Tre grandi file di specchi solari parabolici, lunghe più di 200 metri e larghe 11. Lunghe strisce che brillano sotto il sole, in mezzo al terreno quasi desertico, accanto al cementificio di Ait Baha del gruppo Italcementi, a 50 chilometri da Agadir. È il progetto pilota di energia termo-solare CSP (concentrated solar power), che è partito nel 2011 e che rientra nella strategia di Italcementi di impegnarsi nello sviluppo sostenibile. Due moduli dell’impianto sono appena entrati in funzione per essere inaugurati, durante la missione italiana in Marocco, da Carlo Calenda, vice ministro Sviluppo economico, Carlo Pesenti, consigliere delegato del Gruppo, e altre rappresentanze aziendali e istituzionali.
Il terzo modulo sarà attivo nel 2015: la produzione totale sarà di 1.000 MWh elettrici all’anno, con un risparmio annuale di CO2 di 800 tonnellate. Un impegno per l’ambiente, consistente dal punto di vista economico: la Italgen, la filiale del gruppo specializzata nella produzione di energia e nella realizzazione di progetti di energie rinnovabili, ha investito circa 3 milioni di euro. Terreno e infrastrutture sono stati messi a disposizione da Ciments du Maroc, società di Italcementi che è il secondo operatore cementiero in Marocco (la cementeria di Ait Baha ha cominciato a funzionare nel 2011, l’investimento è stato di circa 310 milioni di euro ed utilizza le tecnologie più innovative).
Italcementi è uno dei più importanti protagonisti dell’industria italiana in Marocco. Grandi imprese, accanto alle piccole che vogliono tentare la carta dell’internazionalizzazione, inserendosi nei progetti di sviluppo del Paese. Tra questi, il piano per l’energia che punta su rinnovabili e fonti alternative: una scelta dettata sia dalla mancanza di petrolio, sia dalla volontà di unire sviluppo e ambiente. Il governo vuol arrivare al 2020 ad una quota del 42% di energia da fonti rinnovabili sulla potenza totale installata. Il gruppo Italcementi sarà protagonista: «L’obiettivo che ci siamo posti è raggiungere nel medio periodo i 50 MW di capacità installata nel Paese da fonti rinnovabili, fornendo un contributo significativo al fabbisogno energetico del Gruppo e all’impegno verso lo sviluppo sostenibile», spiega Giuseppe De Beni, managing director Italgen. Ciò è possibile anche grazie ad un quadro legislativo e di business in Marocco favorevole alle energie rinnovabili. Già si sta lavorando ad un parco eolico vicino a Safi, dove c’è l’altra cementeria del Gruppo, e all’ampliamento del parco eolico di Laayoune. Contemporaneamente l’impegno si estende anche in altri Paesi dell’Africa mediterranea: in Egitto il gruppo sta realizzando un parco eolico, che rappresenta il primo investimento privato nel settore.
Energia, ma anche sanità, con il governo che punta ad ammodernare gli ospedali esistenti, aumentare le cliniche, aprendo anche le porte a investitori non medici nel capitale e nella gestione (si sta discutendo una legge in proposito). È in questo settore che punta ad entrare la società Ingegneria Biomedica Santalucia, del gruppo Giglio di Piacenza, che sta cercando di crescere all’estero (ha già firmato accordi in Brasile ed ha contatti in Arabia saudita). Le attività, spiega Jean Claude Morel, business development manager, sono soprattutto di due tipi: global service per la manutenzione e il supporto dei macchinari e una piattaforma di automazione per la gestione dei flussi dei farmaci, che consente efficienza e risparmi di costi. «Sanità ed educazione sono due settori su cui i governi dei Paesi di quest’area vogliono investire», dice Morel, che avrà contatti faccia a faccia con imprenditori del settore.
È la prima missione all’estero in assoluto, invece, per Vincenzo Caruso, direttore della Palermo Ferro Battuto, piccola azienda calabrese. «Vogliamo staccarci dagli oggetti tradizionali, puntare sul design. Stiamo utilizzando – racconta – nuovi materiali, presenteremo tra qualche mese una nuova brochure. Qui in Marocco l’edilizia cresce, incontreremo un importante studio di architetti. È l’inizio di una nuova avventura».