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Geotermia toscana, Batini (Cegl): «C’è un potenziale più vasto, non ancora utilizzato»

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«International workshop (on) geothermal energy development – opportunities and challenges»: questo il titolo del workshop che avrà luogo il 3 e il 4 settembre

Fonte: Greenreport.it

Autore: Riccardo Mostardini

Il centro studi, nato nel 2007 dalla
collaborazione tra istituto S.Anna, Cnr, università di Pisa, comune
di Pomarance e Cosvig, è diventato operativo da quest’anno, e punta
ad implementare ed evolvere le tecnologie e la logistica per lo
sfruttamento della risorsa geotermica, soprattutto alla luce degli
aspetti inerenti all’innovazione di processo e di quelli relativi
alla sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

E’ significativo, peraltro, che
l’evento (che si inserisce in un ambito di forte sviluppo
dell’utilizzazione della risorsa-geotermia e in un dibattito a
riguardo sempre più acceso, soprattutto per quanto attiene alla
tecnologia a bassa entalpia ma non solo) abbia luogo proprio nella
zona dove per la prima volta, un secolo fa, (1904 il primo
esperimento, 1914 la prima centrale da 250 kw) furono esplorate le
tecnologie per lo sfruttamento industriale dell’energia che “sorge”
dalle profondità della terra.

Abbiamo contattato, per avere maggiori
informazioni sull’iniziativa e sulle prospettive attuali per lo
sfruttamento della risorsa geotermica in Toscana, Fausto
Batini
, direttore del Cegl.

Batini, perchè il workshop dei
prossimi giorni? A chi è rivolto?

«La Toscana è una delle regioni più
ricche di risorse geotermiche in Italia e in Europa. Oltre ad una
rilevante potenza installata da Enel sul territorio (800 Mwe), c’è
tutto un potenziale più vasto, non ancora utilizzato: questo sia per
le sorgenti ad alta entalpia, sia per quelle a media-bassa
temperatura.

Come Cegl stiamo cercando di promuovere
e valorizzare le imprese toscane. Quindi, perchè il workshop? Perchè
il Cegl è partito da poco (nato nel 2007, è in fase operativa dal
2009), e vogliamo confrontarci con i maggiori esperti del settore
riguardo all’innovazione tecnologica nel campo dell’esplorazione,
della perforazione, e in generale alle tecnologie per rendere la
geotermia sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale: a
questo proposito cito anche le nuove tecnologie, di cui si discuterà,
che permettono di andare a prendere il calore a 4-5 km di profondità,
tecnologie già sperimentate in Francia, Usa, Australia e che
prendono il nome di Enhanced geothermal system (Egs, sistema
geotermico avanzato, ndA)».

Il sistema Egs è da
considerarsi tecnologia geotermica ad alta o a bassa temperatura?

Si tratta di trovare calore a 200°,
cosa che fuori dall’Italia avviene a circa 4-5 km di profondità. In
Toscana, probabilmente, lo potremo trovare già a 2-3 km. Comunque,
accanto ad ambiti scientifici e tecnici, ci confronteremo su studi
sugli aspetti di sostenibilità ambientale e accettabilità sociale
legati al geotermico, tecnologia che ovviamente ha i suoi impatti sul
territorio e sulla popolazione, e che quindi va resa più
accettabile. Quindi ci focalizzeremo anche sulle regole da seguire
per sviluppare i progetti e come farli accettare dal territorio.
Finora il workshop conta circa 80 iscritti, provenienti da varie
parti del mondo».

Stato attuale della geotermia
toscana, e prospettive per il futuro?

«La geotermia toscana, come noto,
rappresenta oggi il 25% dell’energia elettrica consumata in Toscana.
Molto si può fare ancora (ci sono varie aree inesplorate, come tra
la zona di Larderello e il monte Amiata), e poi ci sono le risorse a
medio-bassa temperatura, adatte più per essere usate per la
fornitura di calore, piuttosto che per la produzione di elettricità.
Quindi, come Cegl, ci poniamo l’obiettivo di fare un inventario delle
risorse regionali e delle tecnologie più idonee per massimizzare
l’utilizzazione della risorsa geotermica. Una risorsa, aggiungo, non
solo rinnovabile ma anche che, diversamente da sole e dal vento,
garantisce una continuità di fornitura nelle varie ore del giorno e
della notte».