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Teleriscaldamento: da Piancastagnaio il rilancio della tecnologia che vuole bene all’ambiente e al portafoglio.

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In Toscana, nel 2014, grazie a questa tecnologia, risparmiate 28.000 TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) ed evitata l’emissione di 61.000 tonnellate di CO2. Per le utenze domestiche i risparmi si aggirano intorno ai 500 euro/anno.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Interessanti spunti di riflessione al seminario organizzato dal Comune di Piancastagnaio (SI) e da CoSviG (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche) mercoledì 20 Gennaio sul tema “Il teleriscaldamento geotermico. Le esperienze in Toscana”, che, con importanti ospiti e dati di sicuro interesse, rilancia l’utilizzo di questa collaudata tecnologia che strizza l’occhio alla lotta ai cambiamenti climatici e consente tangibili risparmi economici nei bilanci familiari (e aziendali).
Il sindaco di Piancastagnaio, Luigi Vagaggini, nel salutare gli ospiti e il pubblico intervenuto, ha voluto ricordare come proprio Piancastagnaio sia stato il primo comune geotermico dell’Amiata, pur non disponendo, ancora, di un impianto di teleriscaldamento (unica eccezione il vapordotto che rifornisce due importanti aziende locali). “Ci stiamo muovendo per portare il teleriscaldamento nella zona industriale -ha dichiarato- e abbiamo numerose richieste di allaccio ma in tutte le altre zone non abbiamo analoghe manifestazioni di interesse. Ci auguriamo che questo convegno possa servire anche a darci indicazioni su eventuali opportunità future in questo senso”.
All’Ing. Carcioffo, vicepresidente di AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano), è spettato il compito di introdurre il concetto di teleriscaldamento. “Il teleriscaldamento è una tecnologia versatile e può essere utilizzata con una molteplicità di fonti (geotermia ma anche gas naturale, biogas e/o incenerimento dei rifiuti, biomasse ed esistono anche piccole esperienze di solare termico). Al di là del tipo di alimentazione utilizzata, il teleriscaldamento è uno strumento che consente di abbattere sensibilmente l’impatto ambientale della somministrazione di calore negli edifici”. Una tecnologia promettente che, tuttavia, ci vede in Europa come il proverbiale fanalino di coda nella classifica dei paesi che ne fanno utilizzo. Anche le condizioni climatiche del nostro paese non ne favoriscono la diffusione, e non a caso  in Italia i principali impianti di teleriscaldamento sono localizzati nel nord (Brescia, Torino, ecc.), fissando intorno al 4,5%  la popolazione nazionale servita, ed è bene ricordare che la parte del leone tra le fonti che li alimentano spetta ancora al gas naturale.
Di teleriscaldamento geotermico in particolare ha parlato Sergio Chiacchella, direttore generale di CoSviG, portando l’esperienza toscana in questo settore. “La geotermia è innanzitutto una fonte identitaria, che caratterizza in maniera inequivocabile i territori su cui insiste, sin dall’antichità. Il nostro paese e la nostra regione sono stati i primi al mondo ad utilizzare questa fonte per la produzione di energia elettrica e la nostra tecnologia e know how è esportata in tutto il mondo”.  È bene ricordare infatti che l’Italia è il primo produttore di elettricità da fonte geotermica nell’Unione Europea e il sesto al mondo. 
Ma come sappiamo non esiste solo la produzione di elettricità, ma anche l’uso diretto della frazione calore dei fluidi geotermici. E tra le numerose applicazioni di uso diretto del calore troviamo proprio l’alimentazione di reti di teleriscaldamento. Le aree interessate dalla geotermia in Toscana sono caratterizzate da una bassissima densità abitativa e questo comporta un elevato costo dell’investimento iniziale per realizzare un sistema di teleriscaldamento. “Questo è probabilmente l’unico punto critico di questa tecnologia, ma una volta installata, come dimostrano gli esempi ormai consolidati sia nella zona geotermica tradizionale, sia in Amiata, i benefici superano ampiamente i costi”.
Il primo esempio di teleriscaldamento geotermico urbano in Italia è del 1955 a Larderello, anche se si dovrà aspettare il 1985, con il teleriscaldamento di Castelnuovo Val di Cecina per il primo impianto di concezione “moderna”. A questi sono seguiti gli altri impianti e le estensioni delle reti per completare un quadro che adesso vede coperti (oltre appunto a Castelnuovo Val di Cecina) anche i Comuni di Pomarance, Monterotondo Marittimo, Monteverdi Marittimo, Santa Fiora, Montieri, Radicondoli (in corso d’opera) e per ultimo, in ordine temporale, Chiusdino i cui lavori sono in fase d’appalto.
