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Trasporto pubblico, c’è chi punta sul verde

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Rama, azienda pubblica di Grosseto, si allea con partner cinesi per produrre bus a zero emissioni
Un giro d’affari di 50 mln e una chance anche per la Breda Menarini

Fonte: L’Unità

Autore: MASSIMO FRANCHI

Pare una follia. Investire in un settore, il trasporto pubblico locale ramo autobus, abbandonato dalla politica e dalla Fiat (con la chiusura dell’Irisbus) e in pieno deserto produttivo. A Grosseto però la pensano diversamente. E con il progetto italo-cinese Rama Elife (ovevro Rete Automobilistica Maremmana Amiatina ed Electric Life) puntano a diventare leader in Europa nella progettazione, produzione e commercializzazione di una nuova generazione di autobus elettrici collaborando (e rilanciando) l’unica azienda italiana rimasta nel settore: la storica BredaMenarini di Bologna. Il tutto per un giro d’affari che nei soli primi due anni si aggira già sui 50 milioni e, oltre a "salvare" i circa 600 posti di lavoro della BredaMenarini, punta a crearne di nuovi nel Grossetano.
DA GROSSETO A SHANGAI
La storia di questo lucido e folle progetto industriale parte nel 2008. « Eravamo andati in Cina per comprare autobus diesel», racconta l’allora 35enne Marco Simiani, presidente di Rama e Tiemme, l’azienda dei trasporti di Grosseto con 1.100 dipendenti, allargatasi progressivamente a tutta la Toscana del Sud. «E invece a 400 km da Shangai scoprimmo questa fabbrica che produceva un autobus elettrico di 12 metri, 230 km di autonomia e 82 km/h di velocità». Simiani vide subito in quell’autobus una gallina dalle uova d’oro: «Aveva caratteristiche uniche e sconosciute in Europa, dove esistono solo autobus di 6-8 metri con soli 150 km di autonomia e velocità basse e, particolare fondamentale, praticamente allo stesso prezzo. In quattro e quattro otto decidemmo di firmare un accordo di esclusiva per la commercializzazione in Europa» con la Ruihua New Energy Auto di Shangai e la Alfabus Co di Jiangsu. Ad oggi, la domanda di acquisto per autobus ad alimentazione tradizionale di 12 metri in Europa è di circa Smila unità annue: di queste, si stima siano attualmente operativi solo un 3 per cento di mezzi elettrici. I quattro anni intercorsi sono passati per rendere l’autobus cinese omologabile in Europa «con il grande problema di rendere certificate le batterie e allungare a 7 anni la loro durata», specifica Simiani.
E così, ora che il primo autobus è arrivato in Italia, Simiani ha potuto, alla presenza del ministro dell’Ambiente Corrado Clini durante Festambiente, il festival di Legambiente, battezzare la sua new-co Rama Elife. Niente a che vedere con la Fip di Marchionne a Pomiguano: qua si tratta di capitali nuovi con l’aiuto dei partner finanziari importanti (Banca dell’Etruria e Banca della Maremma) per «progettare, costruire e gestire le infrastrutture necessarie come le postazioni di ricarica» per i nuovi autobus. E qui entra in ballo BredaMenarini. L’azienda del gruppo Finmeccanica di Bologna se la passa parecchio male. Produzione praticamente ferma per mancanza di commesse, voci di dismissioni ad un concorrente turco o di interessi di Guidalberto Guidi di Ducati Energia ma con l’interrogativo su possibili speculazioni immobiliari. «Sono loro ad averci cercato – rivela Simiani – e da subito abbiamo apprezzato la professionalità dei lavoratori e del management dell’azienda bolognese. A loro spetterà il compito di re-ingegnerizzare gli autobus cinesi, di dargli quel tocco di made in Italy che può farci fare un ulteriore salto di qualità potendo sfruttare la loro rete commerciale e l’assistenza: dovranno modificare molte parti dei prototipi e, se le cose andranno bene, negli anni prossimi potremo anche produrre direttamente e in toto gli autobus e magari usare questa tecnologia per altri settori dai compattatori dei rifiuti alle ambulanze, alle gru per le costruzioni creando una vera filiera produttiva che andrà dalla progettazione alla realizzazione, all’assistenza». Giovanni Pontecorvo, presidente di BredaMenarinibus, spiega il ruolo di partner in questo modo: «Contribuire allo sviluppo di questo nuovo autobus elettrico ci permette di mettere a fattor comune l’esperienza maturata in tanti anni di lavoro sulle trazioni elettriche. Siamo sempre stati convinti che solo attraverso uno stretto rapporto di collaborazione tra operatori di Tpi e costruttori di autobus si possono sviluppare veicoli sempre più rispondenti alle esigenze del servizio e tali da rendere il Trasporto Pubblico più attrattivo e competitivo nei confronti della mobilità privata».
TECNOLOGIA GEOPOLITICA
E proprio sul tema della tecnologia geopolitica punta il presidente della provincia di Grosseto Leonardo Marras, socio con il 10 per cento di Rama. «Noi e il Comune siamo pienamente soddisfatti di far parte di questa nuova iniziativa industriale anche perché Tiemme in 10 anni non c’è mai venuta a chiedere un solo euro. In più sposiamo in pieno "il matrimonio" con i cinesi perché oramai dobbiamo renderci conto che in campo tecnologico ci hanno sorpassato ed è necessario interloquire con loro anche per rilanciare la nostra industria che diversamente è destinata a perdere. Con questo progetto – continua Marras – pensiamo di poter avere ricadute occupazionali importanti per il territorio, confermandoci leader in Italia nel settore del Trasporto pubblico locale dei bus». «È una dimostrazione – gli fa eco Emilio Bonifazi, sindaco di Grosseto delle capacità che il nostro territorio sa esprimere: la Rama, grazie ad una tecnologia all’avanguardia ecologica ed efficiente, per la prima volta può guardare ai mercati europei puntando su un elemento ormai imprescindibile per tutte le città moderne, la mobilità sostenibile».
VISIONI E OBIETTIVI
«Non siamo dei visionari – chiosa Simiani – siamo consapevoli che il settore del Tpi è stato ammazzato dai tagli statali che hanno ridotto i servizi e dall’aumento del costo del gasolio. Ma noi puntiamo ad aumentare la produttività del settore facendo risparmiare le amministrazioni: con il nostro autobus, le sue caratteristiche uniche, un Comune risparmia 110 euro al giorno rispetto ai bus usati oggi. L’obiettivo è di vendere 100 autobus nei primi due anni per mantenere l’esclusiva sul continente». Per farlo serve partecipare ai bandi di gara: molti in continente, pochissimi in Italia anche se quello della Regione Toscana è molto vicino.