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Geotermia, Estero: Geotermia, salute e acido solfidrico: nuovi risultati dalla Nuova Zelanda

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Un’esposizione a dosi medio-basse «non risulta associata a decremento della funzionalità respiratoria, insorgenza di asma e peggioramento delle funzioni cognitive»

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

L’area geotermica di Rotorua, in Nuova Zelanda, rappresenta la più ampia comunità di persone esposte a emissioni naturali di acido solfidrico: un vero e proprio «laboratorio naturale» dunque, come lo definiscono dall’ARS (Agenzia Regionale di Sanità) Toscana,per valutare gli effetti sulla salute associati all’esposizione a dosi medio-basse di acido solfidrico.

A condurre indagini nell’area è il team di ricerca guidato da Michael Bates (Università di Berkley, California), che ha già prodotto 3 studi nel merito, indagando (su un campione di circa 1.700 soggetti) la eventuale correlazione tra l’esposizione a dosi medio-basse di acido solfidrico con alcune patologie: danni agli occhi (tra cui la cataratta), neuropatie periferiche (come instabilità, riflessi, sensibilità alle vibrazioni), salute respiratoria.

In tutti i casi e «in estrema sintesi –riassumono dall’ARS – gli autori hanno concluso che l’esposizione ad acido solfidrico (range di variazione osservato a Rotorua 0-91.4 µg/m3) non risulta associata a decremento della funzionalità respiratoria, insorgenza di asma e peggioramento delle funzioni cognitive».

E questo nonostante i ricercatori stessi avessero «osservato degli eccessi di ospedalizzazioni per malattie dell’occhio e per disturbi del sistema nervoso periferico, tra l’altro in linea con i sintomi noti dell’acido solfidrico ad alte dosi. Proprio per questo Bates e collaboratori hanno deciso di approfondire le indicazioni e segnalazioni dello studio ecologico tramite la conduzione di un’indagine approfondita su dati individuali, che di fatto non ha confermato quelle associazioni con l’acido solfidrico che erano precedentemente emerse.

In sostanza si tratta dello stesso approccio che ARS sta adottando nello studio dello stato di salute delle popolazioni che vivono nell’area geotermica dell’Amiata, ovvero passare da dati analizzati a livello comunale (studio ecologico) a dati individuali con misure più approfondite sia dello stato di salute che dei fattori di rischio».

Un approccio che si fa sempre più approfondito in Toscana, dove l’ultimo passo dell’indagine scientifica è costituito dal progetto InVETTA.