E’ stata presentata stamani nella sala del consiglio comunale del municipio di Santa Fiora la ricerca epidemiologica sulle popolazioni dell’intero bacino geotermico toscano condotta da Ars (Agenzia regionale di sanità) Toscana con il supporto scientifico del gruppo di epidemiologi del Cnr (Fondazione Monasterio di Pisa).
Nel pubblico cittadini, operatori sanitari e amministratori locali. Diverse le manifestazioni di soddisfazione per il lavoro svolto dalla Regione, l’impegno e l’attenzione che ha dedicato a un tema che sul territorio è da sempre particolarmente sentito.
“Iniziato nel 2008 e concluso nell’estate del 2010, questo studio è il più completo realizzato finora in materia – ha spiegato l’assessore all’energia Anna Rita Bramerini introducendo la presentazione della ricerca che poi ha illustrato Francesco Cipriani, direttore dell’Osservatorio epidemiologico di Ars – Il quadro sanitario delle aree geotermiche che ne esce è rassicurante e in linea con il quadro della Toscana che, sappiamo, ha un’aspettativa di vita più alta rispetto alla media nazionale. Ma va detto che emergono anche elementi di criticità nelle aree dell’Amiata, sia rispetto ad alcune patologie, sia rispetto alle cause di mortalità. Si tratta di criticità che potrebbero far pensare a fattori ambientali più legati a caratteristiche territoriali tipiche delle aree montane e agli effetti della presenza di attività minerarie. Ciò non di meno, sono questi elementi che meritano di essere approfonditi e riflettuti ulteriormente. Per questo, anche a seguito delle richieste dei cittadini, abbiamo deciso di far proseguire l’attività di studio e approfondimento che concorderemo con l’assessorato alla sanità, con le Asl e i Comuni interessati. Come assessorato all’energia nel 2011 mettere mo dunque a disposizione nuove risorse, 150mila euro circa, con le quali l’assessorato alla sanità avvierà l’ulteriore fase di studio. Al tempo stesso cofinanziaremo un programma sanitario che attiveremo sull’area amiatina sempre sotto l’egida dell’assessorato alla sanità.
“I pochi eccessi di malattie rilevate nella nostra ricerca – ha spiegato nel dettaglio Cipriani – fanno pensare che queste siano imputabili alle occupazioni minerarie del passato o a stili di vita individuali piuttosto che alla geotermia. Continueremo comunque negli approfondimenti, come è stato anticipato da Bramerini, per i quali chiederemo un contributo anche a Michael Bates, professore associato di Epidemiologia dell’Università di Berkeley (California) con il quale siamo in contatto da tempo. Bates, che ha realizzato uno studio in Nuova Zelanda, nella città di Rotorua, nei pressi di un campo geotermico in funzione, è il primo in materia ad aver indagato per un decennio sullo stato di salute della popolazione esposta regolarmente alle concentrazioni di acido solfidrico e pensiamo che potrà essere un elemento di confronto interessante. Inoltre, presenteremo il nostro studio per pubblicazioni si riviste scientifiche per aprire la discussione tra esperti del settore su una materia, la geotermia e la salute, di cui poco si sa. Dal punto di vista sanitario, ci coordineremo con le Asl per proseguire il monitoraggio e gli interventi di prevenzione sulla popolazione insieme ai medici di base.
Lo studio
Il metodo – L’indagine è stata condotta incrociando dati ambientali e sanitari relativi a 43mila abitanti dei 16 Comuni geotermici toscani. Di questi, 8 si trovano nella provincia pisana e senese e ospitano 26 centrali geotermiche; altri 8 si trovano nella provincia grossetana con 5 centrali. La ricerca, condotta come un’istruttoria epidemiologica, ha evidenziato un numero limitato di indizi su cui focalizzare l’attenzione e quindi intervenire. Le fonti utilizzate sono tutte quelle disponibili al momento su eventi sanitari relativi ai residenti nelle aree geotermiche, prendendo in esame tutti i loro atti sanitari indipendentemente dal luogo dove sono stati rilasciati. Si tratta di mortalità, ricoveri in ospedale, basso peso alla nascita, malformazioni e altre patologie con minore gravità che non richiedono ricovero. Lo studio è descrittivo e va a cercare indizi e prove di eventuali rischi.
I risultati – Dall’insieme di tutte le analisi non emergono grandi differenze sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree geotermiche rispetto a quella che vive nelle altre zone della Toscana. I pochi eccessi di malattie rilevate fanno pensare che siano imputabili alle occupazioni minerarie del passato o a stili di vita individuali piuttosto che alla geotermia. Semmai r imane da approfondire l’eccesso di malattie respiratorie acute e delle vie urinarie rilevato in alcuni comuni dell’area amiatina che meritano approfondimenti epidemiologici.
I precedenti – Questi risultati sono risultati coerenti con quelli di studi epidemiologici precedenti condotti dall’Asl di Siena con l’Istituto Superiore di Sanità, che avevano evidenziato livelli elevati di mercurio nel sangue e nell’urina di volontari residenti nell’Amiata senese e di arsenico nell’acqua di queste zone e che concludevano a favore di un legame con la presenza dei due metalli nel territorio naturale del monte Amiata, dove per decenni si è svolta l’attività mineraria, piuttosto che con l’attività geotermica.