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Rinnovabili non fotovoltaiche, c’è accordo nel governo sui nuovi incentivi

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Soddisfatti i produttori di energia eolica di Anev, che però chiedono un’approvazione del provvedimento in tempi stretti

Fonte: lastampa.it

Autore: elena veronelli

Fa finalmente un passo in avanti il sospirato decreto per i nuovi incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Annunciato da mesi e chiesto a gran voce dagli operatori, i tre ministeri coinvolti, Sviluppo economico, Ambiente e Politiche Agricole, hanno finalmente trovato un accordo su una bozza di testo. Che è quindi stata trasmessa all’Autorità per l’energia e alla Conferenza unificata per acquisire i relativi pareri. Una notizia attesa da gran parte del settore, preoccupato del vuoto normativo venutosi a creare in questi mesi di lunga attesa. Ora però i tempi sono stretti e si tratta di fare una corsa contro il tempo per il varo definitivo entro fine anno. 

 

In generale, il fine del decreto è sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso la definizione di incentivi e modalità di accesso semplici. Il tutto per promuovere l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità degli oneri di incentivazione nell’ambito degli obiettivi della Strategia Energetica Nazionale. Inoltre, il decreto vuole sostenere il graduale adattamento alle linee guida in materia di aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente, così come chiesto dalla Commissione europea 

 

La nuova bozza del testo non cambia di molto rispetto a quelle circolate finora. Riassegna le risorse che si renderanno disponibili e conferma il tetto incentivi a 5,8 miliardi di euro l’anno. Trenta giorni dopo il raggiungimento di questa soglia il provvedimento cesserà la sua efficacia. In tutti i casi smetterà di produrre effetti con la fine del 2016.  

 

Il decreto definisce le modalità di accesso ai meccanismi di incentivazione per gli impianti nuovi, gli impianti ibridi e gli impianti sottoposti a rifacimento totale o parziale che rientrano nella potenza di soglia. Per gli impianti eolici o alimentati da fonte oceanica la soglia per l’accesso diretto agli incentivi è di 60 kW, mentre per gli impianti idroelettrici è di 50 kW. Gli impianti alimentati da biomassa con accesso diretto agli incentivi sono quelli fino a 200 kW, mentre per il biogas e per il solare termodinamico la soglia fissata dal decreto è di 100 kW.  

 

Per tutti gli impianti che superano i 5 MW di potenza, l’accesso ai meccanismi di incentivazione avverrà attraverso aste, così ripartite: 800 MW per l’eolico onshore, 30 MW per l’eolico offshore, 20 MW per la geotermia, 110 MW per il solare termodinamico, 120,5 MW per gli ex zuccherifici. Gli impianti a biomassa e biogas dovranno invece aspettare l’ok del Gse sui criteri di sostenibilità. 

 

Da tempo il settore aspettava le nuove misure per ottenere gli incentivi. Ed ora spinge per un’approvazione veloce del testo, altrimenti “le rinnovabili rischiano il collasso”, dice Anev, l’associazione nazionale energia del vento. Senza criteri chiari e definiti, gli operatori sono infatti “impossibilitati a pianificare le loro attività industriali, con conseguenze devastanti per il comparto, con la perdita di posti di lavoro e per il Paese, con la fuga di capitali d’investimento all’estero”, spiega l’associazione. Che poi si sofferma sui benefici ambientali che una fonte rinnovabile come l’eolico ha portato fino ad oggi al Paese: una produzione di 13 TWh di energia pulita al 2014, pari al risparmio di 19 milioni di barili di petrolio, corrispondenti a circa 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 risparmiate. Ma i benefici, dice Anev, si riversano anche sulle bollette e sulle tasche dei consumatori: parliamo di un saldo netto di oltre 100 milioni euro all’anno, derivante dalla differenza tra i benefici dell’eolico stimati in 150 milioni e gli oneri in bolletta di circa 30 milioni. 

 

Ora gli occhi sono puntati sul calendario. Nonostante l’accelerazione del Governo, rimane infatti la preoccupazione sui tempi del varo definitivo delle misure. La Conferenza unificata Stato-Regioni e l’Autorità per l’Energia, dopo aver esaminato il testo, dovranno inviare i loro pareri al Ministero dello Sviluppo economico che studierà i rilievi. Poi passerà al vaglio dell’esame della Commissione europea, che dovrà verificare che le norme contenute nel decreto rispettino le linee guida in materia di aiuti di Stato. L’obiettivo è farlo entrare in vigore entro fine anno ma in molti temono che non ci si riuscirà. L’analista di Elemens, Tommaso Barbetti, in un’intervista rilasciata a QualEnergia.it, paventa il “grosso rischio che il decreto possa tardare anche qualche mese ad entrare in vigore”. Il che, spiega Barbetti, “potrebbe creare una finestra di vuoto normativo, con il tetto di spesa raggiunto prima che viga il nuovo decreto, vacatio che, pur non avendo effetti rilevanti dal punto di vista strettamente pratico sul mercato, potrebbe averne a livello psicologico, creando panico o quantomeno incertezza tra gli investitori”.