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Smith: Contrordine, salta l’incontro al ministero

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Smith, l’azienda non ci sarebbe stata. Rabbia e protesta dei dipendenti: la nuova data fissata all’inizio della settimana

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Cecina

Autore: Andreas Quirici

Rinviato l’incontro in programma martedì 19 maggio al ministero dello sviluppo economico (Mise). Ma la nuova data sarà fissata nei primi giorni della prossima settimana e l’appuntamento potrebbe già esserci venerdì. Due frasi che aprono e chiudono una giornata convulsa, vissuta dai lavoratori della Smith Bits con la rabbia di chi vede passare il tempo senza fare passi in avanti concreti per la soluzione della vertenza. Proprio per questo, una volta saputo del rinvio, si sono scatenate invettive contro l’amministratore delegato Giuseppe Muzzi, reo di «voler far scadere i termini di legge per la trattativa», o di «voler portare a termine le commesse per poi chiudere l’azienda». In mezzo alla notizia del posticipo e della disponibilità da parte dell’azienda a essere presente presto al tavolo nazionale convocato dal ministro Federica Guidi ci sono proprio i 193 dipendenti e le loro famiglie che hanno diritto a una spiegazione di come sono andate le cose. Prima comunicazione. Dopo la spettacolare manifestazione davanti ai cancelli della fabbrica, in occasione del passaggio del Giro d’Italia da Saline di Volterra, nel tardo pomeriggio di giovedì, dalla Regione è arrivata una nota in cui veniva fissato l’incontro al Mise per martedì. Una comunicazione giunta proprio mentre il responsabile dell’ufficio di presidenza della Regione distaccato al Comune di Volterra, Paolo Tedeschi, stava cercando di mettersi in contatto con Muzzi per ottenere una serie di date possibili in cui convocarlo a Roma. Tentativi vani, al momento del comunicato inviato dalla Regione su indicazione del ministero. Appena divulgata la notizia tra gli operai della Smith si è diffusa l’euforia di essere vicini al momento topico della vicenda: la disponibilità o meno dell’azienda di Saline di Volterra a concedere i sette mesi di cassa integrazione ordinaria che devono ancora essere sfruttati, permettendo così alle istituzioni di trovare la strada per scacciare l’incubo della chiusura. Anche in funzione dell’esito della riunione, i lavoratori avevano deciso di rinviare l’inizio vero e proprio del presidio. Una strada cauta. E, ancora una volta, l’esempio di un senso di responsabilità encomiabile, malgrado la prospettiva di veder sfumare 193 posti di lavoro. Ieri mattina, però, la situazione si è subito surriscaldata. La rabbia. Già, perché dal ministero è arrivata la notizia del rinvio per «impegni inderogabili» da parte dell’amministratore delegato. A cascata lo hanno saputo i sindacati nazionali, la Regione e i partecipanti alla riunione del direttivo provinciale della Fiom Cgil, tra cui due Rsu di Smith, Andrea Pagni e Luciano Soldi. Da qui ai social network il passo è breve, così come la partenza di frasi, comprensibili fino a quel momento, contro Muzzi. L’idea comune era quella che l’ad avesse ancora una volta messo i bastoni fra le ruote per trovare una soluzione. La spiegazione. Ma i motivi vengono forniti dall’assessore regionale alle attività produttive, Gianfranco Simoncini: «Non riuscendo a parlare con Muzzi, insieme ai rappresentanti del ministero abbiamo deciso di convocare il tavolo ugualmente, fissando l’incontro per martedì 19 maggio. Un modo per dimostrare che intendiamo passare dalle parole ai fatti senza indugiare troppo». Le scuse. Ieri l’amministratore delegato di Smith ha risposto al ministero, come sottolinea ancora Simoncini: «Si è scusato di non essere stato in grado di parlare direttamente con noi, precisando di essere comunque disposto a fissare una data nei primi giorni della prossima settimana. Muzzi sarà negli Stati Uniti per discutere della vicenda con i responsabili della multinazionale ancora per qualche giorno. Ma ci ha assicurati che verrà a Roma per incontrarci quanto prima». Il sindaco di Volterra, Marco Buselli chiede a «Regione e ministero di trovare una data al più presto per organizzare l’incontro, perché i lavoratori non possono più aspettare».