Ridisegnare la fiscalità in chiave ambientale cancellando rendite e privilegi contro l’ambiente e definendo nuove regole di tassazione più trasparenti e chiare per cave, acque minerali, concessioni balneari, rifiuti, consumo di suolo, trivellazioni di petrolio e gas. Il tutto senza creare debito pubblico ne nuove tasse. È questa la ricetta e la sfida che Legambiente lancia oggi al Governo presentando le sue 15 proposte per la legge di Bilancio 2017. Si tratta di 15 interventi chiari fattibili e nell’interesse generale, che riguardano l’economia circolare e i beni comuni, la riqualificazione edilizia e la manutenzione del territorio, il clima e la mobilità sostenibile. Interventi che premiano gli investimenti in innovazione e permettono di reperire le risorse per ridurre il costo del lavoro. Ma per realizzarli è indispensabile che il Governo abbia il coraggio di cancellare rendite e privilegi, non più ammissibili, di cui beneficiano coloro che gestiscono cave, acque di sorgente, concessioni balneari, estrazioni di petrolio e gas… L’eliminazione di queste privilegi consentirebbe, infatti, di generare quasi 2 miliardi di euro ogni anno, a partire dal 2017. Per questo Legambiente, tra le sue 15 proposte, propone ad esempio di fissare un canone minimo in tutta Italia per l’attività estrattiva, di eliminare tutte le esenzioni dalle royalties sulle trivellazioni, di penalizzare lo smaltimento in discarica per favorire il riciclo, di adeguare i canoni per le concessioni balneari e quelli per il prelievo di acque minerali. Ed ancora di rimodulare le accise sui prodotti sulla base di criteri ambientali, di ridefinire le politiche per il settore dell’autotrasporto cancellando i sussidi in vigore.
Legambiente ha presentato le sue proposte oggi a Roma nel corso della conferenza stampa organizzata presso la sala stampa della Camera dei Deputati. All’incontro, coordinato dalla presidente di Legambiente Rossella Muroni, hanno partecipato: Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, Ermete Realacci (Presidente commissione ambiente, Camera dei Deputati), Carlo Stagnaro, Capo della Segreteria del Ministro dello Sviluppo Economico, Arturo Scotto (Presidente gruppo Sinistra Italiana, Camera dei Deputati), Gianni Girotto (Commissione industria del Senato), Agostino Re Rebaudengo (Presidente Assorinnovabili), Stefano Masini (Coldiretti, responsabile ambiente e territorio), Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata).
“Queste proposte – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – dimostrano che vi sono settori in Italia dove, con adeguate politiche, si può tornare a creare lavoro e opportunità. Ed è nell’innovazione energetica, nell’economia circolare, nella qualità dell’offerta turistica, nella valorizzazione delle città, nella diffusione dell’agricoltura biologica e dei prodotti di qualità, che si trova la ricetta da seguire per far ripartire la domanda interna e spingere il made in Italy all’estero. Per questo chiediamo a Parlamento e Governo di avere il coraggio di andare in questa direzione, rilanciando ad esempio gli investimenti relativi al recupero urbano delle periferie e delle rinnovabili, e approvando una finanziaria green in grado di rilanciare davvero l’Italia”.
“Non è vero che gli investimenti in innovazione e ricerca, nella riqualificazione delle città debbano essere rinviati a tempi migliori, a quando saremo fuori dalla crisi. – aggiunge Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – E non è certamente l’Unione Europea l’ostacolo per queste politiche, visto che da anni chiede all’Italia di spostare la tassazione, che oggi pesa sul lavoro, verso il consumo delle risorse ambientali. Per questo con le nostre proposte chiediamo interventi finalizzati, tra l’altro, a ridisegnare la tassazione sull’energia e i trasporti, per togliere privilegi e legarla all’inquinamento prodotto, e a rimodulare l’Iva per premiare i prodotti con minore impatto ambientale. Si potrebbero così rimettere in moto oltre 150 miliardi di Euro, spingendo proprio gli investimenti in innovazione e rilanciando il Made in Italy”.
Come ha evidenziato uno studio della Commissione Europea l’economia italiana potrà crescere di oltre il 23% puntando su innovazione, istruzione e detassazione del lavoro. Una ricetta nota da tempo, che l’Italia dovrebbe intraprendere quanto prima, e che passa dallo spostare il peso della fiscalità dal lavoro al consumo delle risorse e nel dire basta a privilegi e regali alla rendita. “Qualcuno penserà che sia un attacco alle imprese chiedere un adeguamento dei canoni in settori con pochissima trasparenza e rilevanti impatti ambientali – ha continuato Zanchini – Chi può lamentarsi se i canoni per il prelievo di acque minerali, passano da una media incredibile di 0,1 centesimi pagati per litro a 2 centesimi, quando il prezzo medio di vendita è 30 centesimi nella grande distribuzione? Stessi ragionamenti valgono per le cave, gli stabilimenti balneari, lo smaltimento dei rifiuti, le royalties per le estrazioni di petrolio e gas, per questo proponiamo canoni uguali ad altri Paesi europei”.
Secondo l’associazione ambientalista il bilancio dello Stato e la fiscalità in materia ambientale hanno bisogno, oggi più che mai, di trasparenza e di chiarezza sugli obiettivi che si vogliono perseguire. Nel ridisegnare una fiscalità green in grado di rilanciare l’economia italiana, creare lavoro e investimenti in innovazione e riqualificazione, Legambiente mette inoltre in evidenza l’urgenza di interventi in grado di ridefinire una tassazione più trasparente sull’energia (attraverso ad esempio una rimodulazione delle accise sui prodotti energetici sulla base di criteri ambientali) e di rivedere l’Iva sull’acquisto dei prodotti, attraverso aliquote differenziate tra il 4 e il 22% sulla base di trasparenti criteri ambientali. Complessivamente tra accise su energia e trasporti, Iva su beni e prodotti, lo Stato attualmente incassa 150 miliardi di euro che, a parità di gettito, vanno ridistribuiti sulla base di criteri ambientali.
Infine Legambiente propone di sbloccare quegli interventi che sono fondamentali per il territorio e a costo zero per lo Stato. Si tratta di interventi che riguardano la riqualificazione del patrimonio edilizio, l’autoproduzione da fonti rinnovabili, ma anche il suolo agricolo, le bonifiche. Sul fronte della riqualificazione edilizia e della manutenzione del territorio, l’associazione ambientalista propone ad esempio la revisione delle detrazioni per la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio, attraverso incentivi legati al miglioramento delle prestazioni energetiche e all’adeguamento antisismico realizzati negli immobili. L’istituzione di un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani e delle aree pubbliche a partire dal contributo economico dei produttori di rifiuti speciali e pericolosi, sul modello del Superfund americano. Il Recupero dei terreni agricoli e del patrimonio boschivo abbandonato attraverso l’affidamento in concessione a cooperative e imprese nel caso in cui non fossero individuabili i legittimi proprietari. Per quanto riguarda i settori che riguardano l’energia e i trasporti, Legambiente propone di rivedere la fiscalità sull’autoconsumo da fonti rinnovabili (per spingere gli investimenti nelle energie pulite) e quella sui carburanti sulla base di obiettivi ambientali per incentivare innovazione e mobilità sostenibile. Di ridefinire la tassa di possesso degli autoveicoli sulla base di obiettivi ambientali prendendo come riferimento l’inquinamento generato e non la potenza e di ridefinire le politiche per il settore dell’autotrasporto cancellando i sussidi in vigore e introducendo un sistema di premialità legato a innovazioni e interventi di miglioramento delle prestazioni dei veicoli.