Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera, ha annunciato l’avvio di «un’indagine conoscitiva sull’emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla. Una situazione la cui gravità è ben resa dai dati: nei primi cinque mesi dell’anno gli aumenti delle temperature medie minime e massime sono stati di oltre un grado mentre le precipitazioni sono calate del 30-33%».
E’ più o meno quanto detto dal presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, che è intervenuto all’assemblea nazionale della più grande associazione agricola italiana che ha dedicato un focus alla eccezionale situazione di crisi idrica, siccità ed incendi. «E’ necessario – ha detto Moncalvo – passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura delle prevenzione in una situazione in cui quasi 9 litri di pioggia su 10 sono perduti. L’Italia resta un paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%».
Secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti il livello idrometrico del Po è sceso a 3,15 metri sotto lo zero idrometrico, quasi mezzo metro più’ basso rispetto allo stesso periodo del 2016. «Lo stato del più grande fiume italiano – sottolinea la Coldiretti – è rappresentativo della crisi idrica del Paese, anche perché dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Ma la situazione è difficile nei laghi e nelle dighe lungo tutta la Penisola». Dal monitoraggio di Coldiretti emerge un quadro drammatico: «L’altezza idrometrica del lago di Garda è di 69,5 centimetri, ben il 33% in meno rispetto alla media storica del periodo, mentre in Campania la diga del Piano della Rocca ha una disponibilità di 7,82 milioni di metri cubi di acqua pari ad appena il 55% dello stesso periodo dello scorso anno. La situazione appare meno grave in Puglia dove nelle dighe di Occhito. Capaccio, Osento e Capaciotti ci sono 230 milioni di metri cubi di acqua, il 14% in meno rispetto allo scorso anno. Nelle isole la diga Don Sturzo in Sicilia ha 37,77 milioni di metri cubi di acqua, il 30% in meno dello scorso anno, mentre quella di Temo, nella Nurra in Sardegna, ne ha ben il 64% in meno per un totale di 18,69 milioni di metri cubi di acqua. L’annata in corso, per la zona nord occidentale della Sardegna, è la più siccitosa dal 1922, secondo l’Autorità di Bacino».
Il bilancio di questa caldissima estate per l’agricoltura italiana è comunque drammatico: «Salgono a circa 2 miliardi le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo che lo classifica tra i primi posti dei più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti a macchia di leopardo».
Coldiretti evidenzia che «Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche i vigneti e gli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte con l’allarme siccità che si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale con maggiori costi e danni in tutte le regioni anche se con diversa intensità. Violenti nubifragi con trombe d’aria e grandine a macchia di leopardo hanno fatto peraltro salire in conto dei danni all’agricoltura stremata dalla siccità in una pazza estate segnata dal rincorrersi di eventi estremi con il divampare i incendi che hanno colpito non solo boschi ma anche animali allevati, pascoli, vigneti e uliveti con un impatto devastante sull’ambiente, l’economia, il lavoro e il turismo».
Moncalvo denuncia: «Siamo costretti ad affrontare una grave emergenza perché è mancata la programmazione. in un Paese che è ricco della risorsa acqua, ma che deve fare i conti con cambiamenti climatici in atto. Aumento delle temperature estive, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, più elevato numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, ma soprattutto modificazione della distribuzione delle piogge e aumento dell’intensità delle precipitazioni con una forte perdita per scorrimento sono effetti dei cambiamenti climatici prevedibili che richiedono interventi strutturali.
Appare difficile, allora, continuare a parlare della tropicalizzazione del clima come di un evento eccezionale da gestire in situazioni di emergenza, dal momento che gli indicatori di siccità rilevano, ormai, dati stabili e costanti, con l’evidente accelerazione dello stato di riduzione della disponibilità di acqua non solo per gli usi irrigui e di allevamento, ma anche per gli impieghi domestici, esigendo rapide modifiche anche negli stili di vita. Di fronte alla tropicalizzazione del clima se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana».
Il presidente Coldiretti ha assicurato che «Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti. Ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare».