La geotermia in Italia ha una lunga storia che si è meritata un museo a Larderello, proprio nell’area geotermica toscana. Inaugurato nel 1962 (ma presente in forma embrionale già dagli anni ’30) e voluto dalla Società Larderello, il Museo della Geotermia, oggi rinnovato da Enel Green Power, ripercorre le tappe dello sviluppo dell’attività e dell’uso industriale della geotermia, dal periodo etrusco-romano alla storia più recente, passando attraverso la produzione chimica di acido borico a inizio XIX secolo, conseguenza della politica di valorizzazione del territorio promossa dai Granduchi di Toscana.
Allo sviluppo di questa attività hanno contribuito scienziati come Giovanni Targioni Tozzetti e le analisi di campioni di rocce e acque fatte dal direttore delle Farmacie Hoefer cui si deve la scoperta della presenza di acido borico nelle acque del lagone di Monterotondo, in un’epoca in cui questo veniva importato dall’estremo oriente con rilevanti costi economici. Con Francesco Larderel inizia la storia moderna dell’uso di questa risorsa.
Ottenuta la concessione dei lagoni di Montecerboli, inizia l’ascesa della famiglia che nel corso di tutto il secolo XIX ha monopolizzato l’attività dando il nome al luogo simbolo della geotermica: Larderello. Grazie all’intuizione di utilizzare l’energia termica del vapore per fare evaporare le acque, Larderel applica la prima innovazione tecnologica, il ”lagone coperto”, con cui riesce a rendere l’attività particolarmente redditizia e creando posti di lavoro per gli abitanti della zona.
Il percorso espositivo racconta i risvolti economici e sociali dell’industria a cominciare dal Regolamento Generale del 1849, passando attraverso l’attività di perforazione e lo sviluppo di nuove tecnologie; si arriva così agli inizi del 900 quando la direzione della fabbrica passa al Principe Ginori Conti che aveva sposato Adriana, una delle figlie di Florestano De Larderel, nipote di quel Francesco per primo arrivato in Toscana, prendendo in mano una florida attività che, da quasi un secolo, produceva essenzialmente acido borico e trovandosi a fronteggiare l’importazione di acido borico dalle Americhe.
Nascono così i prodotti di filiera del boro e si arriva alla novità dell’utilizzo del fluido per produrre energia elettrica che rilancerà la società. Nell’ultima parte del museo si evidenzia lo sviluppo di questa nuova tecnologia che l’Italia ha esportato in tutto il mondo. Cambiano i cicli di trasformazione, si sperimentano nuovi macchinari e quello elettrico diventa l’utilizzo primario. La Centrale Larderello 3 che entra in produzione negli anni 50 del XX secolo, è la prima centrale dove il fluido geotermico viene utilizzato esclusivamente per produrre energia elettrica.
Il fluido condensato in centrale, fin dagli anni 70, verrà reiniettato nelle formazioni di provenienza per richiudere il ciclo, innovazione applicata per la prima volta nel mondo. La geotermia è nata per estrarre sali dalle acque boriche attraverso l’evaporazione; oggi l’acqua è il vettore che porta l’energia dall’interno della terra alla superficie, un bene prezioso che non va disperso, ma che può essere riavviato nelle formazioni di provenienza.