FORSE NON TUTTI i consiglieri provinciali si sono accorti che quando hanno votato il nuovo regolamento della risorsa energetica e degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sancivano il «de profundis» degli impianti a biomasse in porto. E’ stato il consigliere del Pd Antonio Ceccantini a mettere la zeppa, con un emendamento, alla bozza presentata dall’assessore Piero Nocchi. Così ora la Provincia ha messo le carte in chiaro per quanto riguarda certi impianti: l’autorizzazione dovrà passare dalla griglia delle limitazioni. Proprio Ceccantini e anche il consigliere dell’Idv Luca Bogi — ormai coppia inseparabile sul fronte delle politiche ambientali — hanno cercato di stringere ancora più le maglie del regolamento. «Sarà l’ultimo che faremo visto il destino delle Provincie — dice Ceccantini — per questo dobbiamo lasciare un segnale per il futuro». Ecco che affonda: «Nelle aree portuali, già fortemente impattate, non devono essere costruiti impianti a biomasse, non si può occupare uno scalo con queste strutture». Il consigliere del Pd ha chiesto anche il potenziamento del rendimento energetico e l’aumento del livello qualitativo del piano. Il dipietrista poi ha sventolato il decreto ministeriale del Governo Monti dove, tra i codici che possono essere conferiti nelle centrali a biomasse, ci sono anche i rifiuti che contengono cromo, piombo ed altro.
«SONO PREOCCUPATO — ha detto il dipendenti dell’Arpat — anche perché questo decreto, di fatto, incentiva inceneritori mascherati da impianti a biomasse». Critico, nei confronti del regolamento, è invece il Pdl «parlate della riconversione a metano delle centrali Enel — tuona Benito Gragnoli — e allora perché non a carbone?»; mentre Maida Landi, sempre Pdl, scuote la testa «mi sembra solo un libro dei sogni».