Intorno ai macchinari e alle scrivanie di progettazione, i volti imberbi e senza rughe di ragazzi e ragazze con lo spolverino bianco – serve ad evitare il calamitarsi sugli abiti di micro particelle metalliche – fanno apparire il luogo diverso da quello che è. Sembrano i laboratori di un istituto scolastico professionale. Invece è una fabbrica. Questo, nella Silicon Valdarno, come ormai la chiamano, è un gruppo industriale della green energy (produce moltiplicatori elettronici di potenza), stupefacente per almeno tre motivi. Primo, la sua iperbolica crescita di fatturato e dipendenti. Secondo, al vertice del gruppo si trova un Consorzio che non distribuisce utili tra le aziende associate ma reinveste nel proprio sviluppo fino all´ultimo centesimo guadagnato. Terzo: è di 28 anni l´età media dei suoi dipendenti.
Nell´estate 2010, quando di fatto è nato come sovrastruttura di dieci piccole aziende artigiane hi-tech che già operavano in Valdarno, il gruppo Terra Nuova (si chiama così il Consorzio) poteva contare complessivamente su 98 dipendenti e 9,8 milioni di fatturato delle sue micro aziende, mentre oggi, meno di due anni dopo, impiega 600 addetti e ha chiuso il 2011 con 34 milioni di ricavi. Entro il 2015 punta a moltiplicare il fatturato a 186,2 milioni e a 968 unità l´occupazione che è cresciuta e crescerà anche all´interno di ciascuna delle dieci aziende. Vale la pena rimarcare e sintetizzare le dimensioni di questi numeri che prevedono, in appena cinque anni, di decuplicare l´occupazione da meno di 100 addetti a quasi 1.000 e moltiplicare per 20 il valore della produzione da meno di 10 a quasi 190 milioni di euro.
Il secondo elemento che rende unico nel panorama industriale questo gruppo formato da una filiera di dieci piccole imprese hi-tech è, come accennato, il fatto che il Consorzio al suo apice non spartisce i ricchi guadagni tra i consorziati, ma è vincolato dallo statuto a reinvestirli tutti nell´impresa, che quindi ha goduto in meno di due anni di iniezioni per 4 milioni di euro. «E´ un modello – racconta Luciano Raviola, presidente del Consorzio – che ha suscitato l´interesse di ministeri governativi desolatamente abituati ad elargire finanziamenti a spa e srl dove i soci si spartiscono gli utili e magari anche gli stessi contributi pubblici. Così, invece, si ha la certezza che i finanziamenti arricchiscono solo l´impresa comune perché nulla va ai soci».
Raviola, oltre che presidente del Consorzio, è uno dei manager di punta della vicina Power One (entrambi le aziende si trovano nella zona industriale di Terranuova Bracciolini), la multinazionale texana capace di realizzare straordinarie performance di fatturati e occupazione imponendo la propria leadership mondiale nella produzione di inverters dei pannelli solari, ovvero di quei congegni che evitano la dispersione, regolano e moltiplicano l´energia solare catturata. Le dieci aziende del Consorzio Terra Nuova, già prima della nascita della società consortile comune, lavoravano per Power One. Erano e sono imprese dell´indotto del colosso texano, ciascuna per una fase specifica del processo: c´è chi progetta e fornisce assistenza e chi produce componenti meccanici, chi si occupa di cablaggi e chi di automazione e collaudi, chi di avvolgimenti elettromeccanici e così via. L´idea di Raviola è stata quella di associare queste aziende perché – senza entrare in rotta di collisione con Power One ma anzi continuando a lavorare per la multinazionale con competenze progressivamente accresciute – potessero, attraverso il Consorzio, radicare l´occupazione nel territorio, saldare tra loro la filiera e coordinare le attività, definire a migliori condizioni contratti di fornitura e acquisti, perfezionare le capacità produttive dei singoli e d´offerta complessiva, sviluppare progetti, assemblare e commercializzare prodotti con proprio brand ma anche fornire assistenza ad aziende terze.
