Il Sud è l’area del Paese con il maggior potenziale di energie rinnovabili: in base agli ultimi dati disponibili del 2010 esaminati in un rapporto dello Svimez presentato nei giorni scorsi, il 66% della produzione di energia verde si concentra nel Mezzogiorno, rispetto al 34% del Centro-Nord, con la Puglia che concorre per il 18,6% al totale nazionale. Per questo occorre puntare sulle rinnovabili e la geotermia in particolare per promuovere l’autosufficienza energetica del Paese, abbattere i costi energetici delle aziende italiane e meridionali, tuttora superiori alla media europea, e integrare le politiche energetiche con i paesi mediterranei.
In base agli ultimi dati disponibili del 2010 appunto la produzione di energia da fonti rinnovabili al netto di idraulica e geotermia è concentrata per il 66% nel Mezzogiorno rispetto al 34% del Centro-Nord. Tra le regioni meridionali la Puglia spicca con il 18,6% della produzione nazionale, e la fa da padrona soprattutto nel solare (21,7%), eolico (23,1%, appena dietro la Sicilia, a 24,2%) e bioenergie (13,8%, seguita dalla Campania con l’8,8%). Il tasso di dipendenza energetica dell’Italia, si legge nella relazione, cioè il rapporto tra saldo import/export di energia e il consumo lordo, è l’81%, contro una media dell’Ue a 27 del 53,8% (con la Gran Bretagna al 36% e la Francia al 48,9%). Il nostro mix energetico è inoltre molto più sbilanciato verso le fonti più costose (il 54% dell’elettricità nazionale proviene dal gas naturale, contro una media Ue del 22%, e il 10% dal petrolio, contro una media Ue del 3%). I costi dell’energia elettrica sostenuti dalle imprese italiane, inoltre, sono molto più alti della media Ue. Un’azienda del Sud paga 1.547 euro all’anno in più rispetto alla media Ue, pari allo 0,6% del valore aggiunto, contro lo 0,58% dell’Italia. In altri termini le aziende italiane pagano quasi 8 miliardi in più di quelle europee all’anno.
Sul fronte delle rinnovabili una strada fondamentale da battere è lo sviluppo della geotermia, utilizzata attualmente in Italia solo in Toscana, con 33 impianti. Le aree italiane con la maggiore ricchezza geotermica si trovano proprio nel Mezzogiorno, analizza il direttore dello Svimez Riccardo Padovani, lungo il Tirreno meridionale, in Campania, Sicilia, in un’enorme area off shore che va dalle coste campane alle Isole Eolie e, in misura minore, in Sardegna e in Puglia. L’energia geotermica presenta il più alto potenziale di sviluppo (pari a livello mondiale a circa tre volte più del solare e dieci volte più dell’eolico) e può offrire, diversamente dalle altre fonti rinnovabili, una produzione continua e costante, una elevata versatilità di dimensione di impianto. Last but not least, le tecnologie di utilizzo industriale italiane sono estremamente competitive, quindi pronte a essere valorizzate. Un adeguato supporto dello Stato a sostegno degli investimenti necessari nel lungo periodo sarebbe particolarmente redditizio. In questo senso, secondo Padovani, è «immotivata» la scelta di ignorare la geotermia dalla «Strategia energetica nazionale», il piano energetico nazionale emanato lo scorso marzo 2013 dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.