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Rinnovabili, il conto slitta parte la corsa agli impianti

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LA QUINTA TARIFFAZIONE DEGLI INCENTIVI DOVREBBE SCATTARE A PARTIRE DA OTTOBRE. E IL TETTO DEI SEI MILIARDI POTREBBE ESSERE PRESTO SUPERATO GLI OPERATORI PROTESTANO “NON SIAMO COINVOLTI”

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Vito de Ceglia

Per il futuro del fotovoltaico, tutto ruota intorno al raggiungimento del tetto di spesa di 6 miliardi di euro. Secondo la bozza attuale del quinto conto energia, il nuovo regime incentivante infatti entrerebbe in vigore un mese dopo il superamento di quella soglia. Il problema è ora sapere quando quel limite verrà raggiunto. Per il momento, nessuno lo sa. Nemmeno il Gse, il gestore dei servizi elettrici, che gioca un ruolo centrale nell’incentivazione delle fonti rinnovabili in Italia. Non a caso, l’ente, controllato dal ministero dell’Economia, lascia aperta una finestra temporale abbastanza ampia. Molto poi dipenderà da quello che succederà per gli impianti che si costruiranno in questi mesi, sui quali il Gse non ha un esatto monitoraggio. Qualche piccola novità è emersa sul V conto energia. La prima è relativa all’ingresso del decreto: con tutta probabilità, non partirà più il 1° luglio, come aveva lasciato intuire il governo. Ma tre mesi dopo, il 1° ottobre 2012. Anche se, tra gli addetti ai lavori, inizia a serpeggiare l’ipotesi che il limite dei 6 miliardi di euro di incentivi per il fotovoltaico si potrebbe già raggiungere entro la fine di agosto o ai primi di settembre, alla luce anche del fatto che nel secondo trimestre di quest’anno si assisterà ad un’accelerazione delle installazioni. Un’impennata, è il sentore comune, che sarà determinata dalla corsa degli operatori per riuscire a rientrare
nel quarto conto energia. Ipotesi che, se confermata, potrebbe di fatto far arrivare prima al tetto di spesa e dunque al nuovo conto. Sulla carta, il V conto energia prevede che — quando verrà superata la soglia dei 6 miliardi di euro — il nuovo regime distribuirà incentivi per meno di 500 milioni/anno. Non solo, il provvedimento introduce l’obbligo di iscrizione a un registro anche per impianti decisamente più piccoli: solo quelli sotto i 12 kW ne saranno esentati (rispetto alle bozze precedenti, che parlavano prima di una soglia di 3 kW e poi di 6 KW, l’asticella è stata alzata). I nuovi incentivi saranno basati sulla tariffa onnicomprensiva con una remunerazione per l’autoconsumo (fine anticipata, quindi, dello scambio sul posto). Le riduzioni (indicative) saranno abbastanza marcate: se con il quarto conto energia un impianto da 3 kW su tetto permetteva una remunerazione di circa 352 euro /MWh, con il quinto ne avrà 237; per un impianto da 200 kW su edificio la remunerazione scenderà da 313 a 199 euro/MWh e per 1 MW a terra passerà da 236 a 161. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha cercato di rassicurare gli operatori delle rinnovabili: «La tenuta del settore industriale è una delle preoccupazioni più importanti dello schema di incentivi che abbiamo messo a punto. La preoccupazione principale che abbiamo è quella di sostenere, attraverso gli incentivi e le fonti rinnovabili, una filiera produttiva che nel nostro Paese è molto importante. Voglio ricordare a chi ha tentato di bloccare i meccanismi incentivanti che l’occupazione che si è creata in questo settore è più importante di quella in settori industriali tradizionali, che sono anche quelli che hanno rappresentato, in parte, un ostacolo allo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese». Rassicurazioni, quelle del ministro, che però non riescono a dissipare le preoccupazioni: «Senza l’inserimento nel testo di un premio Made in Europe l’industria nazionale ed europea ha il destino segnato”, taglia corto Alessandro Cremonesi, presidente del Comitato IFI (industria Fotovoltaica Italiana). In sostanza, fanno notare gli operatori, con il Made in Europe si introdurrebbe un importante criterio di priorità per l’accesso ai Registri e la possibilità di riconoscere un bonus per impianti con componentistica Made in Ue sopra i 100 kw di potenza. Il mondo delle rinnovabili intanto non risparmia critiche per il metodo usato fino ad oggi nel preparare le misure. Metodo, è l’accusa, che ha visto un coinvolgimento inesistente delle associazioni di settore. «Aspettiamo di vedere il decreto prima di dare un giudizio nel merito — osserva Massimo Sapienza, presidente di Asso Energie Future — Ma il metodo è evidentemente sbagliato: si tratta di un decreto fatto “in solitaria” senza mai condividere il testo con le associazioni delle rinnovabili».