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Sole, vento, geotermia: le occasioni perdute delle piccole isole italiane

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Si utilizzano ancora gruppi elettrogeni diesel invece di sole e vento, e si porta l’acqua con navi cisterna al posto di dissalatori a sistema ibrido

Fonte: Corriere della Sera

Autore: Elena Comelli

Sole, mare, vento. Belli da vedere, ma anche utili, se sfruttati con intelligenza. Nei mari nordici ci sono già tante isole quasi completamente autosufficienti, dal punto di vista energetico, come le danesi Samsø o Bornholm nel mar Baltico, alimentate da fonti rinnovabili locali. E nel Mediterraneo? All’Italia non mancano le materia prime: sole, vento, geotermia. In più, le isole del Sud godono di un clima mite, molto più indulgente dal punto di vista energetico, come dimostrano le civiltà plurimillenarie che, non a caso, vi sono nate. Invece siamo ben lontani dai modelli nordici, come si è visto al convegno Greening the Islands, una due giorni sul tema della gestione energetica e idrica sostenibile per le isole che si è svolta a Pantelleria.

 

L’esempio di El Hierro

«Per le isole energia e acqua sono un binomio inscindibile», ha spiegato Kostantina Toli, responsabile per il Mediterraneo della Global Water Partnership, anche perché l’approvvigionamento idrico spesso è affidato agli impianti di dissalazione, che consumano energia. Il convegno è stato l’occasione per presentare best practices da diverse parti del mondo, tra cui il progetto di El Hierro, isola dell’arcipelago delle Canarie, che punta a un’alimentazione completamente rinnovabile, grazie a un impianto eolico da 11,5 megawatt e una centrale idroelettrica reversibile, che oltre a fornire elettricità a tutta l’isola soddisferanno il fabbisogno energetico del sistema di dissalazione a osmosi inversa.

Le bollette pagate da tutti gli italiani

Le nostre isole minori, per ora, si basano su gruppi elettrogeni azionati in genere da motori navali alimentati a gasolio, i cui sovraccosti sono spalmati sulle bollette di tutti gli utenti elettrici italiani. Questo sistema, che sgrava i locali dai propri altissimi costi energetici, ha indotto a non migliorare il sistema produttivo e quindi le isole continuano a usare la fonte peggiore, pur rientrando a pieno titolo nella Sun Belt del pianeta, dove l’energia del sole ha già raggiunto la grid parity, ovvero la competitività con i combustibili fossili.

 

Acqua carissima

Non va meglio l’approvvigionamento idrico: le isole minori dipendono in larga misura dai rifornimenti con navi cisterna, di cui detiene il monopolio la compagnia Marnavi della famiglia Ievoli di Napoli, che con le sue sette bettoline soddisfa questo fiorente mercato. Nelle isole della Sicilia il 50% della fornitura di acqua avviene con tale sistema, al prezzo del tutto incongruo di oltre 13 euro al metro cubo, mentre con le attuali tecnologie di dissalazione ormai non si va oltre i 3-4 euro al metro cubo. «La normativa sulla quale si basano queste convenzioni va rivista a livello nazionale», ha spiegato Giuseppe Taverna, direttore per la dissalazione della Regione Sicilia. «Le risorse economiche utilizzate per l’approvvigionamento idrico via nave potrebbero essere investite in sistemi di gestione del ciclo dell’acqua, compresa la depurazione, l’efficientamento del sistema di distribuzione e la realizzazione di nuovi impianti di dissalazione, che renderebbero le isole autonome da un punto di vista idrico», ha sostenuto Taverna, che già da anni ha sollevato questo problema, senza successo, malgrado gli sforzi della spending review.

 

Dissalazione a osmosi inversa

Sostituire l’approvvigionamento idrico via bettolina con sistemi di dissalazione a osmosi inversa, alimentati con un sistema ibrido diesel e fotovoltaico, consentirebbe di abbattere i costi della spesa idrica del 65%, vale a dire, solo per le isole siciliane, risparmiare 16,4 milioni di euro sugli attuali 25 milioni spesi annualmente per la fornitura dell’acqua. L’analisi, realizzata dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, rivela inoltre che ulteriori vantaggi potrebbero arrivare da interventi di miglioramento della rete idrica che oggi perde in media il 40% dell’acqua distribuita. Ai meri vantaggi economici si devono poi aggiungere i benefici ambientali, dati dalla riduzione delle emissioni di CO2 connesse al trasporto dell’acqua via nave e all’utilizzo di un sistema ibrido per alimentare l’impianto di dissalazione. Le isole italiane avrebbero tutte le caratteristiche per essere considerate un laboratorio sperimentale per progetti di sostenibilità energetica e idrica, con importanti ripercussioni positive in termini economici, ambientali e sociali, anche in relazione al turismo di fascia alta, che oltre alle bellezze naturali cerca sempre più spesso casi esemplari di coscienza ecologica.