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Silicon Valdarno, dove splende il sole delle rinnovabili

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L’hanno ribattezzata così quest’area industriale, quaranta chilometri a sud di Firenze, intorno all’autostrada del Sole, dove negli ultimi due anni è sorto il “nuovo polo delle energie rinnovabili”

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: MAURIZIO BOLOGNI

Quaranta chilometri a sud di Firenze, intorno all’autostrada del Sole, negli ultimi due anni è sbocciata la "Silicon Valdarno". L’hanno ribattezzata così quest’area industriale nota finora solo per i torpedoni di turisti giapponesi che vanno a fare shopping all’Outlet di Prada. Qui, il "nuovo polo delle energie rinnovabili" lo chiamano anche così si sta sviluppando tumultuosamente sulla produzione degli inverter per il fotovoltaico, che ha raggiunto i 3.5 gigawatt di potenza annuale (la capacità produttiva è quasi doppia) e detiene una quota pari al 15% del mercato mondiale e al 50% del nazionale. Dal 2009 il fatturato del nuovo distretto toscano delle rinnovabili è balzato da 200 milioni di euro ad oltre 600 milioni e progetta di sfiorare il miliardo nel 2014 (stima del dicembre scorso), gli occupati sono passati da 640 a 1.500 (900 a tempo indeterminato) e dovrebbero avvicinarsi ai 2.000 nel 2015.
Il boom del polo fa perno su Power One Italia, punta di diamante di una multinazionale texana controllata da un fondo di investimento americano, ultima erede nel territorio comunale di Terranuova Bracciolini di un insediamento industriale storico. Aperta la fabbrica nel 1969 come distaccamento produttivo della società fiorentina Arco, passata nel tempo sotto il controllo di altre multinazionali prima Plessey, poi Siemens, quindi Magnetek e caratterizzata da radicali cambiamenti di prodotto dalla componentistica tv agli alimentatori la conduzione dello stabilimento ha subito una svolta dopo l’acquisizione, nel 2006, da parte di Power One. E’ stato allora che un management forte, autonomo, da sempre impegnato a cavalcare l’innovazione, ha sterzato la produzione sugli inverter. E i risultati sono stati eccellenti. In appena un anno, a cavallo del 2009, Power One ha quadruplicato il fatturato da 148 a 586 milioni ed è passata dall’ottavo al secondo posto come produttore mondiale di inverter al servizio delle energie rinnovabili. A dicembre il business plan di distretto prevedeva per l’azienda, tra il 2013 e il 2015, una crescita media di fatturato del 20% annuo, il completamento del piano di investimenti di una quarantina di milioni e lo sviluppo della cooperazione con le università toscane.
L’exploit di Power One ha favorito la crescita di un ricco indotto, dal quale spicca il volo un’esperienza d’avanguardia. Si chiama gruppo Terra Nuova, aggrega in un Consorzio dieci aziende dell’indotto e sorprende per l’età media dei suoi addetti (28 anni) e per l’iperbolica crescita di fatturato e dipendenti: nell’estate 2010, quando è nato, il gruppo poteva contare complessivamente su 98 dipendenti e 9,8 milioni di fatturato delle sue aziende, mentre oggi, meno di due anni dopo, impiega oltre 600 addetti e ha chiuso il 2011 con 35 milioni di ricavi (entro il 2015 prevede di moltiplicare il fatturato a 186,2 milioni e a 968 unità l’occupazione, in crescita anche all’interno di ciascuna delle dieci aziende).
Il Consorzio Terra Nuova è nato su iniziativa di manager di Power One con l’obiettivo di associare la filiera delle aziende tecnologiche dell’indotto, tra le quali ce ne sono di progettazione e assistenza, di componentisca meccanica e di cablaggio, di automazione e collaudo, perché potessero radicare l’occupazione nel territorio, saldare la filiera e coordinare le attività, definire a migliori condizioni contratti di fornitura e acquisti, assemblare e commercializzare prodotti con proprio brand e fornire assistenza ad aziende terze.
Power One resta, attualmente, il committente più importante per Terra Nuova: il Consorzio gli consegna «chiavi in mano» gli inverter frutto delle singole lavorazioni dei propri associati. Ma Terra Nuova ha iniziato a lavorare anche per terzi, progettando e realizzando moltiplicatori di potenza per motori, e soprattutto a sviluppare la ricerca e la produzione di beni propri. Sta per andare sul mercato col brand Terra Nuova una lampada che unisce i vantaggi del led con quelli dell’illuminazione tradizionale e assicura, dunque, bassi consumi, lunga durata, ma anche luce diffusa. Altro progetto in cantiere è una torre eolica che si presenta come un piccolo grattacielo, senza pale, e che quindi promette basso impatto ambientale e alta resa.
Il recente nuovo Conto Energia, che mette un tetto agli incentivi al fotovoltaico, costringe il polo toscano delle rinnovabili a correggere di poco le previsioni di crescita per i prossimi anni grazie al fatto che il 65% della produzione è esportato all’estero, in Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Paesi dell’est Europa, Australia, Israele e anche Africa, circostanza che attutisce l’impatto del decreto del governo. «In teoria spiegano insieme Luciano Raviola, presidente del Consorzio Terra Nuova, e Averaldo Farri, consigliere delegato di Power One il decreto minaccerebbe di costare 100 milioni e 150 posti di lavoro alle ambizioni di crescita del distretto, ma contiamo di attutire il colpo aumentando la quota delle esportazioni rispetto al mercato interno».