GROSSETO. Il consiglio dei ministri ha approvato, oggi, lo schema preliminare di decreto legislativo per l’attuazione della direttiva europea sulle rinnovabili (la 2009/28/CE). La direttiva fissa i criteri generali che gli stati membri dovranno utilizzare per raggiungere gli obiettivi che gli spettano e che dovranno essere declinati attraverso il Piano di azione nazionale.
Un testo di recepimento che arriva quasi in extremis, poiché la norma comunitaria fissa al 5 dicembre il termine entro il quale i Paesi membri devono adeguare i propri strumenti legislativi e rispettare quindi gli impegni previsti per il 2020.
Tra i criteri fondamentali della direttiva, che dovrebbero essere inseriti nello schema di decreto legislativo approvato oggi e che dovrà adesso passare al vaglio delle commissioni parlamentari competenti prima del via libera definitivo del Governo, c’è anche la revisione del meccanismo degli incentivi, su cui alcune agenzie davano alcune anticipazioni riguardo all’eolico.
Tra le misure che la direttiva prevede (e che dovrebbe essere stati recepiti) anche quello dell’obbligo di criteri di eco-efficienza negli edifici di nuova costruzione con premi volumetrici e semplificazioni burocratiche.
«Lo schema del decreto legislativo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili è composto da luci e ombre – ha scritto in una nota Francesco Ferrante, senatore e responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici- ma il fatto stesso che sia stato approvato in tempo, essendo il 5 dicembre il termine entro il quale i Paesi membri dell’Unione europea devono adeguare i propri strumenti legislativi, e in un frangente politico in cui il Governo si avvia inesorabile alla caduta va rimarcato positivamente».
Francesco Ferrante accoglie positivamente anche il fatto «che si prevede a regime sostanzialmente l’uscita dal meccanismo dei certificati verdi, e il passaggio alla tariffazione cosiddetta feed-in, in linea con quanto chiedevamo da tempo e come è del resto in uso nei maggiori paesi europei».
La tariffa feed-in è il compenso pagato ai proprietari di sistemi di energie rinnovabili quando l’energia prodotta dai loro sistemi viene venduta al servizio pubblico, una sorta del nostro attuale conto energia per il fotovoltaico che deriva dal sistema tedesco, che è già operativa anche in Gran Bretagna per tutte le fonti rinnovabili e che il commissario europeo per l’energia Günther Oettinger aveva proposto per tutti gli stati europei.
Ma non sono tutte luci quelle che emergono dallo schema di decreto. «Non sfuggono però evidenti criticità- ha detto ancora Ferrante- che rischiano di rallentare lo sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili, a partire dall’aspetto previsto nello schema del decreto legislativo che delinea nella fase di transizione una riduzione troppo drastica dei certificati verdi, misura che può seriamente mettere a repentaglio i progetti in essere».
La critica è anche per «i tempi eccessivamente dilatati per la definizione dei parametri fondamentali per l’entrata in vigore del nuovo sistema» che «graveranno sugli operatori e sulle imprese, costrette ad una improduttiva situazione di impasse».
Un commento sullo schema di decreto approvato dal consiglio dei ministri è giunto anche dal presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, intervenendo alla presentazione del Rapporto Enea "Energia- Ambiente" che si è soffermato sulla micro generazione da biomasse.
«Lo schema di decreto legislativo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili dovrà prevedere una semplificazione per la micro generazione distribuita da biomasse e biogas di per sé già ambientalmente sostenibile» ha sottolineato Vecchioni, che ha aggiunto: «Confagricoltura chiede che i criteri di sostenibilità fissati dall’Unione europea per la produzione di energia da fonti rinnovabili si applichino limitatamente agli impianti con potenza superiore a 1 MW, come d’altronde raccomandato dalla stessa Commissione Ue. La micro generazione va favorita e sostenuta perché è una grande opportunità di diversificazione del reddito per le aziende agricole. Applicare criteri troppo restrittivi ai piccoli impianti significherebbe creare ulteriori oneri amministrativi».
Anche Assosolare, attraverso un commento del suo presidente, Gianni Chianetta, interviene su quanto deciso dal decreto: «La grave limitazione – spiega – posta per gli impianti fotovoltaici a terra realizzati su aree agricole, prevista dall’articolo 8 dello schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva 2009/28 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, è un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia. Una scelta in contrasto con i recenti provvedimenti come le linee guida ed il terzo Conto Energia, e che innalzerà nuovamente la valutazione "rischio Paese" per tutti gli investitori. Se questa scelta venisse confermata, inoltre, pregiudicherebbe significativamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva Europea sull’energia da fonti rinnovabili, che prevede l’utilizzo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020».
«La paura dell’occupazione dell’agricoltura è infondata – aggiunge – : basti pensare che se anche tutti i 3 GW del terzo Conto Energia fossero impiegati in impianti a terra, questi occuperebbero circa 6000 ettari a livello nazionale, quanto da dati Istat la superficie totale agricola e forestale in Italia è di 19,6 milioni di ettari di cui 13,2 milioni sono utilizzati per l’agricoltura; il fotovoltaico impegnerebbe quindi lo 0,045% della superficie agricola. È poi paradossale che lo stesso Governo che vuole tutelare l’interesse degli agricoltori ha bocciato nel terzo conto energia le serre fotovoltaiche, con le quali il fotovoltaico – conclude – avrebbe potuto aiutare il mondo agricolo».
