Le risorse si trovano disseminate sia lungo il passante ferroviario dell’altopiano a Lhasa, Nyemo, Yambajan, Nagqu e nei pressi del lago di Cona, nelle zone vicino ai fiumi Yarklunggtsangpo, Lhasa e Nyainchu, così come nelle vaste zone disabitate nel nord del Tibet (si ricorda che l’intera regione tibetana ha una superficie di oltre 1.200.000 kmq e una popolazione che arriva appena a 3 milioni di abitanti). L’indagine ha inoltre rilevato che proprio in Tibet sono concentrate circa l’80% delle fonti geotermiche a più alta temperatura (oltre 150 gradi Celsius) del totale riscontrato in Cina. Ciò a dimostrare come risorse geotermiche ad alta temperatura siano riscontrabili in contesti diversi da quelli tradizionali (quote basse e terreni di origine vulcanica). Il Tibet ha infatti un’altitudine media di 4.000 metri.
Il governo regionale prevede di investire pesantemente nel prossimo decennio per lo sviluppo di questa fonte pulita e rinnovabile, che, secondo una stima, corrisponde a circa 853 miliardi di tonnellate equivalenti di carbone standard, e consentirebbe di risolvere l’annosa questione della fornitura elettrica in Tibet dove, a causa della scarsa copertura della rete persino nel capoluogo Lhasa si verificano frequenti black out e razionamenti. Oltre a questa opportunità fornita dalla geotermia, nel "tetto del mondo" sono attualmente attivi anche tre importanti progetti per la costruzione di centrali idroelettriche e per la realizzazione di due nuovi elettrodotti, che dovrebbero garantire, almeno secondo gli auspici dell’ultimo piano quinquennale, l’approvvigionamento a due terzi della popolazione.
fonte: distrettoenergierinnovabili.it