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A Malmö le prime 2mila famiglie a zero emissioni

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Sarà il fiore all’occhiello della prossima conferenza Onu sul clima di Copenhagen. Le prime duemila famiglie d’Europa (e forse al mondo) a emissioni zero (anzi negative) e completa sostenibilità.

Fonte: IlSole24Ore.com

Autore: Giuseppe Caravita

 L’area si
chiama Western Harbour, baia occidentale, «un milione di metri quadri
con ottomila abitanti – spiega Karin Jarl-Mansson, ceo di E.On Heat
Sweden – su cui lavoriamo da oltre dieci anni, con un investimento di
dieci milioni di euro, di cui sette da parte di E.On e tre dalla
municipalità e dal governo svedese».
Da Copenhagen basta attraversare il ponte sul Baltico e sbarcare in
Svezia, a Malmö. La sua Western Harbour «fino a 15 anni fa era uno dei
poli cantieristici più importanti del mondo – racconta Illmar Reepalu,
sindaco di Malmö – poi è arrivata una crisi distruttiva. Nei primi anni
90 la disoccupazione era al 20%, ai massimi storici della Svezia». Oggi
invece la baia occidentale è una località turistica di moda (in estate
il suo litorale è affollato), sede di piccole imprese ad alta
tecnologia e di professionisti. La stima è che, in una decade, il suo
valore immobiliare si sia moltiplicato per dieci, rispetto ai tempi bui
del crollo della cantieristica.
Una sorta di miracolo, ma costruito con pazienza e innovazione
lungo dieci anni. Oggi il distretto sostenibile di Malmo (eletta tra le
prime dieci città “verdi” del pianeta in un rapporto 2007 del
Worldwatch Institute) è un combinato di sistemi multipli. Al largo, due
grandi campi eolici offshore: Boel, dedicato all’alimentazione della
stessa baia occidentale e soprattutto Lilligrund che, con le sue 48
turbine, è una delle maggiori centrali eoliche offshore del
Nord-Europa. Capace di rifornire 60mila case. Per un totale di 3,4
milioni di chilowattora a trimestre, stimati dalla E.On. E
praticamente, dato il vento abbondante, continui.
Ma non solo energia eolica. «È dal 1951 che a Malmö si pratica la
cogenerazione e il teleriscaldamento – spiega Jarl-Mansoon – allora su
una centrale a petrolio e carbone, oggi con un impianto a gas di ultima
generazione e, insieme con un termovalorizzatore per rifiuti che serve
14 municipalità e tratta 550mila tonnellate/anno». E nella rete di
teleriscaldamento, oggi, sta entrando anche il biogas, importato dalla
miriade di fattorie e allevamenti svedesi. «E nell’area residenziale di
Western Harbour abbiamo appena avviato un sistema per la fermentazione
dei liquami fognari e dei rifiuti organici – aggiunge Reepalu – proprio
per produrre biogas aggiuntivo e versare in mare solo acqua pulita».
Il teleriscaldamento (e telecondizionamento d’estate) si avvale di
10 pozzi geotermici di 90 metri a pompa di calore, trivellati nel
basamento calcareo prospiciente il Baltico, «dove abbiamo acqua
sotterranea a temperatura costante di 15°, e quindi possiamo
immagazzinare e prelevare energia termica: cinque milioni di
chilowattore di caldo aggiuntivo in inverno e tre milioni di freddo in
estate» spiega Reepalu.
Ma non è solo fatta di tecnologia, o di investimenti della E.On, la
città sostenibile di Malmö. I 2.600 metri quadrati di pannelli solari
sui tetti della baia occidentale sono stati messi, in gran parte, dai
suoi cittadini. Forniscono il calore in eccesso alla rete e ne
prelevano in caso di deficit. E non solo: «Siamo stati i primi al
mondo, negli anni 70, a passare ad autobus solo a gas – ricorda Reepalu
– e oggi anche a biogas locale». Una fonte energetica su cui la Svezia
punta con 200 impianti attivi e l’ambizioso obiettivo del governo, al
2030, di arrivare a coprire l’intera domanda di carburanti del paese. E
a Oresund, fuori Malmö, la E.On sta costuendo il più grande impianto
svedese, per 75mila tonnellate anno, per rifornire l’intera città.
Anche per le (pochissime) auto che si vedono in giro per il distretto
della baia occidentale. «Da noi si preferisce la bicicletta, sui 430
chilometri di piste a loro riservate» conclude sorridendo il sindaco.