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Biologico, la Toscana è la quarta regione in Italia per produttori.

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Nel Psr 2014-2020 risorse dedicate pari a 129 milioni di euro. 100mila gli ettari coltivati. Migliorano ancora i consumi, +11% in valore nel 2014. Bene ortaggi, cereali e pasta.

Fonte: Greenreport

Autore: Greenreport

La Toscana è la quarta regione italiana come numero di produttori nel biologico (dietro a Sicilia, Calabria e Puglia), ma detiene il primato assoluto per numero di trasformatori di prodotti bio (con 800); in particolare, è la seconda regione in Italia per produzione di grano tenero e farro bio; la prima per produzione di noci e prugne, e con 600 mila quintali di uve da vino biologiche rappresenta il 12% della produzione nazionale. Dei 102.443 ettari di coltivazioni biologiche in Toscana, sono 13.614 gli ettari a cereali; 27mila di colture foraggere; 12.110 ad olivo; 8.748 di vigneti; 1.303 ettari di ortaggi e 870 ha di colture frutticole. Un insieme che dà lavoro a oltre 4mila operatori (dato 2015) con una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente.
Sono questi i numeri del biologico espresso dalla nostra regione, che la Cia Toscana ha messo in evidenza in un workshop coordinato a Firenze insieme a Anabio, per delineare le prospettive del settore. Un futuro che al momento lascia ben sperare: per quanto riguarda i consumi, infatti, la Toscana (in linea con la media nazionale) ha registrato un +11% in valore nel 2014; con le migliori performance per i derivati dei cereali (+18%) e ortaggi (+14%); mentre per quanto riguarda le vendite c’è stato un forte incremento rispetto al 2013 della pasta bio (+21%).
«In Toscana prevalgono mercatali e vendita diretta in azienda – ha spiegato Filippo Legnaioli, vicepresidente Cia Toscana che ha introdotto i lavori e spiegato i mercati del biologico – ma ci sono altri canali di vendita molto importanti, con esempi di grande distribuzione, che noi agricoltori non posiamo lasciare ad altri».
Nonostante le ottime performance registrate dal biologico toscano però, gli aspetti dove migliorare ancora non mancano. «Ci vuole più semplificazione burocratica – ha sottolineato Piero Tartagni di Cia Toscana e coordinatore regionale Anabio – eliminando per esempio le doppie registrazioni; e poi agevolare l’accesso diretto delle imprese ad alcune procedure amministrative informatizzate (Artea) senza l’obbligo di intermediazione. Inoltre chiediamo alla Regione Toscana la creazione di un tavolo di lavoro regionale che accompagni lo sviluppo complessivo del bio con il coinvolgimento di tutti i protagonisti del settore».
Un coordinamento regionale sul biologico con Regione e produttori che è possibile, sottolineano dalla Cia, come ha confermato l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi, che ha sottolineato come la Regione punti su prodotti di nicchia, eccellenze come simboli culturali dei nostri territori, e le produzioni biologiche sintetizzano molto bene questi concetti. Una scelta che trova ricadute molto concrete, come i 129 i milioni di euro in arrivo dal PSR 2014-2020 per il biologico toscano (misura 11), pari al 13,4% delle risorse complessive del Piano di sviluppo rurale che investirà la Regione Toscana nei prossimi anni.