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Agricoltura: Castagne, in Toscana 5 Dop e Igp ma la produzione cala del 30% in un anno

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Il temutissimo cinipide che ha fatto strage di castagne negli anni scorsi in Toscana sta indietreggiando grazie alla lotta ingaggiata per mezzo dell’antagonista naturale torymus sinensi, ma per i boschi e i loro preziosi doni autunnali è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo.

Fonte: Greenreport

Autore: Greenreport

«La lotta al cinipide – commenta Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – inizia a dare i primi buoni frutti e dopo quattro anni orribili con la produzione che si è progressivamente ridotta fino all’azzeramento, i primi segnali sono incoraggianti anche se sono lontani i bei tempi in cui i 16mila ettari di castagneti da frutto della Toscana regalavano fino 24 mila tonnellate fra marroni e castagne». Anche perché restano aree, come quelle dell’Amiata, dove si registrano ancora attacchi importanti e per la quale Coldiretti ha recentemente chiesto per iscritto all’Assessore regionale Marco Remaschi un intervento urgente, e nel mentre sono sorte nuove difficoltà per la castanicoltura.
«Nella nostra regione si stima un calo importante della produzione – continua Marcelli – a causa della siccità estiva e soprattutto della presenza degli ungulati si è perso un 30 per cento del raccolto, che quest’anno ha spuntato quotazioni in aumento: dai 4.5 ai 5.5 euro al kg all’ingrosso fino ad arrivare a 7 euro al kg al consumatore finale». Il calo del 2016, va aggiunto, si verifica dopo la leggera ripresa dello scorso anno rispetto al 2014, quando si è toccato  il minimo storico dall’Unità d’Italia proprio per effetto degli attacchi del cinipide.
Certo il nostro territorio non è il solo a dover fronteggiare una penuria di castagne. In altre regioni, come la Campania, si denuncia il crollo della produzione con un -90%, e con la frenata della produzione nel centro-sud, oltre al danno economico, si profila il rischio di trovarsi nel piatto – senza saperlo – castagne importate soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dall’Albania. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori.
Il consumatore deve poter essere messo in grado di scegliere consapevolmente: un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno dei quali ben cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, che proprio quest’anno festeggia i venti anni dal riconoscimento della IGP, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP.
«Il castagno – conclude il direttore di Coldiretti Toscana, Antonio De Concilio – riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago con l’habitat che risulta fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. Nel suo complesso, il comparto ha altresì una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200 mila quintali di castagne per una PLV media annua di oltre 90 milioni di euro».