La settimana scorsa il mondo intero si è confrontato a Parigi sul clima. Tra le tante guerre che, ahinoi, si stanno combattendo, c’è infatti anche quella contro il surriscaldamento del pianeta. E’ una guerra che miete vittime d’ogni tipo, erroneamente considerate secondarie perché magari non toccano la nostra quotidianità immediata, ma non per questo meno grave e meno devastante. Anzi. La Toscana si scopre in prima linea. Questa è la regione più famosa d’Europa, senza tema di smentita. Qualunque nostro ‘fratello’ straniero vorrebbe venire qui almeno una volta nella vita.
La Toscana è un microcosmo da tutelare e da preservare. Il governatore Enrico Rossi, intervenuto alla Conferenza di Parigi, ha detto che il tempo per discutere sui cambiamenti climatici è finito, perché è arrivata l’ora di decidere: l’ambiente non ha più pazienza, noi esseri umani dobbiamo ficcarcelo nella testa una volta per tutte. La Toscana ha da tempo assunto iniziative strutturali importanti. Sono stati adottati programmi per ridurre le emissioni e per transitare verso economie fondate sulle energie rinnovabili.
Ora i ‘grandi’ del mondo si sono messi d’accordo per fermare l’aumento della temperatura, anzi, per ridurla di due gradi. Con malcelato orgoglio possiamo dire che da questa terra sono partiti esempi importanti. La legge che vieta di costruire vicino agli alvei dei fiumi, il contrasto al consumo di suolo agricolo, le ingenti risorse investite per il rimboschimento e la conservazione dei boschi, le politiche per l’impiego e la produzione di energie rinnovabili: queste alcune delle principali azioni messe in campo dalla Toscana, che consentono una strategia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Siamo un esempio, ancora una volta. Ora bisogna mantenere l’impegno.
