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Geotermia, per l’INGV «il potenziale italiano è sicuramente sottoimpiegato»

Sulla scala dei tempi umani la geotermia «è considerata una risorsa sostenibile e rinnovabile», spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel proprio Tg web

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La geotermia tra le varie fonti energetiche non è la più nota al grande pubblico italiano – un sondaggio Eurobarometro (2011) ha rilevato che circa il 25% della popolazione ha una qualche conoscenza sulla risorsa, contro il 69% in Francia e il 94% in Finlandia –, nonostante il nostro Paese sia proprio quello che ha sviluppato per primo l’industria geotermica ormai oltre due secoli fa. Per questo Geoscienze News, il Tg web dell’stituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha realizzato in collaborazione con Ansa una puntata dedicata all’approfondimento scientifico, con un intervento della ricercatrice del dipartimento Ambiente INGV Monia Procesi sul calore interno della Terra e l’energia geotermica.

Sulla scala dei tempi umani la geotermia «è considerata una risorsa sostenibile e rinnovabile», spiega Procesi, aggiungendo che l’Italia – con la Toscana in particolare –, ha ricevuto in dote dalla natura una risorsa particolarmente preziosa: «sistemi geotermici per eccellenza, ossia i sistemi convenzionali» sono infatti presenti nell’area di Larderello e in quella del monte Amiata, che ancora oggi «sono gli unici sistemi in Italia a produrre energia geotermoelettrica», al culmine di un lungo percorso che già nel XIX secolo vede la nascita della geotermia come risorsa industriale proprio in Toscana.

Oggi la coltivazione di questa risorsa permette alla Toscana di soddisfare più del 30% della propria domanda regionale di elettricità da fonte rinnovabile, oltre a garantire anche calore utile a riscaldare oltre 10mila utenti residenziali nonché aziende dei territori geotermici, insieme a circa 30 ettari di serre e caseifici.

Nonostante i progressi compiuti, ad oggi è stata però messa a frutto soltanto una piccola parte delle potenzialità che la geotermia avrebbe nel nostro Paese: «Il potenziale geotermico italiano è sicuramente sottoimpiegato – argomenta la ricercatrice INGV – considerando il gran numero di aree poste a tremila metri di profondità con temperature maggiori di 100 °C. Questa grande varietà di risorse insieme all’esperienza maturata in questo settore fanno a livello europeo del nostro Paese sicuramente quello con la più forte vocazione geotermica».

Nel dettaglio, come ricordano le  Linee guida per l’utilizzazione della risorsa geotermica a media e alta entalpia elaborate dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2016, secondo «i dati forniti dall’Unione geotermica italiana (Ugi), le risorse geotermiche su terraferma del territorio italiano potenzialmente estraibili da profondità fino a 5 km sono dell’ordine di 21 exajoule (21×1018 joule, corrispondenti a circa 500 Mtep, ovvero 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio)», in altri termini circa 3 volte tutta l’energia primaria consumata in Italia nell’intero 2015 (pari a 171,289 Mtep). E vale la pena ricordare che, secondo le più aggiornate analisi fornite dall’Ugi, i 500 Mtep sono il minimo stimato: il massimo arriva alla stratosferica cifra di circa 104^4 MTep.