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Rinnovabili, la Germania punta sull’efficienza

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Ma sul futuro del settore pende l’incognita della riforma

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Roberta Miraglia

Per le energie rinnovabili in Germania si apre una nuova fase grazie ai target del governo che puntano a una quota sempre più alta di produzione verde. L’industria green tedesca è un mercato stabile che offre ancora spazi di crescita; un mercato dove le opportunità di business si aprono a prodotti e servizi ad alto contenuto innovativo e tecnologico come lo sviluppo di reti intelligenti di produzione, accumulo e consumo. Non più solo inverter, pannelli solari e turbine eoliche ma sofisticati sistemi integrati con batterie per immagazzinare l’energia prodotta e non utilizzata; monitoraggio online degli impianti abbinato alle previsioni meteorologiche in modo da poter prevedere con accuratezza l’energia solare disponibile in ogni momento.
Su un milione e quattrocentomila sistemi fotovoltaici installati nel grande paese – per una capacità pari a 35.700 megawatt di picco – 30mila sono già controllati e combinati con le previsioni del tempo mentre l’accumulo è all’anno zero o quasi con il primo round di incentivi all’acquisto di batterie distribuiti l’anno scorso dalla banca pubblica Kfw. Se è vero, inoltre, come spiega l’associazione dell’industria solare (Bundesverband Solarwirtschaft, Bsw) che solo il 13% dei tetti in grado di ospitare pannelli produce attualmente energia, si comprendono i margini di ulteriore sviluppo. Che sono più marcati nell’eolico, rimasto indietro rispetto al solare e cresciuto nel 2013 del 29% su base annua.
Ma sulle speranze legate all’Energiewende, la trasformazione energetica tedesca, pende l’incognita della legge appena lincenziata dal governo. Criticata dalle associazioni dell’industria solare ed eolica perché distribuirebbe in maniera iniqua i costi, gravando anche su chi produce per consumare e agevolando le industrie energivore. Alcuni attori temono un collasso del mercato solare o almeno grave incertezza sulle sue prospettive.
Eppure il percorso è stato ben tracciato dal governo di grande coalizione di Angela Merkel che nella riforma ha mantenuto l’obiettivo di raggiungere nel 2025 il 40-45% di produzione elettrica da rinnovabili (oggi quasi al 25%), alzandola al 55-60% entro il 2035. La scommessa, che la Germania sembra prossima a vincere, è portare il costo della produzione di rinnovabili in linea con quello per la costruzione di nuove centrali a combustibile fossile e contenerlo fino a farlo scendere al di sotto dei prezzi al dettaglio dell’elettricità.
Per questo il governo ha iniziato la riduzione del gigantesco sistema di incentivi – o feed-in-tariff – che ha consentito lo sviluppo delle energie alternative. Un sistema da 20 miliardi di euro l’anno raccolti con una sovrattassa sulle bollette di più o meno tutti i consumatori. Per questo il ministro dell’Energia Sigmar Gabriel, pur non rinnegando gli obiettivi di crescita del settore, ha deciso di introdurre tetti all’espansione. Per il fotovoltaico non potranno essere superati i 2,5 gigawatt di nuova capacità l’anno; stesso limite per l’eolico onshore mentre i parchi offshore non potranno andare oltre i 6,5 gigawatt con possibili sforamenti entro 1,2 gw.
È la sovrattassa sulle rinnovabili che colpirà d’ora in poi anche l’autoconsumo, la parte più dura da digerire per gli operatori. «È sbagliata ma tutto sommato è ridotta» commenta Averaldo Farri, vicepresidente vendite Emea di Power-One, realtà italiana del fotovoltaico con 700 dipendenti (di recente acquisita dalla svizzera Abb). Il progetto del governo, tuttavia, è positivo perché permette ai produttori di "vedere" le linee di crescita a lungo termine. «Sappiamo cosa succederà nei prossimi anni» aggiunge, con la consapevolezza che i ritmi di crescita del recente passato non potevano durare. «Oggi quello tedesco è un mercato essenzialmente di ricambio e nella Energiewende c’è anche l’embrione di una smart grid, di casa intelligente, del veicolo elettrico pubblico che se alimentato dai pannelli è un ulteriore grande mercato». Power-One fattura in Germania circa 140 milioni dei suoi 680 e per mantenere o migliorare le quote in un mercato che si è stabilizzato la strategia è binaria: «Da una parte dare, insieme alla qualità, garanzia di solidità, dall’altra avere un canale di vendita capillare» dice Farri che è vicepresidente di Anie/Gifi, il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane.
Su qualità e innovazione punta anche Sma Italia, filiale del colosso tedesco degli inverter Sma Solar Technology. «Manca ancora un’accelerazione nella direzione di una maggiore diffusione degli inverter smart, dotati di dispositivi elettronici che da remoto possono erogare il flusso di energia secondo le esigenze» sostiene l’amministratore delegato Valerio Natalizia, consigliere di Anie/Gifi. «Le tecnologie sono già disponibili – aggiunge – e con lo sviluppo delle nuove funzionalità e l’integrazione fra le rinnovabili si aprono opportunità enormi per le aziende. Solo così potremo rallentare l’avanzata dei produttori asiatici, cinesi in particolare». L’inverter che si abbina a un sistema di accumulo energetico – come il "Sunny boy smart energy" di Sma – aumenta la quota dell’autoconsumo che potrà lievitare dal 20% fino al 70 per cento. La casa intelligente va verso l’autoconsumo sempre più efficiente: peccato che a questo futuro già alle porte il nuovo Energiewende non abbia voluto sorridere.