Le fonti rinnovabili saranno in grado di coprire il 61% della domanda di energia primaria
del Paese, riducendo le emissioni di gas serra del 71% al 2050,
rispetto ai livelli del 1990, ma sarà necessario trasformare a 180
gradi l’attuale sistema energetico nazionale attualmente costituito per
il 93% da fonti fossili.
Questo risultato è indicato da un percorso delineato nel dettaglio da un rapporto curato da Greenpeace Italia dal titolo “Energy [R]evolution – Uno scenario energetico sostenibile per l’Italia” (scarica pdf). Uno studio, realizzato in collaborazione con European Renewable Energy Council (EREC)
e con il supporto tecnico del Centro Aerospaziale Tedesco (DLR), che è
il primo studio che mostra i potenziali di crescita delle fonti
rinnovabili in Italia per i settori della generazione elettrica,
produzione di calore, e trasporti. L’analisi si basa sulle proiezioni
dello scenario “Energy [R]evolution Europe” di Greenpeace International
(vedi Qualenergia.it – Strategia globale per rottamare petrolio e nucleare).
Oggi il contributo delle rinnovabili alla domanda di energia primaria in Italia è pari al 6,7%.
L’idroelettrico fornisce la maggior parte dell’energia nel settore
elettrico. Le rinnovabili complessivamente forniscono il 17,2%
dell’elettricità. Geotermico e biomasse sono le principali opzioni
rinnovabili per la generazione di calore. Per questo settore oggi le
rinnovabili forniscono un contributo pari solo al 2,7%.
Alla base dello scenario c’è una netta riduzione del consumo di energia da fonti fossili: lo sfruttamento dell’enorme potenziale di efficienza energetica permetterà di ridurre l’attuale domanda di energia primaria da 7.884 PJ/anno (nel 2005) a 5.366 PJ/anno nel 2050.
Bisognerà aumentare la diffusione dei sistemi per la cogenerazione
di elettricità e calore; incrementando l’efficienza di conversione
dell’energia permetterebbe a impianti a biomasse sostenibili e
geotermici di sostituire i combustibili fossili. La disponibilità di reti per il teleriscaldamento
è anch’essa una condizione chiave per diffondere la cogenerazione su
vasta scala. Nel lungo periodo, la minore domanda di calore a seguito
di interventi di efficienza energetica in edilizia, limiterà
l’espansione ulteriore della cogenerazione.
Per lo studio di Greenpeace sarà comunque il settore elettrico a guidare la rivoluzione energetica: entro il 2050, il 76% dell’energia elettrica in Italia potrà essere prodotta da rinnovabili. A quella data una potenza di 104 GW sarà in grado di produrre 90 TWh/anno di energia elettrica.
Nella produzione di calore, il contributo delle fonti rinnovabili può crescere fino al 64% al 2050: collettori solari termici e biomasse sostenibili sostituiranno sistemi tradizionali di riscaldamento e raffreddamento.
Veniamo ai trasporti.
Per Greenpeace prima di introdurre biocarburanti da produzione
sostenibile, per così’ dire quelli di seconda o terza generazione, è
necessario sfruttare l’ampio potenziale di efficienza energetica. La
produzione di biocarburanti è limitata dalla disponibilità di biomassa
e, a partire dal 2020, i veicoli elettrici avranno un ruolo molto
maggiore.
Per quanto riguarda la conseguenza sulle emissioni di CO2 in Italia
si può osservare che, mentre nello scenario di riferimento le emissioni
relative a processi energetici aumenteranno del 33% entro il 2050, in
quello “energy [r]evolution” diminuiranno da 444 milioni di tonnellate
(dato 2005) a 112 milioni di tonnellate nel 2050, un taglio di circa il 71% rispetto al 1990.
Altro aspetto da considerare, anche in un’ottica di accordo globale, sono le emissioni pro-capite: queste verranno ridotte da 7,6 t/persona a 2,1 t/persona.
Lo scenario Energy [r]evolution comporta un aumento del costo della produzione di energia elettrica
rispetto ad uno scenario tendenziale. Questa differenza sarà inferiore
a 0,5 eurocent per kWh nel 2015. Ma, si spiega nel report, che la
minore intensità di CO2, che già dal 2020 i costi dello scenario energy
[r]evolution saranno vantaggiosi, e nel 2050 addirittura inferiori di
oltre 4 eurocent/kWh rispetto allo scenario tendenziale.
In un
quadro “business as usual” l’aumento della domanda di energia e quindi
dei combustibili fossili, incrementati anche dal prezzo della CO2,
porterebbe a far crescere la spesa di elettricità dagli attuali 8
miliardi di euro all’anno, a oltre 79 miliardi di euro nel 2050.
Quindi, puntare ad una vera rivoluzione energetica, potrà stabilizzare i costi energetici
e ridurre la pressione economica sulle famiglie e sulle imprese. Al
2050 costi della generazione elettrica saranno così pari a un terzo
rispetto allo scenario di riferimento.
Per realizzare gli obiettivi indicati da questo rapporto (vedi dati sintetizzati nella tabella allegata), Greenpeace chiede al governo italiano sei misure chiave :
-
sostenere le richieste
scientifiche per obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con il
limite di 2° centigradi di aumento delle temperature -
eliminare tutti i sussidi a fonti fossili e nucleare
-
fermare l’apertura di nuove centrali a carbone e gli attuali piani di ritorno al nucleare
-
adottare standard vincolanti, ambiziosi e migliorativi per l’efficienza energetica
-
fornire incentivi stabili e definire obiettivi regionali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili (burden sharing)
-
rimuovere le barriere allo sviluppo delle rinnovabili e riformare il mercato elettrico.
Greenpeace Italia con questo documento richiede al
Premier e ai Ministri competenti di lasciare da parte il loro
atteggiamento di retroguardia e seguire le indicazioni del report, per
fare dell’Italia un vero Paese leader nella lotta ai cambiamenti
climatici e nel settore delle nuove energie.