A quattro mesi da un recente Consiglio europeo dedicato tra le altre cose al problema energetico, due società del settore, Eni e GdF Suez hanno partecipato ieri a una audizione al Parlamento europeo per criticare aspramente la politica europea in questo campo, proponendo varie correzioni tra cui un aumento degli investimenti e un calo dei sussidi nelle fonti rinnovabili. Da mesi ormai l’industria sta facendo campagna a Bruxelles per una strategia più attenta alle necessità delle imprese.
All’audizione, che si è tenuta a Strasburgo a margine della plenaria del Parlamento europeo, l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha messo l’accento sui deboli risultati raggiunti dalle politiche europee, notando i prezzi elevati dell’energia, i dubbi sempre presenti sull’approvigionamento energetico, e anche gli esiti deludenti ottenuti sul fronte ambientale. In particolare, Scaroni si è concentrato sul successo americano nello sfruttamento del gas di scisto (shale gas in inglese).
«Gli europei oggi pagano bollette dell’elettricità due volte superiori e bollette del gas tre volte superiori a quelle degli americani», ha spiegato l’industriale. Forte di una energia a basso costo, l’industria americana sta ritrovando le forze che aveva perso negli ultimi due decenni durante il boom finanziario. L’amministratore delegato di Eni ha definito la concorrenza americana «temibile». Se la tendenza degli ultimi anni si conferma, ha detto, noi europei «andiamo nei guai».
In maggio, i capi di stato e di governo dell’Unione hanno tenuto un vertice dedicato tra le altre cose al problema energetico. A causa della crisi economica, oltre che per via dell’esperienza americana, l’Europa sta cambiando prospettiva. Per anni ha cavalcato le fonti rinnovabili sia per motivi ambientali, sia per promuovere l’industria del settore. In maggio, l’Unione si è detta determinata a rispondere «alla sfida di prezzi e costi elevati», promuovendo la competitività dell’economia.
È in questo contesto che ieri Scaroni ha partecipato, insieme al presidente di GdF Suez Gérard Mestrallet, a una seduta della Commissione Industria, presieduta da Amalia Sartori (Gruppo PPE) e alla presenza di Günther Oettinger, commissario all’Energia. Mentre Scaroni ha ribadito l’importanza per i paesi europei di valutare le opportunità del gas di scisto in Europa, anche perché «parlare in questo contesto di ripresa industriale europea è una chimera», Mestrallet ha sottolineato tra le alte cose un paradosso.
«L’afflusso massiccio di gas di scisto – ha spiegato l’industriale francese – spinge gli Stati Uniti a esportare grandi quantità di carbone a prezzi stracciati». Il risultato è che l’Europa usa più carbone, meno gas, con un aumento dei rischi di inquinamento. Mestrallet ha precisato che la situazione delle imprese energetiche europee è segnata da quattro D: decentralizzazione, digitalizzazione, deregolamentazione, e declino della domanda. «Siamo alle prese – ha detto Mestrallet – con una situazione in cui i costi all’ingrosso calano, mentre le bollette per i consumatori aumentano per via di sussidi e tasse». In questo contesto, Eni e GdF Suez chiedono obiettivi "realistici" sulla riduzione dei gas nocivi entro il 2030, investimenti nello stockaggio dell’energia rinnovabile e nell’efficienza energetica. A proposito del fronte siriano, infine, Scaroni ha detto di non prevedere «conseguenze drammatiche» per il prezzo del petrolio nel caso di un attacco occidentale.