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Sulle fonti alternative possibile «manovra» da 700 milioni annui

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La misura. Bozza del decreto «Fare bis»

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Carmine Fotina

Nella bozza del decreto del «Fare 2» non c’è solo l’emissione di bond per coprire nei prossimi anni parte degli oneri per gli incentivi alle rinnovabili. Il pacchetto energia del ministero dello Sviluppo economico contiene anche un’opzione, da offrire ai produttori, per una diversa modulazione nel tempo delle agevolazioni già in corso. Non un tecnicismo di poco conto, perché, secondo gli esperti del governo, da questa operazione si potrebbero concretizzare risparmi fino a un massimo di 700 milioni di euro all’anno.
Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta. I produttori di energia da fonti rinnovabili titolari di impianti che, al 31 dicembre 2013, hanno accesso agli incentivi si troverebbero di fronte a due opzioni. Potrebbero continuare a godere degli incentivi per il periodo di diritto residuo (e in questo caso, al termine, gli interventi realizzati sullo stesso sito non avrebbero accesso ad ulteriori agevolazioni), oppure potrebbero puntare a valorizzare l’intera vita utile dell’impianto. In quest’ultimo caso, a partire al 1° gennaio 2014, il produttore accederebbe a un incentivo ridotto del 20% ma spalmato in un periodo più lungo, +35% espresso in giorni.
La riduzione verrebbe applicata su basi di calcolo differenti. Per gli impianti a tariffa onnicomprensiva – spiega la bozza del decreto – si applicherebbe alla medesima tariffa al netto del prezzo di cessione dell’energia elettrica definito dall’Authority. Per gli impianti a certificati verdi, la riduzione si calcolerebbe a partire dal coefficiente moltiplicativo previsto dalla Finanziaria 2008 ovvero, dal 2016, a partire «dall’incentivo definito dal decreto dello Sviluppo economico 6 luglio 2012». La bozza stabilisce inoltre che l’eventuale adesione all’opzione "B" debba essere esercitata mediante richiesta al Gestore dei servizi energetici entro il 31 dicembre 2013.
La ratio della norma – spiega la relazione illustrativa – è doppia: distribuire nel tempo una parte degli oneri per le rinnovabili e valorizzare la vita tecnica degli impianti. «Quest’ultima infatti, è mediamente superiore alla durata degli incentivi (20 anni, contro incentivi attuali variabili tra 12 e 15 anni) e, dunque, consente di rimodulare la durata dell’incentivo senza penalizzare gli investimenti già effettuati». «I risparmi ottenibili – prosegue la relazione – in caso di adesione di tutti gli impianti interessati al nuovo regime incentivante, sono stimabili in circa 700 milioni di euro/anno. Anche qualora l’adesione scendesse al 50% i risparmi si attesterebbero a circa 350 milioni euro/anno».
Va detto che, nella bozza, la norma appare in due versioni (con o senza fotovoltaico) e che ulteriori valutazioni sono attualmente in corso, anche alla luce di critiche e perplessità che già sono trapelate sul possibile pacchetto energia del Dl. Fa discutere, in particolare, l’altra norma della bozza (si veda Il Sole 24 Ore del 5 settembre) che prevede risparmi fino a 3 miliardi alleggerendo l’onere delle rinnovabili in bolletta mediante obbligazioni emesse nel periodo 2014-2017 dal Gse. Sia gli interessi maturati sia il capitale da restituire sarebbero raccolti, di nuovo, sulle tariffe, ma con un effetto che riduce il peso degli oneri per i prossimi 4-5 anni (del 15-20%) e lo incrementa in futuro. «Per alleggerire di poco le bollette di oggi, si ipotecano quelle di domani» è la critica mossa da alcune associazioni del settore.