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Svolta scientifica sulla geotermia toscana: le emissioni di gas serra sostitutive di quelle naturali

Monni: «La geotermia è un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica». Bravi: «Questo workshop scientifico può rappresentare la prima pietra per dire che finalmente la Toscana si muove compatta sulla geotermia»

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Monni: «La geotermia è un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica». Bravi: «Questo workshop scientifico può rappresentare la prima pietra per dire che finalmente la Toscana si muove compatta sulla geotermia»


La coltivazione della geotermia toscana non ha alcun impatto negativo sul clima, anzi è minore di zero perché va a ridurre il rilascio di gas serra che comunque avverrebbe dal suolo per degassamento naturale.

È questo il concetto al cuore del workshop scientifico organizzato il 13 dicembre da Enel Green Power, che ha chiamato a raccolta a Larderello la comunità scientifica attiva sul progetto Deep Carbon, con ricercatori dal CNR all’Università di Pisa, dal Politecnico di Milano all’Università “La Sapienza” di Roma, a RINA Consulting.

Un punto di svolta dopo anni di incertezze e fake news.

«È stato faticoso arrivare a questa visione unitaria, ma il workshop scientifico di oggi può rappresentare la prima pietra per dire che finalmente la Toscana si muove compatta sulla geotermia – spiega il presidente del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG), Emiliano Bravi – siamo arrivati a questo risultato col lavoro di tutti, e la speranza adesso è continuare su questa strada. Il Consorzio che rappresento è pronto a lavorare con ancora maggiore intensità per portare avanti in modo unitario gli interessi di tutta la Toscana dal cuore caldo».

Un indirizzo chiaro nel merito è arrivato direttamente dall’assessora all’Ambiente della Regione Toscana, Monia Monni, intervenuta in apertura del workshop: «La geotermia è un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica della Toscana, se tutti i soggetti coinvolti collaboreranno per la sua piena valorizzazione: da sottolineare il potenziale di questa risorsa per i territori dov’è presente, spesso caratterizzate da spopolamento, non facilmente raggiungibili e con scarse opportunità lavorative. Investire sulla geotermia significa renderli più attrattivi: un’opportunità di sviluppo su cui tutti i cittadini dovranno essere pienamente coinvolti e informati, spiegando che qui stiamo facendo qualcosa di davvero utile per cambiare il mondo», contro la crisi climatica in corso.

Finora i vantaggi legati all’uso della geotermia erano già chiari: questa fonte rinnovabile è già oggi in grado di soddisfare il 34% circa del fabbisogno elettrico regionale, oltre a fornire calore utile a riscaldare oltre 10 mila utenze, 30 ettari di serre e aziende della filiera agroalimentare e dell’artigianato.

Adesso è altrettanto chiaro che la CO2 in uscita dalle centrali è pienamente sostitutiva di quelle naturali.

Ad esempio, il flusso naturale di CO2 nell’area vulcanica geotermica è almeno 10 volte superiore all’emissione delle centrali.

Più precisamente, sull’Amiata ad esempio meno del 7,9% di tutte le emissioni di CO2 sono legate ai rilasci delle centrali: si tratta di circa 1.400 ton/giorno su un flusso totale stimato in quasi 18mila ton/giorno.

Ma anche quelle 1.400 tonnellate non sono prodotte dalle centrali, semplicemente rilasciate.

Se non ci fossero le centrali, sarebbero comunque arrivate in atmosfera sbucando altrove dal terreno, tramite emissioni diffuse o massive.

«Come impattano le centrali geotermiche come sull’ambiente? Lo migliorano – sintetizza nel merito Alessandro Sbrana dell’Università di Pisa – La re-iniezione fa addirittura diminuire il rilascio di CO2 in atmosfera, dunque andrebbero ripensati anche i meccanismi di premialità a livello internazionale per favorire l’impiego di questa risorsa».

Si tratta di un punto di svolta nella comprensione scientifica della Toscana dal cuore caldo, cristallizzato in due studi pubblicati sulla prestigiosa rivista Energies – i cui contenuti sono stati anticipati nei mesi scorsi su queste pagine, qui e qui – ed illustrati a Larderello direttamente dai ricercatori che hanno curato gli studi, stimolando un nuovo indirizzo politico nel merito.

«Nel corso del workshop – conclude Bravi – la Regione ha preso posizione in modo chiaro sulla geotermia, la comunità scientifica si è espressa in modo altrettanto limpido sulla sostenibilità di questa fonte rinnovabile, ed Enel, che da sempre gestisce in modo trasparente le centrali geotermiche toscane, con un knowhow apprezzato nel mondo, ha mostrato l’ambizione di continuare a migliorare performance e ricadute sul territorio. Le dichiarazioni rilasciate oggi a Larderello dall’assessora Monni sono state molto importanti, mettendo una pietra tombale sopra il rischio di divisioni: la parte politica e amministrativa si muove compatta verso il riconoscimento della geotermia come valore aggiunto, non solo in termini di sostenibilità ambientale ma anche di sviluppo socioeconomico del territorio».