Impianti che nel 2014 (i dati relativi al 2015 sono ancora in elaborazione) hanno consentito un risparmio di 28.000  tonnellate di petrolio equivalente (TEP) ed evitato l’immissione in atmosfera di 61.000 tonnellate di CO2. Dati che -insieme alle cifre relative al sempre crescente ricorso alle pompe di calore geotermiche- disegnano un quadro in cui la geotermia appare come una fonte straordinariamente dinamica, dalle enormi prospettive di sviluppo e su cui continuare ad investire.
A Emanuele Ghelardi, responsabile di uno studio di progettazione, il compito di illustrare alcune particolarità tecniche e costruttive dei moderni impianti di teleriscaldamento geotermico, evidenziando in particolare le possibili soluzioni ai problemi di ripristino ambientale a seguito degli interventi di posa delle reti.
Dopo gli aspetti tecnico costruttivi di un rete di teleriscaldamento, Roberto Amidei, ne ha illustrato gli aspetti gestionali prendendo come riferimento l’esperienza dell’azienda GES di cui è Direttore. GES (Geo Energy Service) è una società in house del Comune di Pomarance che, attraverso un processo di fusione con Monteverdi Energia, oltre agli impianti storicamente gestiti sta prendendo in carico anche i teleriscaldamenti del vicino comune di Monteverdi M.mo e della frazione di Canneto. Tra le principali difficoltà riscontrate è l’utilizzazione di impianti costruiti in tempi diversi e quindi con tecnologie differenti e che necessitano di una progressiva standardizzazione. Inoltre Amidei ha evidenziato la necessità di rendere modulabile l’offerta di calore, a seconda dei vari periodi dell’anno.  Una peculiarità positiva degli impianti di teleriscaldamento è quella di poter utilizzare fluido geotermico non idoneo alla produzione di elettricità e che una volta estratto rischia di non essere utilizzato. Con il teleriscaldamento invece si può sfruttare questa ulteriore fonte a costi ridotti (4 su 7 impianti gestiti da GES utilizzano proprio questa risorsa). I risparmi per l’utenza domestica con la rete di teleriscaldamento ammontano a circa 500 euro all’anno, considerando non solo le economie per il riscaldamento ma anche il risparmio dei consumi elettrici nelle lavatrici/lavastoviglie, essendo gli impianti moderni predisposti anche per la fornitura di acqua sanitaria. 
A chiudere il cerchio riallacciandosi all’intervento introduttivo del sindaco Vagaggini ha pensato Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia per Enel Green Power che ha voluto far chiarezza sul motivo della mancata realizzazione di teleriscaldamento a Piancastagnaio. In sostanza, secondo Montemaggi, per allacciare 1.000 utenze serve un investimento di circa 12 milioni di euro (ammortizzabile in 20-25 anni   con una media di 1500 ore/anno di utilizzo per famiglia) con una previsione di funzionamento della rete ipotizzabile almeno intorno ai 30-50 anni. La differenza tra l’uso di fonti tradizionali autonome (biomassa, GPL, gasolio) sta proprio nell’inversione delle spese: nei sistemi autonomi, il 90% del costo energetico a carico delle famiglie è legato al consumo delle fonte combustibile, e solo il 10% ai costi dell’impianto; nel teleriscaldamento è l’opposto, la fonte è pressoché gratuita (un ventesimo rispetto al metano) ma l’investimento iniziale è corposo. Per questo è necessario anche l’intervento dello stato per contribuire a rendere sostenibile l’impianto, con crediti d’imposta e i contributi d’allaccio, per non parlare dei certificati bianchi. In ogni caso qualsiasi investimento è sostenibile solo se c’è un reale interesse da parte della cittadinanza, la quale -di contro- è interessata solo se c’è un risparmio tangibile (almeno la metà) rispetto all’utilizzo delle fonti convenzionali. Ecco quindi che la scelta di fare o non fare il teleriscaldamento a Piancastagnaio non è solo di tipo politico-istituzionale, ma anche di mercato. Se non c’è la richiesta da parte dell’utenza, l’impianto non è economicamente sostenibile.
Nella seconda sessione, dedicata ai “Teleriscaldamenti nell’area geotermica visti dalle Amministrazioni”, è spettato ad alcuni amministratori raccontare il loro “teleriscaldamento”. In particolare sono intervenuti Loris Martignoni (sindaco di Pomarance), Nicola Verruzzi (sindaco di Montieri), Alberto Balocchi (in rappresentanza del sindaco di Santa Fiora) ed Emiliano Bravi (sindaco di Radicondoli), ciascuno portatore di una diversa esperienza nell’uso del calore della terra.
A concludere la giornata, una tavola rotonda dedicata a quelle che sono “Le opportunità per gli operatori economici”, all’interno della quale sono intervenute le aziende Vapori di Birra (birrificio geotermico), GeoSerra e Parvus Flos (serre geotermiche), Garland (pelletteria) e Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili che -in modi diversi- sono riuscite a trarre vantaggio dal ricorso ad un’energia sempre più sostenibile e amica dell’ambiente. Vantaggi che poi sono destinati -direttamente ed indirettamente- a ricadere su tutto il territorio.