Anche l’Aper interviene sostenendo che «pur riservandosi una più accurata analisi del documento, apprezza nel complesso l’impostazione dei principi alla base dello schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva rinnovabili 28/2009/CE licenziato oggi dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento sembra finalmente dare un respiro di medio e lungo termine traguardato al 2020 al settore, in coerenza con gli obiettivi del Piano di Azione Nazionale approvati nel giugno scorso. Esso è stato infatti opportunamente emesso entro la scadenza posta dalla UE del 5 dicembre 2010, in tempo utile per evitare il decadimento dell’esercizio della delega».
«La modifica principale – aggiunge – riguardante il superamento graduale del regime di sostegno dei certificati verdi per i nuovi impianti a partire dal 2013 e l’introduzione di un incentivo sulla produzione definito in via amministrata va nella giusta direzione di introdurre maggiori elementi di stabilità, certezza e di efficienza nel settore, nonché di ridurre i possibili elementi di speculazione».
«Positiva – prosegue – anche la nuova disciplina dei procedimenti autorizzativi basata su un procedimento unico semplificato specifico per gli impianti a fonti rinnovabili. Certamente nel corso del successivi passaggi parlamentari occorrerà – a parere di Aper – apportare idonei provvedimenti correttivi ad alcune parti del decreto in modo da rendere realmente efficace il provvedimento. In particolare occorrerà intervenire per implementare con maggior celerità di quanto previsto dal testo odierno (12 mesi) i decreti attuativi che dovranno definire in termini quantitativi e di operatività i nuovi meccanismi di sostegno. Dodici mesi appaiono troppi e rischiano di prolungare il periodo di sostanziale stasi dei nuovi sviluppi dei progetti imprenditoriali».
«Aper inoltre – conclude – ritiene che per gli impianti esistenti occorra salvaguardare con maggior chiarezza i diritti acquisiti e il congruo ritorno degli investimenti in essere. Infine occorre evitare di introdurre elementi di forte e ravvicinato shock normativo per le iniziative rinnovabili già in fase di sviluppo, come nel caso degli impianti fotovoltaici a terra in area agricola, già efficacemente regolamentate non più di 4 mesi fa per il periodo 2011-2013 dal Decreto 6 agosto 2010».
«Il decreto legislativo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili approvato oggi dal Consiglio dei Ministri è un ulteriore passo avanti che orienta l’Italia verso lo sviluppo sostenibile». Lo ha affermato in una nota il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. «Ed è importante – prosegue il Ministro – che questo provvedimento sia stato assunto mentre a Cancun comincia la Conferenza Mondiale sul Clima che vede nello sviluppo delle rinnovabili una delle principali misure delle politiche per il contenimento delle emissioni di gas serra».
Il decreto recepisce la direttiva europea 28/2009 e riorganizza l’intero settore tenendo conto dei target di produzione di energia da rinnovabili (il 17% entro il 2020) fissata dagli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia.
Sul fronte delle autorizzazioni, che sono di competenza regionale, si definiscono tre percorsi sulla base della dimensione dell’impianto: la comunicazione per gli impianti più piccoli, la dichiarazione inizio lavori per gli impianti medi, l’autorizzazione unica per gli impianti più grandi. A tal proposito il Ministero dell’Ambiente ha emanato nel settembre scorso le linee guida per le Regioni in materia di autorizzazione unica.
Per quanto riguarda gli incentivi si prevede, dopo un periodo transitorio, l’abbandono del sistema dei certificati verdi e si focalizzano gli incentivi sull’energia prodotta dagli impianti. I nuovi meccanismi di incentivazione prevedono tariffe per i piccoli impianti (fino a 10 MW) mentre per gli impianti di potenza maggiore si applicherà un sistema di aste al ribasso.
Tra gli obiettivi primari quello di diminuire gli oneri "indiretti" per i soggetti che intendono realizzare impianti alimentati da fonti rinnovabili attraverso lo snellimento delle procedure e l’accorpamento delle competenze, prevedendo forme di semplificazione che interessano le fasi di autorizzazione, di connessione alla rete elettrica nazionale, di esercizio degli impianti fino alla loro dismissione. Tale diminuzione consentirà di ridurre, nel tempo, i costi specifici di incentivazione a carico dei cittadini nelle bollette.
Sono previsti inoltre incentivi per il biometano, un fondo a favore dello sviluppo del teleriscaldamento, un potenziamento del sistema di incentivi per l’efficienza energetica, attraverso i certificati bianchi e fondi in favore dello sviluppo tecnologico ed industriale. Per quanto riguarda gli impianti a biomasse si prevede nella fissazione delle tariffe di tener conto delle oscillazioni dei costi della materia prima.
Per quanto riguarda il terreni agricoli si fissa un limite del 10% nella quota di appezzamenti utilizzabili per la produzione di fonti rinnovabili.