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Troppi errori sulle rinnovabili

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Incentivi. Allarme del Politecnico di Milano: forte sviluppo per solare ed eolico ma le altre fonti più redditizie restano al palo

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Federico Rendina

Italia record nello sviluppo dell’energia fotovoltaica, a costo di foraggiare la corsa con pesanti oneri sulle bollette. Amplificati, come ben noto, da molti sprechi e troppe speculazioni. Sui pannelli solari ma anche sulle pale eoliche. Ed ecco la nuova gelata. Tutto ciò non basterà, anche nell’augurabile ipotesi di accelerare intanto l’efficienza energetica, per raggiungere gli obiettivi al 2020 per i quali ci siamo impegnati con l’Unione europea. Solare eolico da soli non ce la faranno. Nonostante gli aggiustamenti dell’anno scorso, con i quali si sono spostati con riconosciuta razionalità molti incentivi sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche, non sono adeguatamente sfruttate molte delle fonti verdi che potrebbero dare un contributo decisivo: le bioenergie e la geotermia innanzitutto. E almeno di decise correzioni di rotta «se per ipotesi si volesse raggiungere l’obiettivo al 2020 solo con un nuovo eolico e fotovoltaico, sarebbe necessario uno sforzo sia a livello industriale che di politiche di sostegno che porti a raddoppiare l’attuale potenza installata».
Il warning, con tanto di suggerimenti, viene dall’ultimo report del Politecnico di Milano dal titolo "Quale mix per le rinnovabili al 2020". Si fa notare nello studio che negli ultimi cinque anni abbiamo raddoppiato la potenza delle fonti rinnovabili passando dai 23,6 GW del 2008 a quasi 50 GW di fine 2012 con tassi di crescita medi ponderati il 15% l’anno. Ma la parte del leone l’ha fatta appunto il fotovoltaico, con tassi di crescita annui di oltre 105%. Oltre un raddoppio ogni anno.
Comunque significativa ma molto più contenuta (non oltre il 20%) la crescita dell’eolico, seguita da quella delle bioenergie. Tutto ciò con una spesa complessiva che nel 2012 ha raggiunto i 9,5 miliardi di euro e che in queste settimane ha superato la soglia dei 10 miliardi annuali. Con un ritorno in termini di benefici complessivi che merita qualche riflessione. Correlandolo innanzitutto non alla potenza installata, che nelle rinnovabili come stranoto è un parametro fuorviante, ma con l’energia effettivamente prodotta.
Ecco dunque che su un totale di poco più di 94 gigawattora di produzione elettrica da rinnovabili nel 2012 il fotovoltaico ha contribuito per il 19% drenando più della metà della spesa per incentivi (quasi 6 miliardi di euro, il 63% del totale) mentre le bioenergie hanno contribuito per il 15% drenando il 16% della spesa dell’eolico del 13% drenando l’11% dell’incentivo e il geotermoelettrico un apparentemente modesto 6% ma con appena l’1% della spesa.
Cosa correggere tenendo conto degli obiettivi al 2020? Prima avvertenza: il passaggio dall’attuale 15% di produzione elettrica complessiva da rinnovabili a oltre il 20% va ottenuto escludendo l’idroelettrico, che ora rappresenta oltre il 40% dell’energia verde italiana ed è molto vicino al suo punto di saturazione teorica. Tutto lo dovranno fare le altre fonti.
Solo così sarebbe tra l’altro garantita un’efficace «ricaduta industriale e occupazionale sul territorio nazionale». Cosa che con l’istallazione furibonda di pannelli solari importati soprattutto dall’oriente è clamorosamente mancata.