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L’Earth overshoot day arriva cinque giorni prima: da domani vivremo a debito ecologico

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Peggiora la performance dell’Italia, che consuma 4,3 volte tanto le proprie risorse naturali. Wackernagel: «L’unica risorsa di cui abbiamo più bisogno è la volontà politica»

Fonte: greenreport.it

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Da quando è comparso l’uomo sulla terra fino a metà degli anni ’70 del secolo scorso l’Earth overshoot day (il giorno del sovrasfruttamento) cadeva regolarmente con la fine di dicembre. Poi il budget ecologico a disposizione dell’umanità ha cominciato a esaurirsi sempre prima: molto concretamente, come ricorda il Wwf, rispetto al 1970 questo si traduce in un +95% della popolazione mondiale e -52% in media di specie di vertebrati.  Nel 2000 l’Earth overshoot day cadeva a inizio ottobre; l’anno scorso il 13 agosto, nel 2016 oggi. Ancora cinque giorni in meno. Che cosa significa? A partire da domani, vivremo il resto dell’anno a debito (ecologico): la nostra domanda di risorse rinnovabili e di servizi ecologici non potrà più essere soddisfatta secondo il naturale ritmo di rigenerazione che vivifica il nostro pianeta, ma solo a suo discapito. Ovvero, è come se per soddisfare i nostri bisogni anziché attingere dal nostro reddito vendessimo i mobili di casa.

In questo caso però in ballo c’è qualcosa di più dell’arredamento. Abbiamo un unico pianeta a disposizione, ma – secondo le stime realizzate dall’organizzazione di ricerca internazionale Global footprint network – in media ne consumiamo le risorse come se ne avessimo a disposizione 1,6. Non tutti ovviamente consumiamo allo stesso modo. Provando a rispondere alla domanda “per ciascun Paese, quanti ne servirebbero per soddisfare la domanda di risorse naturali dei propri cittadini?”, dal Global footprint network evidenziano che alla Francia servirebbero 1,7 “Francie”, agli Stati Uniti 2,2 Usa, alla Spagna 2,9 “Spagne”, alla Cina 3,6 “Cine”. E all’Italia? La performance del nostro Paese è peggiorata rispetto allo scorso anno. Nel 2016 per soddisfare il nostro stile di vita occorrerebbero 4,3 “Italie”, il 430% delle risorse naturali che invece abbiamo effettivamente disponibili. Nel 2015 questo risultato era leggermente migliore, con un consumo fermo a 3,8 “Italie”, mentre nel 2014 eravamo a 4,4. Se tutto il mondo consumasse come noi, occorrerebbero 2,7 pianeti Terra. Allargando lo spettro dell’analisi, è anche vero che se l’esempio fossero gli Usa, di pianeti ne servirebbero ben 4,8, il che aiuta a riflettere su a quanto ancora siano ampi i margini per migliorare l’efficienza dello stile di vita occidentale.

Più in generale, non dobbiamo dimenticare che negli ultimi anni la popolazione mondiale è cresciuta e il consumo di risorse è aumentato soprattutto in seno ai paesi emergenti (nomen omen, del resto), ma come ha recentemente documentato l’Onu sono sempre i paesi ricchi a consumare fino a 10 volte di più le risorse naturali a disposizione dei poveri. Una disuguaglianza insostenibile, in tutti i sensi.

Il giorno del sovrasfruttamento della Terra– spiegano dal Global footprint network – evidenzia la data in cui la domanda annuale di risorse naturali da parte dell’umanità supera le risorse che la Terra può rigenerare in un anno. Questo è possibile perché emettiamo più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli oceani e le foreste siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi e ricostituirsi.Da sola, l’impronta dovuta alle emissioni di gas serra (carbon footprint) genera il 60 % della domanda di risorse naturali (l’impronta ecologica) da parte dell’umanità. Se vogliamo rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi adottato da quasi 200 paesi nel dicembre 2015, l’impronta dovuta alle emissioni di carbonio dovrà calare gradualmente fin quasi a zero entro il 2050. Ciò ci richiede di trovare un nuovo modo di vivere sul nostro “unico” pianeta.

«Un tale nuovo modo di vivere porta molti vantaggi ma richiede anche impegno per realizzarlo – dice Mathis Wackernagel, co-fondatore e Ceo di Global footprint network – La buona notizia è che tutto ciò è attuabile con le tecnologie disponibili ed è economicamente vantaggioso dato che i benefici complessivi sono superiori a costi. Si stimoleranno settori emergenti come le energie rinnovabili, riducendo i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali ormai senza futuro perché basati su tecnologie caratterizzate da alte emissioni di carbonio o perché soggetti ai rischi connessi al cambiamento climatico (es. edificazioni in riva al mare minacciate dall’innalzamento del suo livello)».

Possiamo ancora vincere la partita. Dal Global footprint network sottolineano che un dato positivo c’è, ed è che la velocità con cui la data dell’Earth overshoot day si è man mano anticipata è scesa a meno di un giorno all’anno, in media, negli ultimi cinque anni, rispetto a una media di tre giorni all’anno da quando nei primi anni 1970 è iniziato il sovrasfruttamento. Ognuno di noi può impegnarsi per migliorare il proprio stile di vita quotidiano – ed è questo il significato dietro la campagna #pledgefortheplanet (impegno per il pianeta) lanciata sui social – ma la portata del cambiamento che dobbiamo realizzare che solo la società nel suo complesso potrà raggiungere l’obiettivo. Non a caso, Wackernagel sottolinea che «l’unica risorsa di cui abbiamo più bisogno è la volontà politica».