce, non è un affare, non è un disturbo bensì una risorsa che contribuisce al benessere della società»?

L’Unione Geotermica Italiana (UGI), che affronta il tema all’interno del suo ultimo notiziario, pone l’accento sulla necessità di ricostruire la fiducia necessaria per tradurre le ambizioni di sviluppo sostenibile in azioni concrete sul territorio.

Non si tratta certo di un problema che riguarda solo la geotermia.

Esther Duflo, premio Nobel per l’economia nel 2019, osserva che «in una situazione così difficile non c’è fiducia in quello che l’élite propone e dice. I media, spesso accusati di far parte dell’aristocrazia del potere, hanno la grande responsabilità di continuare a raccontare la verità. E gli economisti (e i tecnici in generale, ndr) devono imparare a usare un linguaggio semplice, perché è per la loro incapacità di comunicare che la gente ha perso fiducia in loro. Devono calarsi nella realtà, analizzare i dettagli, risolvere problemi concreti. E non ultimi, i politici devono essere trasparenti e assumersi le proprie responsabilità».

In questo complesso contesto «la ricostruzione della fiducia – osserva la presidente UGI, Adele Manzella – richiede numerose e variegate condizioni. Il dialogo, come già detto, è una tessera di questo complicato puzzle. Il riconoscimento della competenza, esperienza e preparazione è un elemento importante», al quale si aggiunge la necessità «di coinvolgere la società nelle scelte energetiche. E quale preparazione migliore di quella di occuparsi direttamente di queste questioni? In questa ottica, l’idea delle Comunità energetiche diventa strategica. Non è facile calarla nel mondo geotermico ma iniziano le prime sperimentazioni, e mi sembra una ottima notizia».

Di che cosa si tratta?

Le Comunità energetiche sono previste all’art. 22 della Direttiva europea 2018/2001, che attende ancora di essere recepita in Italia.

Se ad oggi la normativa nazionale sull’autoconsumo di energia prevede che la produzione e il consumo debbano essere sullo stesso sito e che in un sistema di autoconsumo non vi possano essere più di un consumatore e di un produttore, le Comunità energetiche ampliano di molto il raggio d’azione: come spiegano da UGI si tratta di «cittadini, imprese o enti pubblici che si associano volontariamente e liberamente, producono e scambiano energia, partecipando alla gestione di impianti di produzione, ai sistemi di stoccaggio, alle reti di distribuzione in modo autonomo».

Se in Europa le comunità energetiche sono realtà consolidata in Svizzera da almeno 15 anni, ad oggi il contesto italiano è ancora in fase embrionale.

«Solo due regioni, la Puglia ed il Piemonte, hanno istituito le comunità energetiche sulla base della direttiva della Comunità europea 2018/2001, per la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili. La Regione Piemonte ha emanato la legge n.12/2018 “Promozione dell’istituzione delle comunità energetiche”; la Regione Puglia ha emanato le leggi n. 42/2019 “Istituzione del reddito energetico regionale” e n. 45/2019 “Promozione dell’istituzione delle comunità energetiche”».

Per quanto riguarda la geotermia, qualcosa però ha già iniziato a muoversi in altri Paesi europei: «Recentemente si è costituita una comunità energetica geotermica nei Paesi Bassi, la rete si chiama Trias Westland ed appartiene alla Anexo. Viene gestita con E-Web Geo, un software molto avanzato che è in grado di ripartire gli scambi di calore tra i clienti partecipanti, misurando e controllando in tempo reale la rete di teleriscaldamento, allineando domanda e offerta, impedendo la dispersione di calore. A livello europeo vengono promossi progetti come Crowdthermal, iniziato da pochi mesi e il cui scopo è la valutazione di schemi di sviluppo basato sulle comunità energetiche per l’energia geotermica».

Più nel dettaglio, Crowdthermal è un progetto Horizon 2020 da 2,3 milioni di euro, il cui scopo è consentire al pubblico europeo di partecipare direttamente allo sviluppo di progetti geotermici con l’aiuto di schemi di finanziamento alternativi (crowdfunding) e strumenti di impegno sociale: «Basandosi su tre casi di studio (Islanda, Ungheria e Spagna ) ed un sondaggio transeuropeo condotto da terze parti, saranno sviluppati e testati dei modelli i cui feedback contribuiranno a creare un toolbox destinato agli sviluppatori per promuovere nuovi progetti geotermici in Europa, trovare nuove forme di finanziamento e schemi di mitigazione del rischio di investimento accompagnati dalle migliori pratiche ingegneristiche, microeconomiche e da strumenti finanziari convenzionali».

Il progetto è iniziato da pochi mesi, e si concluderà il 31 agosto 2022: sarà interessante seguirne gli sviluppi.