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Floramiata, dalle miniere sboccia lavoro e speranza

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Un libro che racconta una esperienza imprenditoriale

Fonte: L’Unità – Toscana

Autore: Augusto Mattioli

"Una storia di casa nostra. Floramiata». È il titolo di un libro edito dall’archivio storico del movimento operaio e contadino della provincia di Siena curato da Mirella Mei, già responsabile della Flai Cgil senese e presentato al Comune di Piancastagnaio. Cittadina dove la Floramiata produce, grazie al calore della geotermia, piante e fiori. È una storia che ancora continua e dà lavoro a 250 persone, più l’indotto. «Per noi dell’ Amiata è un’azienda molto importante – riconosce Graziano Piccinetti della Flai Cgil Floramiata – dal punto di vista economico politico e sociale. Un punto di riferimento per la nostra gente». In effetti oggi quest’azienda è considerata un patrimonio del territorio da difendere e salvaguardare per il ruolo che ha nell’occupazione ma anche nel tessuto sociale. «Certo – aggiunge Piccinetti – vive le difficoltà di questo periodo di crisi. Ha sempre mantenuto gli organici e non c’è cassa integrazione. Questo nonostante difficoltà di vario genere, come una violenta grandinata che nel dicembre2005 fece danni notevoli alle serre e fu salvata da tutta la comunità amiatina con gli operai che si rimboccarono le maniche pur di farla tornare a produrre». La storia di quest’azienda, di cui è amministratore delegato Marco Fabio Montanari, inizia dagli anni ‘70 con la chiusura delle non più produttive miniere di mercurio gestite dall’Egam (ente pubblico che si occupava delle produzioni minerarie italiane) e la perdita del lavoro per 1.110 minatori. Un vero choc per l’Amiata senese e grossetano. Dopo anni di difficoltà, il progetto Floramiata partì con non poche incertezze da parte dell’Eni. «Parlare di Floramiata – ricorda Piccinetti- vuol dire ripercorrere la strada che ha segnato un periodo lungo e importante della storia del nostro territorio. E un’altrettanto lunga storia di riconversione sofferta che ha cambiato il tessuto sociale dell’Amiata. Siamo passati da un’economia basata quasi interamente sulle miniere ad una con nuove industrie e nuovi lavori». Oggi l’azienda ha problemi legati all’approvvigionamento del calore. Per il suo utilizzo c’è un accordo tra Enel e Regione nell’ambito della gestione controllata della geotermia amiatina. È prevista la chiusura della vecchia centrale, sostituita da una di nuova concezione, con un vapordotto che porti energia all’azienda e a tutta la zona industriale, sulla cui gestione si sta ancora discutendo.