Quanti di voi sanno che in Puglia, a Santa Cesarea, nel Salento, esiste un’acqua termale con una composizione chimico/termica unica in Italia?
La concentrazione di zolfo (27mg/lt.) e la temperatura di circa 30°C fa la differenza rispetto a tutte le altre sorgenti termali del nostro Paese.
‘Tutto ciò è poco noto – dichiara Mario Lerario, dirigente della Regione Puglia preposto a seguire le vicende delle terme salentine – a causa della crisi del ‘welfare State (Stato del benessere), la quale – per ricaduta – ha riguardato anche le politiche termali regionali’.
La sorgente di Santa Cesarea proviene da una zona carbonatica profonda del Mar Adriatico prospiciente le sponde albanesi. La temperatura del serbatoio di alimentazione si trova a circa 2mila metri di profondità e si aggira sui 90°C. La sorgente – man mano che attraversa gli strati del fondo marino e si dirige verso la superficie – perde termia e salinità (diventa più leggera) e fuoriesce ad una temperatura di circa 30°C. Non ci sono in Italia realtà similari.
La componente chimica risulta da un mix di zolfo, ioduri, bromuri e solfuro di idrogeno che la medicina suggerisce di utilizzare per curare le patologie broncorespiratorie, dermatologiche e ginecologiche. Queste peculiarità sono note fin dall’antichità perchè descritte dagli storici come Aristotele (III secolo a.C.), Strabone, Claudiano e Leto (rispettivamente I, III e il XV secolo).
La ricerca che ha messo in evidenza queste caratteristiche è nata nell’Istituto di ricerca per la protezioni idrogeologica (Irpi)/CNR in collaborazione con l’università di Bari grazie ad una virtuosa sinergia multidisciplinare (geologico e idrogeologico, geochimico e geostrutturale) che ha animato il lavoro di un gruppo di ricercatori (Maurizio Polemio, Livia Zuffianò, Giuseppe Paladino e Pierpaolo Limoni ) coordinati da Francesca Santaloia, responsabile scientifica per gli studi sulla protezione idrogeologica del CNR. Per la parte geologica ha collaborato il geologo Domenico Liotta.
Lo studio che ha analizzato il potenziale geotermico delle acque affioranti nelle terme salentine è stato inoltre condotto con la partecipazione di Regione Puglia e società Terme di Santa Cesarea e rientra in un progetto pilota nazionale denominato VIGOR (Valutazione del potenziale Geotermico delle regiOni della conveRgenza) frutto dell’intesa tra il Mise ed il CNR.
VIGOR intende stimolare le politiche energetiche italiane (ferme all’eolico e al fotovoltaico) verso l’impiego dell’energia geotermica. Se è vero che il nostro pianeta si salva riducendo i consumi energetici e le emissioni nocive e favorendo le rinnovabili, perché non si fa decollare la geotermia che invece stenta ad affermarsi?
Nei dintorni di Santa Cesarea esistono sorgenti geotermiche non utilizzate che disperdono la loro energia in mare. Il progetto VIGOR – al riguardo – indica una serie di proposte innovative scaturite dallo studio dei principali impianti europei.
Ce n’è per tutti. Per i privati che intendano climatizzare la propria casa e ottenere acqua calda sanitaria, per le aziende che vogliano includere l’uso del calore geotermico nella produzione. Per i Comuni interessati al teleriscaldamento di Paesi o al riscaldamento di impianti pubblici e piscine. Fino alle grandi società interessate alla produzione di energia elettrica o alla climatizzazione di grandi impianti industriali.
Ricapitolando. La Puglia con Santa Cesarea ha un patrimonio geotermico di indiscusso valore che per le ragioni già raccontate non ha eguali in Italia. Cosa osta il suo sviluppo ed il suo utilizzo a scopi energetici? La Puglia è stata una regione pioniera per le rinnovabili. Perché non dare compiutezza alle note politiche energetiche ‘green’ esplorando il potenziale marino di cui è naturalmente dotata? E’ solo questione di sensibilità politica? Eppoi, le terme con l’annessa struttura alberghiera (hotel Palazzo che risale al 1900) hanno un potenziale turistico ancora inespresso che incentivato adeguatamente darebbe impulso al turismo/benessere destagionalizzato in grado di dare una spinta ulteriore alla crescita di un territorio sulla cresta dell’onda da oltre un decennio.