Come spiega l’italiana Gioia Falcone, direttrice del Centre for Oil and Gas Engineering della Cranfield University nel Regno Unito, la geotermia è sì riconosciuta come una fonte di energia chiave per il futuro, ma «fino ad oggi meno del 10% del suo potenziale globale è stato sfruttato. Attualmente, solo pochi Paesi la utilizzano in maniera significativa o hanno programmi di esplorazione e sviluppo. Quasi 90 paesi hanno un interessante potenziale geotermico, ma solo 24 la utilizzano attualmente».
Per accedere a questo enorme potenziale latente secondo criteri di sostenibilità – economica, sociale e ambientale – è necessario approcciarvisi con adeguate competenze. Per questo dal prossimo ottobre la Cranfield University inaugurerà un nuovo master in Ingegneria geotermica (presieduto dalla stessa Falcone), promettente corso di studi che si è conquistato l’attenzione dell’Unione geotermica italiana (Ugi).
Istituito – informa la stessa Ugi – per soddisfare la crescente domanda di specialisti in grado di far sì che la geotermia divenga sempre di più un riferimento stabile e duraturo del panorama energetico globale, il master fornirà agli studenti la capacità di sviluppare con successo progetti e applicazioni geotermiche, in un’ottica di riduzione della dipendenza dalle importazioni di energia fossile e di incremento dello sfruttamento delle fonti rinnovabili.
La formazione coprirà sia i fondamenti tecnologici di base, sia la gestione dei sistemi per la produzione di energia geotermica: per ulteriori informazioni si rimanda alla pagina web ufficiale del corso.
