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Dal biogas e la geotermia l’equivalente di tre centrali nucleari

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Nella giornata conclusiva di Greenergy Expo e di EnerSolar +, le fiere sulle energie rinnovabili in corso a fieramilano – Rho, un nutrito programma di convegni ha esplorato le potenzialità di sviluppo nel nostro Paese del biogas e del biometano, della geotermia a bassa temperatura e delle biomasse legnose, come il cippato e come la legna impiegata in stufe, camini e caldaie.

Fonte: GreenEnergySolution.com

Autore: GreenEnergySolution.com

«Se
impiegassimo a dovere i rifiuti organici, gli scarti agricoli, le
deiezioni animali provenienti dagli allevamenti e i fanghi provenienti
dalla depurazione delle acque, potremmo produrre 20 terawattora
elettrici l’anno, l’equivalente di tre centrali nucleari. Ma in tempi
brevi, a costi bassi e senza impatti sull’ambiente». Lo ha detto Sergio Piccinini, direttore del Crpa (Centro ricerche produzioni animali), intervenuto oggi a Greenergy Expo a un convegno sul biometano,
un gas particolarmente utilizzato nel Nord Europa, e ancora poco
diffuso da noi. «Il biometano – ha spiegato Piccinini – si ottiene dal
biogas depurandolo della percentuale di anidride carbonica che
contiene, e viene impiegato soprattutto per autotrazione, in
particolare in Svezia, dove rappresenta il 50% di tutto il metano per
veicoli venduto ai distributori. In Italia invece, dove circolano quasi
600.000 vetture a metano su 1.200.000 immatricolate in Europa,
praticamente non è utilizzato». Ma tutto il settore del biogas nel
nostro Paese è pesantemente sottodimensionato rispetto alle
possibilità, ha ricordato Piccinini. In totale abbiamo 401 impianti di
cui 235 utilizzano scarti agricoli e di allevamento per la produzione
di questa preziosa fonte rinnovabile e circa 130 sfruttano invece i
rifiuti organici da raccolta differenziata. Ma soltanto 2 milioni di
tonnellate l’anno di questi scarti vengono raccolti in modo selettivo,
su circa 8,5 prodotti. Lo sviluppo della raccolta differenziata dunque
servirebbe anche a produrre energia pulita oltre che a togliere le
città dal degrado. Ma ancora troppi Comuni italiani non sono attrezzati
a farlo.

Anche altri
scarti, questa volta provenienti dalla gestione forestale, possono
alimentare un altro tipo di produzione, quella del cippato, combustibile di legna frantumata relativamente a basso costo e impiegabile in caldaie ad alta efficienza. Raffaele Spinelli,
ricercatore all’Istituto di valorizzazione delle specie arboree del Cnr
(Cnr-Ivalsa) ha spiegato che «in Italia abbiamo circa 8 milioni di
ettari di foresta che va gestita, e non abbandonata a se stessa, anche
per un fatto di tutela idrogeologica. Per esempio negli alvei dei fiumi
va fatta manutenzione per tenere questi spazi liberi da piante, mentre
nelle estensioni forestali a qualsiasi altezza e latitudine occorre un
lavoro di diradamento, per evitare un’eccessiva concentrazione di
piante che può favorire gli incendi e la diffusione dei parassiti delle
piante». Una gestione che va fatta con il massimo dell’oculatezza,
sfruttando tutto il materiale legnoso. «Il cippato – spiega Spinelli,
che costa in media 40-50 euro la tonnellata, si ottiene dalle parti di
solito non utilizzate delle piante, come rami o altre parti di scarto,
ma anche da potature e scarti agricoli e può essere un combustibile
particolarmente economico». Il Cnr-Ivalsa, attraverso il suo sito www.biomassaforestale.org,
mette a disposizione di chiunque intenda produrre cippato strumenti per
calcolare costi e benfici e per valutare la fattibilità economica di
un’attività che può avere positive ricadute ambientali, anche in
termini di produzione di energia pulita.

Sempre a Greenergy Expo si è parlato di camini e stufe,
strumenti diffusissimi nelle case degli italiani ma spesso scelti senza
valutare i benefici energetici che possono dare, con la possibilità di
riscaldare tutta la casa e perfino di produrre acqua calda. Il settore
è anche regolato in modo preciso, soprattutto per quanto riguarda lo
smaltimento dei fumi, ma molto spesso gli acquirenti finali e perfino
gli installatori non conoscono adeguatamente le normative. Il rischio
di incendi di tetti in Italia è elevato (per dare un dato soltanto
nella provincia di Brescia, nel secondo semestre 2008, si sono
verificati 300 casi) quindi è assolutamente necessaria una maggiore
responsabilità da parte dei rivenditori e degli installatori per
garantire la massima diffusione di questi strumenti, che spesso
garantiscono un riscaldamento più economico e più efficiente rispetto
ad altri sistemi più tradizionali.

Reportage della fiera

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http://www.greenergyexpo.eu
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