Home Cosvig #Scaldalalottanonilclima: Nuovi orizzonti per la geotermia

#Scaldalalottanonilclima: Nuovi orizzonti per la geotermia

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Dal 30 novembre all’11 dicembre 196 governi mondiali si troveranno infatti a Parigi alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP21) per provare a sottoscrivere una intesa sul taglio delle emissioni e la lotta al riscaldamento globale.

Fonte: RadioOndaDUrto.org

Autore: RadioOndaDUrto.org

Sicuramente uno dei temi che saranno maggiormente trattati a Parigi è quello del mercato delle rinnovabili . Il paese che più ci ha investito è la Germania, ma più che per usarle, per venderle agli altri. Il paese sta conducendo uno sforzo massiccio su TUTTI i settori di produzione di energia rinnovabile, sia quelli in cui la natura lo ha avvantagiato, sia quelli in cui è messo male (il solare o il geotermico ad esempio). Il ragionamento è: da qui a 40 anni metà della produzione elettrica mondiale (un business colossale) passerà dalle tecnologie rinnovabili, chi dispone delle tecnologie di punta del settore “diventa padrone di mondo”. Quindi il ruolo del paese Germania è di fare da laboratorio per le sue aziende che fanno pale, pannelli, turbine, reattori a fermentazione di spazzatura ecc.

Altri paesi invece fanno la scommessa contraria: investono sul rinnovabile per farne uso in casa. La Danimarca ad esempio pianifica di arrivare al 100 % di energia rinnovabile entro il 2050, inclusi i trasporti (il che vorrebbe dire zero petrolio).Settore per settore, gli  sviluppi e soprattutto le scommesse tecnologiche (fonte di speculazioni), stanno facendo passi enormi.

Partiamo dal Geotermico, che finora è la cenerentola delle rinnovabili. Fino a qualche anno fa, “geotermico” significava che dovevi avere le sorgenti calde, o i geyser. L’attuale produzione elettrica geotermica è quasi esclusivamente limitata a questo, ed infatti copre una fetta molto limitata del consumo elettrico mondiale. Meglio sul versante del riscaldamento, ma in pratica la produzione resta limitata .

Ma ultimamente si stanno facendo passi enormi in due direzioni alternative ai geysers: a) le pompe di calore di superficie ; b) il geotermico di estrema profondità, eventualmente assistito.

Le pompe di calore di superficie sfruttano calore del terreno che non è di origine geologica, ma solare. Il terreno accumula calore d’estate e lo perde d’inverno, col risultato che oltre i 6 m di profondità la temperatura è la stessa per tutto l’anno. Si riempie il terreno di tubi entro i quali viene pompato fluido che ritorna ad una utenza in superficie. Risultato: l’acqua che ne esce fuori è calda d’inverno, e fredda d’estate. Riscaldamento e condizionamento sono garantiti, ad una spesa che è competitiva con quella della fornitura abituale, e però è rinnovabile al 70-80 % (occorre un 20-30 % di elettricità per pompare il fluido nei tubi). Negli USA 80mila utenze in più ogni anno sono alimentate in questo modo, ed al mondo ormai ce ne sono un milione. Il sistema richiede un investimento iniziale, ma a partir da quello i costi di manutenzione ed utilizzo sono molto bassi.

Il geotermico di profondità è la grande speranza di alcuni paesi. E’ un sottoprodotto della ricerca di petrolio. Scavando buchi, ci si è accorti che alcune rocce a profondità di 1-6 km sono molto calde (anche 500 gradi) e a volte contengono acqua. Due sistemi: (1) si scava il buco, ed invece che il petrolio si estrae acqua calda, (2) stile fracking, nella roccia calda si pompa acqua (senza additivi chimici), e quella torna su calda.

Un paese come l’Australia, ma anche la Danimarca, hanno in teoria un potenziale di questo tipo sufficiente a coprire l’intero loro fabbrisogno energetico. Per cui la Danimarca ha già realizzato tre impianti sperimentali di questo tipo. Al momento i costi non sono competitivi rispetto ad una centrale a gas, però il gas finirà, mentre questa è una risorsa inesauribile. Inoltre, se ci si spende il potenziale energetico è enorme, per cui hai la garanzia che, il giorno che finisce il petrolio, al medioevo non ci torni. L’Australia ci investe 45 milioni di dollari l’anno, e qualcosa di meno gli USA. Ed una quarantina di aziende private del settore sono apparse in borsa negli ultimi tempi, incluse due messe in piedi da Google (che è l’azienda più energivora del pianeta, occorre ricordarlo).