Power One resta, attualmente, il committente più importante per Terra Nuova: il Consorzio gli consegna «chiavi in mano» gli inverters che assembla e sono il frutto delle singole lavorazioni dei propri associati. Ma Terra Nuova ha iniziato a lavorare anche per altri, progettando e realizzando moltiplicatori di potenza per motori di rinnovata potenza, e soprattutto a sviluppare la ricerca e la produzione di beni propri. Sta per andare sul mercato col brand Terra Nuova una lampada rivoluzionaria che unisce i vantaggi del led con quelli dell´illuminazione tradizionale e assicura, dunque, bassi consumi, durata moltiplicata rispetto ai led, ma luce diffusa come l´illuminazione tradizionale. Altro progetto in cantiere è la progettazione di una torre eolica che si presenta come un piccolo grattacielo, senza pale, e che quindi garantisce un basso impatto ambientale, con una resa non inferiore grazie alla moltiplicazione di potenza.
Il secondo elemento che rende unico nel panorama industriale questo gruppo formato da una filiera di dieci piccole imprese hi-tech è, come accennato, il fatto che il Consorzio al suo apice non spartisce i ricchi guadagni tra i consorziati, ma è vincolato dallo statuto a reinvestirli tutti nell´impresa, che quindi ha goduto in meno di due anni di iniezioni per 4 milioni di euro. «E´ un modello – racconta Luciano Raviola, presidente del Consorzio – che ha suscitato l´interesse di ministeri governativi desolatamente abituati ad elargire finanziamenti a spa e srl dove i soci si spartiscono gli utili e magari anche gli stessi contributi pubblici. Così, invece, si ha la certezza che i finanziamenti arricchiscono solo l´impresa comune perché nulla va ai soci».
Raviola, oltre che presidente del Consorzio, è uno dei manager di punta della vicina Power One (entrambi le aziende si trovano nella zona industriale di Terranuova Bracciolini), la multinazionale texana capace di realizzare straordinarie performance di fatturati e occupazione imponendo la propria leadership mondiale nella produzione di inverters dei pannelli solari, ovvero di quei congegni che evitano la dispersione, regolano e moltiplicano l´energia solare catturata. Le dieci aziende del Consorzio Terra Nuova, già prima della nascita della società consortile comune, lavoravano per Power One. Erano e sono imprese dell´indotto del colosso texano, ciascuna per una fase specifica del processo: c´è chi progetta e fornisce assistenza e chi produce componenti meccanici, chi si occupa di cablaggi e chi di automazione e collaudi, chi di avvolgimenti elettromeccanici e così via. L´idea di Raviola è stata quella di associare queste aziende perché – senza entrare in rotta di collisione con Power One ma anzi continuando a lavorare per la multinazionale con competenze progressivamente accresciute – potessero, attraverso il Consorzio, radicare l´occupazione nel territorio, saldare tra loro la filiera e coordinare le attività, definire a migliori condizioni contratti di fornitura e acquisti, perfezionare le capacità produttive dei singoli e d´offerta complessiva, sviluppare progetti, assemblare e commercializzare prodotti con proprio brand ma anche fornire assistenza ad aziende terze.
Power One resta, attualmente, il committente più importante per Terra Nuova: il Consorzio gli consegna «chiavi in mano» gli inverters che assembla e sono il frutto delle singole lavorazioni dei propri associati. Ma Terra Nuova ha iniziato a lavorare anche per altri, progettando e realizzando moltiplicatori di potenza per motori di rinnovata potenza, e soprattutto a sviluppare la ricerca e la produzione di beni propri. Sta per andare sul mercato col brand Terra Nuova una lampada rivoluzionaria che unisce i vantaggi del led con quelli dell´illuminazione tradizionale e assicura, dunque, bassi consumi, durata moltiplicata rispetto ai led, ma luce diffusa come l´illuminazione tradizionale. Altro progetto in cantiere è la progettazione di una torre eolica che si presenta come un piccolo grattacielo, senza pale, e che quindi garantisce un basso impatto ambientale, con una resa non inferiore grazie alla moltiplicazione di potenza.