n Italia si sta assistendo ad una indiscriminata campagna mediatica contro l’eolico e il fotovoltaico a terra, spesso mal risposta e incapace di vedere il settore delle energie pulite in uno scenario di transizione energetica equilibrato. Mentre il settore in tutto il mondo cresce impetuosamente, l’Italia non può inciampare su ogni piccolo o grande ostacolo che i legislatori mettono di fronte al suo sviluppo. Questa è una fase fondamentale per tutto il comparto nazionale che avrà effetti negli anni a venire e bisognerà evitare quindi ogni “tranello” che si troverà lungo il percorso.
In estrema sintesi questa è la posizione delle principali associazioni ambientaliste – Greenpeace, Legambiente e WWF – che, insieme a tre delle principali organizzazioni del settore delle fonti rinnovabili – Fondazione Sviluppo Sostenibile, Kyoto Club e ISES Italia – ha espresso oggi in una conferenza stampa svoltasi a Roma. E’ stata l’occasione per lanciare l’allarme sulle possibili negative conseguenze per il comportato delle rinnovabili nel nostro paese a causa della proposta di decreto di recepimento della Direttiva Europea 28 del 2009, che ha tra i suoi obiettivi quello di riorganizzare il sistema degli incentivi.
Sebbene per le associazioni questo schema di decreto contenga diversi elementi positivi (notevoli passi in avanti per quanto concerne l’incentivazione della generazione termica e della biomassa), la revisione dei meccanismi incentivanti può avere l’effetto di frenare lo sviluppo del settore e, in particolare, di eolico e fotovoltaico a terra.
Un processo di graduale rimodulazione degli incentivi sarà comunque necessario nel corso dei prossimi anni, ma una revisione generale non può generare equivoci sugli obiettivi e modificare parametri chiave che hanno spinto tanti operatori a pianificare investimenti di lungo termine.
Segnali positivi sono arrivati in questi mesi dall’approvazione del terzo conto energia fotovoltaico e dalle Linee Guida sulle Autorizzazioni per gli impianti rinnovabili, con la necessità di adattamento della normativa regionale. Misure che hanno dato certezza e stabilità al settore, aspetti fondamentali per attrarre nuovi investimenti e per non fermare quelli in corso.
La Proposta di Decreto legislativo di attuazione della Direttiva 28/2009 (Atto di Governo n. 302) include però alcune soluzioni potenzialmente in grado di “inceppare” la macchina messa in moto negli ultimi tempi e di ostacolare lo sviluppo di settori chiave per il raggiungimento degli obiettivi al 2020. Dunque il testo, emanato con il proposito di sistematizzare la materia degli incentivi alle rinnovabili, rischia in realtà di bloccare alcune delle tecnologie più promettenti e in rapido sviluppo come, appunto, l’eolico e il fotovoltaico, che si sono evidenziati in questi ultimi anni come settore anticiclici rispetto alla crisi economica in atto, creando anche migliaia di posti di lavoro.
Nella conferenza stampa le associazioni hanno proposto alcuni di emendamenti il cui obiettivo è quello di migliorare il testo del decreto e al contempo garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e, in definitiva, il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020.
In particolare, cosa chiedono le associazioni? Vediamo gli emendamenti proposti.
1. L’Art. 4, al comma 3, demanda alle Regioni e alle Province Autonome l’individuazione dei casi in cui la presentazione di più progetti riconducibili al medesimo soggetto, per la realizzazione di impianti alimentati dalla stessa fonte rinnovabile e collocati nella medesima area o in aree contigue, sono da considerare unico impianto.
La critica delle associazioni è che la definizione di “aree contigue” è troppo generica e, per evitare eccessive discrezionalità, va sostituita da indicazioni più puntuali.
2. All’Art. 8, al comma 5, per gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole si propone la cancellazione del limite di 1 MW e del rapporto tra potenza e superficie del terreno nella disponibilità del proponente non superiore a 50 kW per ettaro nelle Regioni che hanno adottato gli strumenti di programmazione previsti all’articolo 17 delle "Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili" di cui al decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, escludendo comunque la possibilità di realizzare tali impianti in aree agricole di pregio destinate a produzioni strategiche e in aree HNV (aree agricole ad elevato valore naturale), identificate dalle Regioni anche in base ai Piani Paesaggistici previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, nr. 42 e successive modifiche.
3. All’Art. 22, al comma 2, lettera e) eliminare la parola “esclusivamente” e sostituire le parole “di integrale ricostruzione” con le parole “con un sostanziale ammodernamento che ne consenta un prolungato riutilizzo“.
Motivazione : È contrario alla logica ecologica incentivare lo spreco e non incoraggiare il riutilizzo prolungato di beni e servizi. Si pensi ad esempio alle opere civili delle centrali idroelettriche: la formulazione attuale spinge a demolire cose riutilizzabili per poter prendere gli incentivi.
4. L’Art.22, al comma 3, afferma che “La produzione di energia elettrica da impianti di potenza nominale non superiore a 5 MW elettrici, nonché di potenza qualunque se alimentati da biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili, e da centrali ibride, ha diritto a un incentivo stabilito sulla base dei seguenti criteri” è sostituito dal seguente: “La produzione di energia da impianti di cui al comma 1, compresi gli impianti, di qualunque potenza se alimentati da biogas, biomasse e bioliquidi sostenibili e da centrali ibride, ha diritto a un incentivo sulla base dei seguenti criteri:”.
Motivazione: Le aste al ribasso sono strumenti che possono dar luogo a pesanti distorsioni del mercato e consentire l’ingresso di capitali finanziari dalla dubbia provenienza.
5. All’Art. 22, il comma 4 è, in coerenza con il precedente emendamento, cancellato.
6. Art.23, al comma 5, dopo le parole “annualmente” aggiungere le parole “o semestralmente se richiesto dal produttore” e sostituire le parole “pari al 70% del prezzo” con le parole “pari allo 85% del prezzo”.
Motivazione: La cadenza del ritiro dei CV, praticabile, trimestrale aiuta i produttori e contribuisce a ridurre gli oneri finanziari. Un taglio del 30% del prezzo è eccessivo, un taglio del 15% sarebbe consistente, ma più sostenibile.
Contemporaneamente a questa conferenza stampa se ne svolgeva un’altra in cui l’associazione Amici della Terra chiedeva una "moratoria degli impianti eolici e fotovoltaici a terra per bloccare le speculazioni e conseguire davvero gli obiettivi europei sulle rinnovabili". La posizione dell’associazione è la seguente: poiché la riforma in atto avrà tempi lunghi di attuazione e non sarà operativa quindi prima di un anno, si rischierebbe una corsa sfrenata alle nuove installazioni per acquisire i diritti vigenti prima che decadano; quindi, meglio una moratoria di tutte le autorizzazioni per i nuovi impianti a terra fino a quando la riforma non sarà pienamente operativa.
Uno strano modo di conseguire gli obiettivi europei al 2020.