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Rinnovabili…del doman non v’è certezza!

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Sugli incentivi per le fonti energetiche rinnovabili il panorama è in continua evoluzione, creando sconcerto tra gli operatori del settore e un’immagine di scarsa attendibilità del Paese per gli investitori stranieri

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Rumors, voci di corridoio, frasi dette e non dette ai convegni, decreti approvati e in corso di approvazione, sta di fatto che il mondo delle rinnovabili nelle ultime settimane è in profonda apprensione.
Dopo la rimodulazione degli incentivi introdotta nel Decreto Destinazione Italia, che ha inserito il meccanismo volontario di adesione alla revisione degli incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, adesso corre voce che il Governo stia preparando un provvedimento che prevede in maniera retroattiva di spalmare gli incentivi -per tutti gli impianti esistenti e per tutte le energie rinnovabili- su 27 anni anziché su 20, come previsto dalla norma attuale e in maniera non più volontaria ma obbligatoria.
L’obiettivo finale di queste misure è presentato come un dispositivo per ridurre i costi della bolletta energetica, così come annunciava il premier Matteo Renzi, nella conferenza stampa sulla “svolta buona”, al termine del consiglio dei ministri del 12 marzo, in una delle sue slide dal titolo: “Energia nuova per le Pmi: -10% costo dell’energia per le imprese dal 1° maggio”.
In realtà il primo maggio è passato ma non così sembra, l’intenzione di introdurre un nuovo provvedimento spalma-incentivi e oltretutto in maniera retroattiva.
Per ridurre di circa il 10% la bolletta annua alle Pmi, servirebbero circa 1,5 miliardi e di questi una quota pari alla metà dovrebbe provenire dalla riduzione degli oneri che oggi vengono sostenuti per alimentare gli incentivi alle rinnovabili.
Il nuovo decreto legge modificherebbe le misure già introdotte con Destinazione Italia, trasformandole da volontarie ad obbligatorie e intervenendo anche sul fotovoltaico, allungando di una decina di anni il periodo di pagamento degli incentivi e riducendone anche l’entità.
Ipotesi avvalorata dal sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo, intervenuta ad un convegno del SolarExpo di Milano che ha affermato che «C’è nell’aria un decreto spalma-incentivi che potrebbe intervenire in maniera retroattiva sul solare, impattando sugli investimenti già fatti dalle aziende».
«L’idea che la bolletta del Paese sia alta per colpa degli incentivi alle rinnovabili trova degli appoggi –ha continuato il Sottosegretario- ed ha aggiunto: «dobbiamo capire che ruolo ha il ministero dell’Ambiente, dobbiamo capire se c’è una parte di questo Paese che ancora non ha capito che lo sviluppo sostenibile è l’unica strada che ha per crescere. Se non si cambia il punto di vista con cui si affronta la materia non ne usciremo, dovremmo continuare a difenderci, arrivando dopo, e a contenere certe spinte che hanno una lettura diversa della realtà».
Il problema che da più parti è sollevato riguarda poi anche la retroattività dei provvedimenti, che creano disagi per chi ha fatto i calcoli su una certa durata degli incentivi -così come previsto dalle precedenti regole- per chiedere finanziamenti e che si troverebbe adesso nella condizione, non certo facile e con esiti niente affatto certi, di dover rinegoziare i mutui contratti con le banche.
Un problema questo che viene sottolineato anche dal Coordinamento FREE (che raggruppa oltre 30 associazioni del mondo delle rinnovabili e dell’efficenza energetica) e da Agrinsieme (coordinamento delle sigle agricole) che intervengono per chiedere al Parlamento e al Governo di rivedere radicalmente le misure restrittive sul settore delle fonti di energia rinnovabili previste in un altro provvedimento, il ‘decreto competitività’.
Questo provvedimento andrebbe a colpire in maniera retroattiva quanti nel settore agricolo e zootecnico hanno investito nelle energie rinnovabili, introducendo una maggiorazione del 25% nella tassazione dei ricavi che le aziende ottengono producendo energia pulita già a partire dal periodo d’imposta 2014. Il provvedimento secondo il settore stesso delle rinnovabili avrebbe ripercussioni economiche ed occupazionali inaccettabili.
La tassazione su base imponibile del 25% a partire dal periodo d’imposta 2014 secondo FREE e Agrinsieme  pregiudica la sopravvivenza delle iniziative in essere sul fotovoltaico, sulle biomasse e sul biogas mettendo a serio rischio l’intero comparto della green economy in Italia. Con l’ulteriore  rischio di vanificare le prospettive future di sviluppo di energia termica da biomasse e del biometano da parte delle imprese agricole.