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Quadro delle politiche energetiche: l’eterna incompiuta

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Sul sito nextville.it di qualche giorno fa è stato pubblicato in articolo molto dettagliato riguardo al quadro normativo di riferimento per il settore energetico, da cui emerge uno scenario non solo ritardatario ma anche contraddittorio.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

«C’è un evidente e specifico problema di mancanza di chiarezza sulla situazione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica» scrive nella premessa all’articolo Anna Bruno che ne è l’autrice che aggiunge:
«Difficile incolpare il nuovo governo di non aver ancora predisposto una strategia, giacché le politiche energetiche non si inventano in poche settimane. Ma le contraddizioni accumulate negli ultimi dieci anni si fanno sentire sempre più pesantemente, rischiando di stremare un settore che potrebbe essere un vero traino per la ripresa economica». Dopodichè inizia «il triste elenco dei pezzi di ragionamento (economico e normativo) che continuano a mancare».
Vediamoli allora nel dettaglio:
si parte dal piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN) , che gli Stati membri dovevano presentare in base alla direttiva rinnovabili (2009/28) e presentato il 30 giugno 2010, in cui si spiega come il nostro Paese intenda soddisfare la parte che gli compete, ovvero come raggiungere al 2020 la copertura del 17% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili.
E fin qui siamo nei tempi, salvo poi scoprire nei decreti di regolamentazione interna la mancanza di coerenza con molti degli impegni presi.
Un anno dopo, il 30 giugno del 2011 l’Italia avrebbe dovuto presentare il Secondo Piano d’azione per l’efficienza energetica (obiettivi al 2016); dopo l’approvazione in Conferenza Stato Regioni a fine luglio, non si è però proceduto alla stesura di un documento   definitivo e infatti quel piano è ancora una bozza, reperibile per altro, sul sito del Ministero dello sviluppo economico.
C’è poi il Decreto di Burden Sharing che deve indicare la ripartizione dei contributi che le singole Regioni dovranno portare per raggiungere l’obiettivo nazionale del 17%. La bozza era già stata inoltrata alle Regioni che hanno fatto osservazioni e richieste di modifica in alcune parti: era prima dell’estate e là si è rimasti.
Si arriva quindi al settore del Fotovoltaico e Conto energia e qui arrivano anche le prime contraddizioni.
Il Decreto sul Quarto Conto Energia pubblicato a maggio 2011 ha, infatti, stabilito l’obiettivo di raggiungere (entro il 2016) in termini di potenza installata sull’intero territorio nazionale  circa 23.000 MW cui corrisponde un tetto massimo di spesa pari a 6-7 miliardi di euro.
Il contatore del GSE registra (al 20 gennaio) una potenza installata pari a 12,7 MW e un costo indicativo annuo del totale dei quattro Conti energia pari a circa 5,5 miliardi.
La situazione indica quindi che siamo vicini alla soglia del limite massimo con una potenza che è poco meno della metà di quella prevista al 2016.
Secondo quanto indica il Decreto sul Quarto conto Energia, il superamento dei tetti non limiterà, comunque, l’accesso alle tariffe incentivanti, ma determinerà una riduzione aggiuntiva delle stesse per il periodo successivo. E lascia la possibilità al ministero di rivedere le modalità d’incentivazione. Certo è che appare difficile che si operi rifinanziando il fondo, visto anche quello che si prevede per il resto del comparto delle energie rinnovabili del settore elettrico, che fanno capo ad un altro decreto in via di definizione (vedi altro articolo in newsletter).
La previsione su quali impianti potranno accedere agli incentivi nell’anno in corso è difficile da farsi ma è certo che la quantità dipenderà dai pochi fondi rimasti. Ma l’introduzione dell’art.65 nel Decreto liberalizzazioni varato dal CdM di venerdì, dice intanto, che al fotovoltaico a terra non saranno più concessi incentivi.
Comunque sia, dal 2013 è prevista l’introduzione del modello tedesco, in pratica un sistema in cui le tariffe assumeranno valore "onnicomprensivo", quindi inclusivo dell’uso dell’energia, salvo un premio aggiuntivo nel caso di "autoconsumo".  E sarà proporzionale al numero delle richieste.
Agli incentivi alle rinnovabili elettriche dedichiamo un articolo specifico ma intanto anche in questo caso si rileva che nelle successive bozze circolanti del decreto attuativo del Dlgs 28/2011, affidato ai ministeri Ambiente e Sviluppo, c’è stato un primo innalzamento del tetto massimo di spesa che è stato poi riportato ai valori già annunciati dal governo Berlusconi, ovvero una somma di circa 5-5,5 miliardi: ancora meno che per il fotovoltaico.