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Svizzera in viaggio verso il centro della Terra

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La Svizzera detiene il primato nello sfruttamento del calore terrestre: è il paese con la più alta densità di installazioni geotermiche del mondo. Mancano però le centrali per la produzione di elettricità, contrariamente all’Italia, pioniera da un secolo

Fonte: SwissInfo.ch

Autore: Luigi Jorio

La Confederazione è il paese dei buchi, ma questa volta formaggio e
gallerie non c’entrano. I buchi in questione non si vedono, celati
nelle viscere della Terra.

Con 50mila installazioni che sfruttano
il calore del sottosuolo (aria e acqua), la Svizzera presenta la più
alta densità di impianti geotermici del mondo. Sonde verticali e pompe
termiche sono utilizzate per riscaldare abitazioni, uffici, alberghi e
serre durante i mesi invernali. In estate s’inverte il procedimento e
il calore in eccesso è trasferito al sottosuolo.

Questa forma di
energia piace a famiglie ed imprenditori – i maggiori costi
d’installazione sono ammortizzati dopo qualche anno – e le richieste di
impianti geotermici non cessano di crescere.

«Il numero di sonde è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni»,
conferma Daniel Pahud, responsabile del Centro ticinese di promozione
della geotermia.

Elettricità toscana

Maestra nel recupero
del calore della Terra, la Svizzera sta invece ancora imparando come
riuscire a ricavarci dell’elettricità. Sul suo territorio non è in
funzione alcuna centrale geotermica, contrariamente a Germania o
Italia, che con il suo l’impianto in Toscana è stata la prima a
produrre energia elettrica dal suolo (vedi dettagli a fianco).

«L’Italia
ha la fortuna di avere dell’acqua calda che risale fino quasi in
superficie», spiega Daniel Pahud. «Non è stato difficile utilizzare il
calore per produrre elettricità».

«In Svizzera non esistono
vulcani e il profilo geologico è diverso; per trovare fonti di calore
importanti bisogna scavare in profondità, giù fino a 5 km».

Il
viaggio verso il centro della Terra è tuttavia insidioso, ricco
d’incognite. Le difficoltà incontrate durante la perforazione della
crosta terrestre a Basilea, dove col progetto Deep Heat Mining si punta
alla costruzione della prima centrale geotermica del paese, lo
dimostrano.

La terra trema

Tecnologico
e innovativo, il futuro impianto di Basilea dovrebbe essere il
precursore di una serie di centri di produzione d’elettricità su scala
industriale.

L’idea prevede di iniettare acqua fredda a 5mila
metri di profondità, dove la roccia raggiunge i 200 gradi. L’acqua
riscaldata verrebbe poi pompata in superficie, prima di essere
utilizzata per fornire elettricità a 10mila economie domestiche.

Dopo
i primi buchi la terra ha però iniziato a tremare e il progetto è stato
bloccato nel 2007 (vedi Altri sviluppi). Le scosse sismiche originate
dall’iniezione di acqua ad alta pressione hanno spinto le autorità
cantonali e la ditta responsabile degli scavi, la Geopower SA, a
sospendere i lavori. Non si riprenderà prima di aver analizzato
accuratamente i rischi.

«La grande difficoltà è che non sappiamo
cosa ci sia esattamente sotto alla superficie», riconosce Daniel Pahud,
responsabile del Centro ticinese di promozione della geotermia.
«Possiamo rilevare diversi parametri, ma spesso bisogna procedere per
estrapolazione. È il rischio del nostro mestiere: il successo non è
garantito»

Nucleare al naturale

Complessa e con
molte incertezze, la scienza che studia le caratteristiche e le
proprietà dell’universo che sta sotto ai nostri piedi fatica ad
ottenere l’auspicato appoggio. Nella contesa col Sole e il Vento, la
Terra esce sconfitta, come costata Daniel Pahud: «Rispetto ad altre
energie rinnovabili le risorse a disposizione della geotermia sono
limitate».

Nel 2008, l’Ufficio federale dell’energia (UFE) ha
investito nella geotermia circa 1,5 milioni di franchi. «I fondi
destinati alla geotermia nel quadro del programma della Confederazione
Svizzera Energia – spiega Markus Geissmann dell’UFE – rappresentano il
12% del budget consacrato alle energie rinnovabili».

Il
potenziale delle fonti geotermiche è elevato. La produzione di
elettricità non comporta emissioni di CO2 e la materia prima, il
calore, è presente in modo permanente tutto l’anno, indipendentemente
dalle condizioni atmosferiche.

«Si tratta di un’energia
nucleare…”al naturale”», osserva Kathy Riklin, deputata in parlamento
e geologa. Alla base dell’energia termica della Terra vi sono in
effetti dei processi di decadimento radioattivo di elementi presenti in
natura, come l’uranio.

Attualmente, l’elettricità ottenuta
sfruttando la geotermia rappresenta meno dell’1% della produzione
mondiale. «Sarebbe un bel passo avanti, se un giorno la Svizzera
arrivasse a coprire anche solo il 3-4% del suo fabbisogno con questa
energia», ci dice la presidente della Società svizzera per la geotermia.

Geotermia dalla A alla Z

Secondo
il responsabile del Centro di ricerca in geotermia (CREGE) di
Neuchâtel, François-David Vuataz, la Svizzera dispone delle tecniche
necessarie, ma non sa dotarsi dei mezzi per svilupparle. «Stiamo
perdendo l’occasione per profilarci nel campo delle energie
rinnovabili», deplora, sottolineando le difficoltà a sviluppare i
progressi della ricerca a livello industriale.

Paesi come la
Germania, annota Vuataz, non non hanno dormito e nel campo dello
sfruttamento di sole, vento e terra sono già più avanti.

Per
colmare parte delle lacune, dal 2009 il CREGE offrirà, in
collaborazione con l’Università di Neuchâtel, la possibilità di seguire
un percorso accademico completo. Il nuovo master in geotermia attirerà
probabilmente ricercatori di tutta Europa: sarà in effetti la prima
formazione completa del Vecchio continente