Un’estate meteorologicamente parlando a due facce, che ha alternato caldo afoso a trombe d’aria e bombe d’acqua, non ha giovato per niente all’agricoltura nazionale nel suo complesso, anche se alcune colture e zone geografiche (come la viticoltura in Toscana, al contrario dell’olivicoltura) se la sono passata meno peggio. Non è il caso del pomodoro: questa coltura ha subito nel centro-nord Italia un’annata particolarmente difficile, con «un clima instabile tra siccità e violente precipitazioni che ha condizionato fortemente le fasi colturali, provocando una forte flessione produttiva», come spiegano dalla Confederazione italiana agricoltori.
Una situazione drammatica per i lavoratori di settore, nella quale un piccolo spiraglio si apre grazie all’iniziativa di un’importante azienda toscana, la Petti: circa 20 euro in più per ogni tonnellata di pomodoro toscano è il prezzo che riconoscerà agli agricoltori che conferiranno all’industria di Venturina Terme nei prossimi giorni.
«Petti, che ha il suo quartier generale in Toscana, acquista (attraverso Italian Food Spa) prevalentemente il prodotto degli agricoltori consorziati in Aspor, ubicati con le loro aziende nell’areale Livorno-Grosseto. Oltre a un prezzo più equo per il prodotto sui campi – spiega Cia – è particolarmente significativa la presa di posizione del gruppo, per voce del titolare Pasquale Petti, che si è schierato apertamente contro la logica delle aste al ribasso applicate da una parte della grande distribuzione organizzata, minando la sostenibilità del settore. Confidiamo – conclude la Confederazione italiana agricoltori – che l’esempio di Petti con i produttori toscani di pomodoro divenga un processo virtuoso di filiera a cui ispirarsi a livello nazionale, da applicare a più ampio raggio anche per altre produzioni».