Home Cosvig Rinnovabili, aumentano i “paesi fan” e il fotovoltaico sorpasserà l’eolico

Rinnovabili, aumentano i “paesi fan” e il fotovoltaico sorpasserà l’eolico

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NEL 2005 LE FONTI PULITE ERANO SOSTENUTE SOLO DA 48 STATI OGGI SONO DIVENTATI BEN 127. IN ITALIA PER QUALCHE ORA DI UNA DOMENICA DI GIUGNO LE ALTERNATIVE HANNO GARANTITO IL 100 PER CENTO DEL FABBISOGNO E IL COSTO DELL’ENERGIA È SCESO A ZERO

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Antonio Cianciullo

Milano Crescono anche da noi. Ma in sordina, resistendo a una campagna aggressiva che in Italia le ha messe nel mirino, in netta contro tendenza rispetto alla linea europea e alle indicazioni dell’Ipcc, la task force scientifica delle Nazioni Unite, che il 27 settembre ha reso noto un rapporto favorevole a un taglio netto dell’uso di combustibili fossili. Le fonti rinnovabili si stanno adattando all’era del post incentivo senza clamore, misurandosi con un mercato mondiale che vede una crescita continua. Secondo le previsioni di Bloomberg New Energy, durate l’anno in corso a livello globale il fotovoltaico supererà per potenza installata l’eolico. Per entrambi i settori il 2013 sarà un anno di bilanci molto positivi, con un recupero del 66 per cento sui minimi azionari toccati nell’estate 2012, in piena ristrutturazione di un settore che comunque l’anno scorso ha visto la capacità produttiva crescere e gli investimenti assestarsi sui 244 miliardi di dollari. Un trend confermato anche da un recente studio del Worldwatch Institute sui paesi che sostengono le fonti rinnovabili: nel 2005 erano 48, a metà 2013 erano diventati 127. Di questi 127 ben due terzi rientrano nella categoria dei paesi in via di sviluppo, una percentuale esattamente rovesciata rispetto al quadro di otto anni fa. Ad esempio l’Africa sub sahariana è passata da 0 a 25 paesi che si sono dotati di sistemi di supporto dell’energia pulita, nell’area dei Caraibi e dell’America latina all’elenco si sono aggiunti 17 paesi. Anche in Italia il trend è ancora positivo. Tanto che la crescita della produzione di energia nelle ore di punta ha portato a una diminuzione del costo dell’elettricità nei momenti di picco diurno. Nel primo pomeriggio di domenica 16 giugno 2013 per un paio di ore le emissioni serra del sistema elettrico italiano si sono addirittura azzerate: le rinnovabili hanno soddisfatto il 100 per cento della domanda. E il prezzo dell’elettricità, per la prima volta, è precipitato a zero. Naturalmente non si sono fermati i contatori nelle nostre case, non abbiamo smesso di pagare l’elettricità. Si parla del prezzo di Borsa, il Pun (Prezzo Unico Nazionale) che deriva dal sistema di aste in cui si vende all’ingrosso, ora per ora, l’elettricità prodotta dai vari operatori. E domenica 16 giugno, giornata di sole e vento con una buona scorta d’acqua per l’idroelettrico, non c’è stata gara: l’energia pulita ha fatto l’enplein soddisfacendo l’intera domanda e facendo crollare il prezzo. La ragione di questo crollo è spiegata dal meccanismo di mercato adottato in Italia. Le rinnovabili sono sempre offerte a prezzo zero perché non ci sono costi di combustibile da coprire e c’è l’obbligo europeo di ridurre le emissioni serra che minacciano la stabilità del clima. Ma di solito soddisfano solo una quota del mercato e il prezzo di tutte le vendite in una certa fascia oraria è dato dall’offerta accettata al prezzo più alto. In questo caso non c’è stato spazio per i combustibili fossili e, in assenza di acquisti a prezzo più alto, è rimasto il prezzo delle rinnovabili: zero. Ma l’energia pulita riuscirà a reggere il ritmo di crescita anche con gli incentivi che tendono a zero? Molto dipenderà da tre fattori. Il primo è la capacità di giocare alla pari: via gli incentivi alle rinnovabili, via gli incentivi ai combustibili fossili che invece continuano ad essere sovvenzionati generosamente, specie per quanto riguarda il trasporto. Il secondo è l’applicazione del principio chi inquina paga: oggi i costi in termini sanitari, paesaggistici e ambientali prodotti dall’uso dei combustibili fossili ricadono sulla finanza pubblica mentre i profitti restano alle aziende. Terzo: il fotovoltaico è già competitivo in molte aree del paese se non si includono gli oneri di distribuzione; rendere possibile l’uso in loco vuol dire rafforzare il mercato del sole. Infine un ruolo importante lo giocherà la tecnologia. In particolare il successo del sistema delle smart cities che include lo sviluppo dei veicoli elettrici e l’accumulo nelle case e nei condominii dell’eccedenza di elettricità prodotta durante il giorno dalle rinnovabili. Il confine tra l’energia usata per utilizzare i servizi domestici e quella usata per spostarsi tenderà così a diventare meno netto alimentando una linea di mobilità a basso impatto ambientale. Una prospettiva che interessa anche i produttori di energia convenzionale: nascerebbe un nuovo settore capace di assorbire una quota dell’eccedenza elettrica che sta creando problemi economici a molte imprese. In questo quadro si inserisce un forte rilancio dell’attenzione per l’efficienza energetica, sottolineato nei giorni scorsi da uno studio di Confindustria presentato al convegno Smart energy project. «Con adeguate politiche di efficienza energetica, la bolletta italiana potrebbe scendere del 10 per cento, ottenendo un risparmio di oltre 5,7 miliardi di euro l’anno», ha dichiarato Aurelio Regina, vicepresidente dell’associazione degli industriali. «Nel solo periodo 2014-2020 l’adozione delle proposte di policy suggerite dal nostro studio potrebbero sostenere la crescita della produzione industriale italiana di oltre 65 miliardi di euro, in media all’anno, rispetto allo scenario base e un incremento del numero di occupati di circa 500 mila unità. Particolarmente significativo risulta il contributo al tasso di crescita medio annuo dell’economia che potrebbe raggiungere un valore dello 0,5 per cento attraverso l’adozione delle best available technologies ».