MASSA MARITTIMA. Si è parlato della possibilità dello sfruttamento del calore della terra per riscaldare le abitazioni di Massa Marittima e dintorni, nel convegno organizzato dal Comune che si è tenuto ieri nella sala dell’Abbondanza.
Presenti all’evento, ovviamente, il sindaco di Massa Marittima Lidia Bai; Piero Ceccarelli, presidente di Cosvig Srl; Lio Ceppatelli, direttore della divisione geotermica di Enel Green Power; Fausto Ferraresi, direttore della divisione teleriscaldamento di Hera e presidente dell’asssociazione italiana riscaldamento urbano; Alessandro Sbrana, professore di geotermia presso il dipartimento di scienze della terra dell’università di Pisa; Roberto Amidei, direttore di Geo Energy Service; Carlo Piemonte, ricercatore presso il Dipartimento di ingegneria civile, architettura, territorio ed ambiente dell’università di Brescia ed, infine, Edo Bernini che è il responsabile del settore Energia della Regione Toscana.
Nel corso del convegno sono stati presentati oltre ad esempi come Pomarance e Monterotondo, dove la geotermia è già realtà, anche un’indagine di fattibilità sul territorio comunale di Massa Marittima. Ed è questa la cosa che più ha interessato i tanti che affollavano la sala.
Come hanno spiegato i relatori la geotermia è già ampiamente sfruttata in molti paesi dell’Europa come Polonia, Francia e Germania, ma grandi e funzionali impianti sono stati realizzati anche in Italia, ed hanno citato come esempio a Ferrara.
Massa Marittima, da questo punto di vista, si presterebbe alla realizzazione di impianti efficaci e, inoltre, non molto onerosi.
«Nel sottosuolo della città – come ha spiegato, infatti, il professore di geotermia dell’università di Pisa, Alessandro Sbrana – i fluidi caldi circolano da milioni di anni; dalle ricerche condotte dall’Enel e dal Centro nazionale delle ricerche, sono state rinvenute a Massa Marittima e, precisamente nella zona lato mare della città, sorgenti termali e pozzi con fluidi a 50 gradi». E non è finita qui.
Nella parte orientale, sono presenti pozzi a temperature maggiori, ad un livello abbastanza superficiale (200-300 metri).
Per quanto riguarda la parte settentrionale della città, invece, mancano ancora i risultati della ricerca.
«Sono già stati realizzati progetti preliminari – ha poi spiegato Amidei il professore, autore dello studio di prefattibilità – per reperire le risorse in loco attingendo dai pozzi più vicini (soluzione detta a bassa e media entalpia) o per collegare tramite tubazioni Massa Marittima con le risorse che si trovano tra la città e Monterotondo Marittimo (soluzione ad alta entalpia)».
Questa seconda soluzione naturalmente sarebbe più onerosa.
«Visto che per parlare di teleriscaldamento occorrono temperature tra i 70 e gli 80 gradi centigradi, nel caso di temperature di partenza inferiori – spiega Sbrana – si tratterebbe di innalzarle con pompe di calore».
I costi di un impianto, come spiegato dagli esperti sono, tutto sommato da considerarsi bassi; si aggirano al di sotto del milione di euro, a fronte, però, di un risparmio di spesa per gestori ed utenze pari al 30% in meno della spesa per il riscaldamento con metano.
«La possibilità di adottare questo tipo di energia pulita – ha commentato il sindaco Lidia Bai – è molto interessante per la città ed i suoi dintorni. L’amministrazione comunale dovrà però procedere con tutte le dovute verifiche sulla sostenibilità economicità dell’impianto, ma anche sull’impatto ambientale dello stesso, per non parlare dell’effettivo abbattimento dei costi sulle tariffe del riscaldamento per gli utenti che ne usufruiranno». Un cammino ancora lungo ma che, a suo avviso, merita di essere percorso.